David Bueno, genetista e divulgatore di neuroscienze educative, in un’intervista, ha espresso tutta la sua conoscenza riguardo questo nuovo campo scientifico e come questo possa aiutare ad educare i bambini nel modo migliore.
IL CERVELLO APPLICATO ALL’EDUCAZIONE
Negli ultimi anni le neuroscienze educative hanno fatto passi da gigante nell’evoluzione di nuove strategie per comprendere al meglio il funzionamento del cervello in occasione dell’apprendimento. In particolare, si è scoperto quali siano le zone specifiche del cervello che si attivano in determinate fasi educative.
Allo stesso modo, si è capito in che modo e in che condizioni il cervello si trovi maggiormente ricettivo a incorporare conoscenza. Ad esempio, attraverso la motivazione data dagli altri, come lo sguardo di approvazione della maestra o di un insegnante, suggerisce David Bueno.
LO SVILUPPO CEREBRALE FIN DAI PRIMI ANNI
Nei primi tre anni di vita il cervello è al massimo della capacità di incorporare conoscenza. Infatti tutte le condizioni degli ambienti che circondano i bambini vengono incorporate nei loro cervelli, anche senza che loro se ne accorgano. Questo perché, in età così giovane, la memoria non funziona ancora al meglio. Tuttavia l’interiorizzazione dell’ambiente esterno avviene fin dall’inizio.
Per questo sarà impossibile ricordare ciò che si ha vissuto prima dei tre anni di vita, ma il nostro cervello agirà di conseguenza. David Bueno propone un esempio per spiegare meglio questo concetto. Se un individuo dovesse subire una violenza nella fascia d’età che va da 0 a 3 anni, il suo cervello svilupperà uno schema, il quale difficilmente potrà cambiare nel corso della sua vita: reagirà alla violenza generando più violenza o nascondendosi da essa.
LO STADIO DAI 4 AI 7 ANNI
Come abbiamo visto, i primi anni di vita sono fondamentali per lo sviluppo del bambino, ma anche lo stadio dai 4 ai 7 anni non è da sottovalutare. In questa fase, infatti, il cervello inizia a effettuare collegamenti tra la parte più superficiale e quella più profonda, ovvero la memoria.
Si tratta del periodo in cui impariamo a leggere e scrivere, a fare i primi conti matematici. Secondo Bueno, sarebbe questa la fase ideale per iniziare a studiare una lingua straniera, poiché superati i 7 anni, sarà più complicato memorizzare. Invece, provare a svolgere queste attività (leggere, scrivere, imparare una nuova lingua) prima di questa fase sarebbe inutile, in quanto la memoria non è ancora abbastanza sviluppata da ritenere queste informazioni. Inoltre, la parte linguistica non è ancora abbastanza matura.
Nella fase precedente ai quattro anni, sarebbe più utile insistere sulla plasticità e sulla manualità. Si tratta di attività che il cervello può imparare a controllare in modo ottimale nei primi anni di vita e che non richiedono sforzi eccessivi da parte di zone cerebrali non ancora sviluppate.
I bambini che lavorano molto sulla manualità nei primi anni di vita, saranno in grado in futuro di fare discorsi più elaborati e complessi con facilità. David Bueno a tal proposito spiega che i neuroni che controllano la manipolazione sono gli stessi della parola e del linguaggio.