Gli ultimi decenni hanno visto un notevole miglioramento nel livello di istruzione dei giovani. A dirlo non sono singoli docenti o esperti del settore, ma il rapporto annuale ISTAT per l’anno 2023 , pubblicato di recente. Si tratta di dati davvero interessanti e per certi versi sorprendenti che, tuttavia, non possono nascondere il grande lavoro sull’istruzione ancora da fare.
Migliorato il livello di istruzione
Come vedremo anche nei prossimi paragrafi, uno dei principali banchi di confronto della scuola italiana è il livello di istruzione degli altri Paesi europei. Nonostante un divario ancora aperto con la media UE, alcuni dati segnano un netto miglioramento rispetto al passato. Tra il 2022 e il 2022, infatti, i giovani fra 20 e 24 anni che hanno soltanto la licenza media sono passati dal 30,4%, quasi un terzo del totale, al 14,9%. Praticamente si sono dimezzati, riducendo lo scarto con la media europea a 1,5 punti percentuali.
Un risultato simile è stato rilevato dall’ISTAT anche per quanto riguarda la dispersione scolastica, scesa dal 24,2% all’11,5%, ma con percentuali più alte per i ragazzi rispetto alle ragazze. Allo stesso tempo, i giovani con un diploma sono passati dal 69,6% all’85,1%, e c’è un trend in crescita anche per il titolo più avanzato. Infatti, i laureati fra 25 e 34 anni sono passati dal 12,2% al 29,2%. Si tratta di un aumento notevole ma ancora insufficiente, dal momento che la media europea è salita al 42%. C’è ancora molto lavoro da fare.
Le criticità secondo ISTAT
In effetti, nonostante i miglioramenti al livello di istruzione rilevati dal report annuale ISTAT ci sono alcune criticità da affrontare e risolvere. Già abbiamo visto come la media dei giovani con la licenza media sia più bassa rispetto al passato ma ancora più alta rispetto alla media europea. Inoltre, in Italia sono ancora scarsamente diffusi i titoli universitari, almeno considerando la media degli altri Stati UE.
Nel quadro complesso appena delineato, si introducono anche le diverse dinamiche di genere. Abbiamo già visto come la dispersione scolastica sia del 13,1% fra i ragazzi e del 7,6% fra le ragazze, ma le differenze non finiscono qui. Il numero di donne con un titolo di primo livello supera del 50% quello degli uomini, del 25% nel caso dei diplomi magistrali. Come invece ci si aspetta i numeri delle materie STEM premiano gli uomini, con un’incidenza femminile del 34,1%.
L’Italia e gli altri Paesi dell’Unione Europea
Nel periodo di tempo dal 2013 al 2021, i livelli dell’Italia sono simili a quelli di Francia, Germania e Spagna per quanto riguarda i laureati triennali e i laureati magistrali o a ciclo unico. Diverso è il caso dei dottorati di ricerca o delle specializzazioni, dove il nostro Paese è in ritardo rispetto agli altri Paesi, un divario che aumenta se si considera la popolazione in età lavorativa. Infatti, delle persone fra i 25 e i 64 anni il 37% ha soltanto la licenza media, una percentuale più bassa rispetto al 55,9% del 2002 ma ancora troppo alta.
Insomma, che l’Italia abbia compiuto enormi progressi nel miglioramento del livello di istruzione dei giovani è innegabile. Si tratta però di un processo influenzato anche da fattori sociali, ovviamente, e non soltanto da un cambiamento culturale nella percezione della scuola. Proprio per questo, colpiscono ancora le percentuali dei laureati triennali e magistrali, dei dottori di ricerca e dei giovani con la licenza media, per non parlare della dispersione scolastica che rimane una sfida complessa ancora oggi. Il report annuale ISTAT costituisce quindi un punto di partenza e, soprattutto, un momento di consapevolezza sullo stato dell’istruzione italiana. Migliorato rispetto al passato, certo, ma ancora migliorabile.