Il corsivo è considerato la forma di scrittura a mano più evoluta e scorrevole e nasce dalla semplificazione della scrittura a lettere staccate. Le forme delle lettere sono eseguite con il minor numero di tratti di penna, obbligando così chi scrive a non staccare la mano dal foglio. Questo procedimento fluido e continuo ha svariati risvolti in termini di sviluppo cerebrale: crea, infatti, un collegamento diretto tra mano e cervello, stimola il pensiero logico-lineare, la capacità di ‘deconcettualizzare’ gli argomenti e il problem solving.
Scrivere in corsivo o in stampatello attiva schemi cerebrali differenti; nel primo caso ad essere stimolata è la rete della letto-scrittura, del pensiero e della memoria, attraverso la sollecitazione dell’emisfero sinistro, della zona frontale inferiore e della corteccia posteriore del nostro cervello. Queste aree sovraintendono la coordinazione occhio-mano e la motricità fine.
La scrittura legata e corsiva incrementa la capacità di lettura e di calcolo, stimola l’attenzione e la concentrazione, migliora l’apprendimento e incentiva la motivazione allo studio, permette l’espressione di sé, aumentando l’autostima e la fiducia nelle proprie capacità. È proprio la necessità di creare legami tra le lettere ad evidenziare, ulteriormente, l’incredibile potenzialità della scrittura corsiva; creando legami tra le lettere si creano anche legami tra i pensieri e ciò permette la sequenzialità ed esprime una abilità associativa sul piano del pensiero.
Dopo aver enunciato con novizia di dettaglio gli innumerevoli benefici della scrittura corsiva sullo sviluppo psico-neurologico e socio-relazionale del bambino in età scolastica, ma anche prescolare, viene spontaneo porsi una domanda: perché si discute, oramai da qualche tempo, sulla possibilità di abbandonare la pratica del corsivo a scuola dalla didattica scolastica?
L’ERA DELLA SCRITTURA DIGITALE
Quando si parla di scuola ed istruzione, si fa spesso riferimento all’evoluzione digitale e tecnologica che, oramai, imperversa indiscussa nella nostra società. Quella che stiamo vivendo oggi è L’era digitale o dell’informazione, ovvero una fase storica che porta con sé non solo la diffusione capillare dei vari prodotti digitali in tutto il mondo , ma anche, e soprattutto, una serie di cambiamenti sociali, economici e politici con i quali, volenti o nolenti, dobbiamo confrontarci e rapportarci.
Noi insegnanti sappiamo più di altri quanto sia importante stare al passo con le innovazioni e con i cambiamenti, poiché quotidianamente ci interfacciamo con chi questi modelli li incarnano e li rivendicano. Demonizzare la tecnologia significherebbe rinnegare la realtà, ma più di tutto, vorrebbe dire lasciare inascoltati i bisogni e le esigenze delle nuove generazioni. Come sempre, e anche in questo caso, stabilire quale sia il giusto equilibrio tra due elementi apparentemente opposti, è arduo e delicato. Spesso però è necessario definirne i pro e i contro e usare come spartiacque il solo indicatore che interessa all’insegnante, ovvero il benessere dell’alunno.
IL BENESSERE DELL’ALUNNO TRA MODERNITÀ E BENEFICI
Quando parliamo di benessere dell’alunno ci riferiamo a tutte quelle azioni, attenzioni, ricerche e progetti che mettiamo in atto al fine di incoraggiare lo sviluppo più completo possibile delle attitudini di ogni persona, di attingere alle risorse già presenti e di potenziarle. Forse l’apprendimento del corsivo a scuola non rientra più tra queste azioni? È giusto sacrificarlo in nome dell’immediatezza, della velocità che caratterizza questa nostra epoca?
Come dicevamo, il tema ultimamente è molto dibattuto, in modo particolare, oltre oceano e nei paesi scandinavi. È un argomento che si presta a molteplici spunti di riflessione, soprattutto tra chi lavora nella scuola primaria. Ad entrare in campo non sono solo le metodologie utilizzate da ogni singolo insegnante, ma anche l’attribuzione di valore dato al corsivo a scuola come strumento di sviluppo multifattoriale.
Se quanto scritto sopra è scientificamente provato da importanti studi svolti in molte università del mondo, perché l’uso del corsivo continua a scomparire tra i giovani, lasciando la supremazia all’impersonale fluent typing (stampatello)? Di sicuro il motivo non può essere attribuito alla sola evoluzione digitale, che chiede immediatezza e scambi sociali a suon di giga; anche l’editoria si sta adattando a tale tendenza, prediligendo testi mordi e fuggi, sempre più digitali e improntati alla scrittura con il PC. La frenesia del tutto e subito sta modificando il modo di fare scuola, a scapito spesso dei bambini che, nella lentezza e nello scorrere del tempo, trovano l’accesso al ragionamento, alla creazione del pensiero e allo sviluppo delle capacità psicomotorie.
QUADERNONE DEL CORSIVO
A tal proposito, vorrei sottoporre all’attenzione degli insegnanti un testo che promuove la scrittura corsiva, in modo innovativo e divertente. È il più diffuso e utilizzato tra gli alunni delle classi prime di tutta Italia, si chiama il “Quaderno del corsivo” ed è edito da La Spiga, visto per la prima volta nello strepitoso progetto del corso del primo ciclo FantaParole.
La casa editrice vanta il primato dell’ideazione di questo quadernone personale dell’alunno, composto di un totale di 96 pagine a righe e a quadretti. Creato con l’obiettivo di fare da ponte tra la scrittura in stampatello e il corsivo, può essere sottoposto agli alunni contestualmente o successivamente alla presentazione dei fonemi. All’interno del fascicolo troverete vari esercizi di pregrafismo, attività specifiche per la lettura di frasi brevi, ma anche esercitazioni per la stesura di semplici testi in corsivo a scuola e a casa.