Dopo una breve esperienza alla scuola secondaria di primo e secondo grado, da ormai due anni sono un insegnante della scuola primaria. Qualche tempo fa mi è capitato, in un momento di difficoltà del nostro istituto comprensivo, di sostituire per qualche ora alcuni colleghi della scuola media. Quale meraviglia nel notare che, ancora oggi, gli studenti si alzano in piedi quando entra l’insegnante. Questo semplice gesto, unito al “lei” che alla primaria avevo scordato, mi ha lasciato per un attimo senza parole.
Per qualcuno, ovviamente, si tratta della normalità. Vero è che, per altri, si pone invece come un retaggio del passato, frutto di un modello autoritario che oggi non regge più. Le posizioni in merito all’abitudine di alzarsi in piedi all’arrivo dei professori sono ovviamente le più diversificate. C’è chi vede in essa un segno di educazione, di rispetto e di attenzione; allo stesso tempo, da altri, è considerata come tradizione superata o, peggio, come testimonianza del fatto che i docenti si sentono un gradino sopra tutti gli altri.
Così affrontata, la questione ha ben poco da dire: è il semplice confronto tra posizioni opposte che nulla hanno in comune.
Cosa significa quando gli studenti si alzano in piedi
Superando, però, la dimensione più superficiale, ci si può leggere molto altro. Il gesto di alzarsi in piedi, da parte degli studenti, potrebbe essere interpretato, oltre che come segno di rispetto, anche come disponibilità ad accogliere, come desiderio di mettersi in cammino insieme al docente. Abbandonare la propria sedia – o il proprio banco – può dunque simboleggiare la fine della pausa, dell’intervallo, per dare il via alla lezione. Allo stesso modo, l’ingresso in aula e il saluto da parte del professore rappresentano la sua disponibilità a condividere con gli studenti un percorso, riconoscendo nel loro stare in piedi la volontà di stare l’uno di fronte all’altro, da grandi.
Mi piace allora pensare che, nel corso della storia, alunni e docenti abbiano sviluppato questa forma di reciproco rispetto ed accoglienza, che supera le qualità o la personalità del singolo individuo. Credo sia questo lo stile dell’educazione: non semplice formalismo, ma un insieme di gesti e parole – come quello di alzarsi in piedi per salutare il professore – che hanno un significato tanto profondo quanto reale.
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