La rivista per la scuola e per la didattica
OPINIONI

La triade della scuola incompetente?

Alti livelli di dispersione scolastica, competenze in italiano e matematica inadeguate per metà degli studenti italiani (secondo i criteri INVALSI), percezione da parte dei giovani e delle aziende di un’inefficienza della scuola nel fornire le competenze per il mondo del lavoro, specialmente nell’ambito delle STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Matematica), le otto competenze chiave europee che sembrano essere disattese: un panorama di una scuola ferma, non adeguata al mondo contemporaneo né al suo ruolo di formatore.

Quali le cause? La mala gestione del MIM? La scelta improvvida del MIM di investire solo nel digitale? Certo, ma non solo.

A rischio di essere impopolare, ritengo che tra i fattori che determinano questa situazione rientrino anche il sistema di insegnamento-apprendimento di noi docenti e l’aziendalizzazione della Scuola, cui si aggiunge una latitanza della famiglia come attore educativo. Ma premetto che la situazione non è sempre così deprimente, proprio se e quando almeno due dei tre fattori funzionano.

Anno scolastico 2024/25

Adotti un nuovo sussidiario?

Con i nuovi corsi del primo e secondo ciclo per la scuola primaria del Gruppo Editoriale ELi hai un vero e proprio Kit docente in esclusiva per te

kit docente 2024

Partiamo dal primo. Mi sembra che nel panorama italiano della classe docente ci siano ancora sacche resistenti di tendenza al nozionismo, di indisponibilità a lavorare per competenze (non quelle professionalizzanti, intendiamoci, ma quelle relative al problem solving, all’imparare ad imparare, alla transdisciplinarità vera etc). Quali le cause? Lavorare per competenze didattiche implica un carico maggiore di lavoro, dover abbandonare una routine didattica decennale, reinventarsi, creare un nuovo archivio di materiali, “sbattere la testa” su novità e sperimentazioni che non sempre o non subito funzionano; inoltre c’è chi confonde le competenze didattiche con quelle professionalizzanti, quelle che riducono il lavoratore a mero esecutore di compiti appresi, e pensa di “combattere il sistema” restando ancorato al passato.

A tali mancanze della classe docente aggiungo un uso non sempre appropriato del digitale, in quanto o le applicazioni talora sono snobbate per diffidenza, per paura che lo studente perda la sua autonomia, la sua capacità di organizzare il pensiero, di studiare in profondità, o talaltra sono usate come fine e non come strumento, avulse da un progetto didattico che abbia obiettivi e finalità specifiche. Invece, da ex animatore digitale, faccio distinzione tra gli applicativi digitali ormai “tradizionali” da un lato (per intenderci, quelli per la costruzione di mappe, presentazioni, infografiche, per archiviare, per somministrare test online, per gestire lavori di gruppo e così via) e IA e Metaverso dall’altro: i primi consentono allo studente di conservare e anzi potenziare la propria creatività, di essere utilizzatore attivo del digitale, che funziona davvero come un estensore delle sue abilità; IA e Metaverso, soprattutto per l’uso massivo che si vuole proporre a scuola, di fatto non stimoleranno gli studenti a una maggiore creatività, ma ad acquisire una mentalità più “tecnica” o ad adattarsi ad un mondo totalmente virtuale.

Infatti, quanto all’IA, l’intervento dello studente, e quindi l’apporto didattico dell’IA, sarebbe solo quello di saper fare le domande giuste per ottenere un certo risultato, il che significa demandare la creatività, l’organizzazione del pensiero, l’abilità di reperimento e valutazione/ selezione delle informazioni ad un software; quanto al Metaverso, c’è il fortissimo rischio di un suo uso pervasivo, che annullerà le esperienze dirette. Ciò non significa che queste nuove frontiere del digitale debbano essere ignorate dalla scuola, ma ritengo indispensabile che i docenti e i dirigenti facciano una riflessione per stabilire in che forme, modalità e quantità introdurre IA e Metaverso a scuola; personalmente, ne eviterei un uso come strumento didattico e avvierei una riflessione sugli usi possibili, vantaggi e pericoli.

A corollario, una riflessione sull’aggiornamento: spesso noi docenti ci aggiorniamo solo per il dovere di farlo, senza spinta o convinzione, perché stanchi, disillusi, disinteressati, ostacolati; questo di certo non ci consente di aggiornare in modo efficace il nostro metodo di insegnamento, il che non vuol dire rinnegare tutto il passato ma integrarlo, migliorarlo, dove necessario sostituirlo (valgono anche in questo campo le riflessioni già fatte in relazione al digitale).

Poi, la Scuola-azienda: se la logica è quella del profitto/apparenza/conquista di fondi e iscritti, un insegnamento di qualità, che prevede anche il ricorso a misurazioni insufficienti e a tutto quel che ne deriva, risulta impopolare, e ciò diventa un ostacolo per un progetto didattico che preveda la richiesta di uno sforzo e di un allenamento intensivo per superare limiti o difficoltà: tranne poche eccezioni, gli studenti hanno bisogno di essere stimolati a forzare i propri limiti per raggiungere obiettivi più alti, ma se si “abbassa la mangiatoia” sempre di più non si arriverà mai a “riveder le stelle”.

