Molti genitori, al giorno d’oggi, decidono di escludere i propri figli dalle faccende domestiche quotidiane, facendosi carico di tutto e sviluppando solo frustrazione. Ciò avviene per svariati motivi:
• la vita frenetica quotidiana rende difficile trovare il tempo per spiegare ai bambini come svolgere alcuni compiti, come per esempio rifare i letti o caricare la lavastoviglie, e i genitori preferiscono fare tutto loro, così da “evadere” velocemente le incombenze della giornata;
• appena si dà la possibilità a un bambino di fare qualcosa in casa, i risultati le prime volte sono, ovviamente, non soddisfacenti. I genitori preferiscono quindi farsi carico loro della mansione e avere il controllo sulla riuscita;
• si crede di facilitare la vita dei bambini, pensando che non sia giusto farli partecipare alle attività domestiche, in quanto sono bambini e i loro compiti, si crede, devono essere solo il gioco e i compiti;
• si pensa che tanto, con il tempo, impareranno. Ma non è così.
I bambini che non sono abituati a svolgere compiti domestici saranno adolescenti che avranno molta più difficoltà nel farlo e adulti che avranno sviluppato una scarsa autonomia e una scarsa autostima.
Un bambino che aiuta in casa, anche se dapprima può sembrare svogliato, sta in realtà costruendo risorse preziosissime per la sua vita futura, per la sua fiducia in sé, per la capacità di diventare un adulto indipendente.
In realtà i bambini hanno molta voglia di fare. Il loro apporto in casa non è da esigere perché “la casa non è un albergo”, come certi altri genitori credono, ma è una naturale conseguenza di una famiglia in cui si respira amore e solidarietà. Se un bambino vede i genitori felici perché sa che il suo contributo, seppur piccolo, ha illuminato la loro giornata, sarà più invogliato a diventare sempre più collaborativo e partecipativo.
Ecco come fare per fare sentire utili i bambini:
• assegnare compiti piccoli e brevi. Se un bambino porta a termine un’azione sarà soddisfatto e maggiormente motivato a intraprenderne delle altre;
• complimentarsi con i bambini per il loro importante apporto alla vita in casa, (anche se non è stato svolto perfettamente);
• spiegare le procedure senza rimproverare: nemmeno noi sapevamo svolgere i compiti domestici all’inizio! Se un bambino non capisce subito come deve fare, non è colpa sua. Chiunque sceglierebbe di imparare subito un’attività, se potesse!
• Sostituire la parola “bravo/a” con un complimento autentico.
Anche a scuola si insegna l’importanza della collaborazione, infatti possiamo trovare spunti e riflessioni nella guida per la scuola primaria Le Discipline di Unica , nei capitoli dedicati alla disciplina Cittadinanza e Costituzione.
Per concludere, anche l’autore del libro “Il Bambino È Competente” Jesper Juul afferma che non è tanto il complimento sulla eventuale bravura che incentiva i bambini a fare, o accresce la loro autostima, ma è la conseguenza diretta, ovviamente sincera e non manipolatoria, della felicità che suscita nell’adulto. La parola “bravo/a” è molto meno efficace di frasi davvero significative come “Sono felice di vedere che ti piace rifare il tuo letto” oppure “Mi è piaciuto molto apparecchiare la tavola insieme a te”.
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