Nel 2017 Stefano Zecchi scrisse un articolo in cui illustrava la bancarotta dell’educazione. Andiamo a vedere cosa intendesse e se si possa ritenere un fenomeno ancora attuale.
L’EPISODIO
L’articolo nasceva dal racconto di un episodio accaduto in un istituto superiore italiano: l’Itis Cardano. Il consiglio di classe dell’istituto tecnico avevano appena preso una decisione molto importante: non ammettere all’esame di maturità tre ragazzi colpevoli di aver aggredito compagni e docenti, nonché di aver devastato parti della scuola.
Effettivamente, l’ostentazione di volgarità e violenza non facevano che dimostrare un’assenza di maturità nei tre ragazzi. Sarebbe dunque stato controproducente e ipocrita ammetterli all’esame finale.
IL VERO SENSO DELLA MATURITÀ
Si tende a pensare che la maturità sia una semplice formalità, un susseguirsi di verifiche finali da svolgere obbligatoriamente per poter entrare nel mondo del lavoro o continuare gli studi all’Università. Ma in realtà, non si tratta solo di questo.
Il concetto della maturità è molto più ampio, e lo spiega il termine stesso che la rappresenta. L’esame finale delle superiori, come ricorda Stefano Zecchi, “un tempo era un esame molto difficile, perché pretendeva di accertare il modo in cui la cultura appresa nella scuola diventava strumento per l’inserimento sociale”.
Oggi, invece, è molto più semplice venire ammessi e passare l’esame di maturità: basti pensare alla percentuale di promozione che ogni anno arriva quasi al 100%. In questo modo, l’esame finale e la sua importanza vengono sottovalutati. In questo contesto, l’istituto Cardano si è voluto distaccare dalla massa rivendicando quei valori un tempo attribuiti alla maturità.
I voti presi durante l’anno in occasione delle varie verifiche e interrogazioni non devono essere l’unica unità di misura della maturità o della mancata maturità di uno studente. Spesso si tende a dimenticare la presenza, tra i vari voti, di quello riferito alla condotta comportamentale, il quale dovrebbe avere un peso e un valore anche più elevato delle altre singole materie.
IL RAPPORTO SCUOLA-FAMIGLIA
L’educazione al rispetto dei comportamenti civili dovrebbe essere impartita non solo dalla scuola, ma anche – e principalmente – dai genitori o da chi fa le veci dei bambini e dei ragazzi. La famiglia tipo odierna, tuttavia, tende a delegare l’educazione a qualsiasi altra istituzione: scuola, oratorio, palestra, scuola di calcio, babysitter e via dicendo.
Stefano Zecchi descrive questo fenomeno come una bancarotta dell’educazione, un fallimento della società che non farà altro che crescere futuri adulti irrispettosi e maleducati. Perché in questo contesto di disastro formativo il livello di tolleranza della maleducazione e della violenza è sempre più alto e i ragazzi si sentono sempre più giustificati a comportarsi nel modo sbagliato.
Il problema di fondo non è da ricercare nei bambini, ma nei genitori e nel loro menefreghismo che sta portando a conseguenze disastrose per la società odierna e futura. L’assenza dei genitori non può essere giustificata dal carico di lavoro eccessivo, e così dall’Istituto Cardano arriva un ottimo esempio di ciò che le scuole dovrebbero fare: “L’educazione l’insegnino i genitori; i professori facciano ripetere l’anno a chi non ha capito che la cultura serve per essere persone civili.”
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