Infine le famiglie: se si demanda tutta l’attività formativa alla Scuola, non rendendosi conto che la formazione inizia con la nascita dell’individuo e presenta aspetti, fasi, contenuti diversi, il lavoro dei docenti viene neutralizzato dal non lavoro o dal lavoro opposto delle famiglie (soprattutto se lo scopo è esclusivamente la promozione). È necessario educare anche le famiglie a comprendere obiettivi didattici e sistemi di valutazione, ad esempio far comprendere che il fatidico “sei”, soprattutto se “estorto” con la minaccia di ricorsi, non coincide automaticamente con una formazione completa e di qualità, con una garanzia di successo nella vita professionale, e che, al contrario, proprio l’errore, la caduta, che si concretizzano nel voto negativo, sono lo spunto per la correzione e il miglioramento e allenano alla gestione emotiva dei momenti critici; evidentemente, serve una comunicazione migliore, più strutturata, serve recuperare la fiducia delle famiglie.

Ma, purtroppo, ciò non dipende solo da noi docenti.

CONDIVIDI L'ARTICOLO

ARGOMENTO

SI È PARLATO DI


Gabanelli: “L’uso di internet e dei social dovrebbe diventare una materia obbligatoria a scuola, perché è cruciale per la democrazia”

uso di internet e dei social

Insegnare ai giovani come usare in modo consapevole i social media e Internet è ormai una questione centrale nel dibattito scolastico, e non solo. Lo ricorda Milena Gabanelli in un suo intervento nella trasmissione “La Torre di Babele” su La7, in cui si rivolge anche agli insegnanti e lancia una proposta destinata a diventare divisiva. Sarebbe necessario, secondo la giornalista, introdurre l’educazione digitale come materia obbligatoria. la proposta di Milena…

Cellulari vietati a scuola anche per scopi didattici, esulta l’associazione dei presidi: “Così ora gli alunni saranno più concentrati”

cellulari vietati a scuola

Dopo l’annuncio delle linee guida del febbraio 2024 , il Ministro Valditara si prepara a vietare del tutto i cellulari nelle scuole elementari e medie. Come riporta il Corriere della Sera , non sarà consentito neanche l’uso didattico prima delle scuole superiori, e anzi ci sarà anche un ritorno al diario cartaceo nella scuola primaria. Si trova in accordo con il divieto Attilio Fratta, presidente del sindacato Dirigentiscuola, che propone…

Rivoltella: “Se gli studenti italiani sono i più distratti dal cellulare in classe significa che abbiamo insegnanti noiosi e genitori dipendenti dallo smartphone”

distratti dal cellulare in classe

Gli smartphone rappresentano ormai una parte sempre più pervasiva della società e, pertanto, anche della scuola. Nell’istruzione, in particolare, l’impatto delle nuove tecnologie è molto più vasto di quanto si creda, soprattutto nella capacità dei giovani di gestire uno strumento così potente e immediato. A sostenerlo è Pier Cesare Rivoltella, docente di Didattica e Tecnologie dell’Educazione all’Università di Bologna, secondo cui la responsabilità è dei genitori dipendenti dallo smartphone… e…

Terminata la sperimentazione delle classi senza voto in un liceo scientifico: gli studenti si assentano meno e stanno meglio

classi senza voto

Sui voti si è detto tutto e il contrario di tutto: c’è chi li reputa fondamentali per l’educazione degli studenti e chi invece li considera ormai superati. Fra questi ultimi ci sono anche molti studenti, secondo una recente indagine, e anche alcune voci autorevoli del mondo scolastico. Che i voti numerici non siano essenziali nella scuola contemporanea lo dimostra il modello scandinavo, così tanto apprezzato in Italia e all’estero, tanto…

Le mancano due anni alla pensione, ma decide di lasciare l’insegnamento: “Questa non è più la mia scuola”

lasciare l’insegnamento

Si parla spesso delle continue difficoltà del mestiere dell’insegnante, soprattutto negli ultimi anni. Fra continui ostacoli burocratici, meno tempo e meno fondi per la didattica, carenza di rispetto da parte degli alunni e dei genitori, oggi insegnare è sempre più difficile. E, talvolta, diventa anche impossibile. Questa è la storia di Gabriella Fenocchio, docente di lettere dal 1987 e da 25 anni alla stessa scuola, che ha deciso di lasciare…

Il prossimo anno si andrà “a scuola con i nonni” per conoscere le tradizioni, la storia e la gastronomia locale

a scuola con i nonni

Oltre a rappresentare il luogo dell’apprendimento nel senso più tradizionale, a volte la scuola diventa anche teatro di iniziative che rendono più completo il percorso di crescita degli studenti. Una di queste è il progetto “A scuola con i nonni”, organizzato a Pievepelago in provincia di Modena: l’iniziativa ha coinvolto gli studenti del locale istituto comprensivo e gli anziani della struttura protetta Casa Carani. Vediamo di cosa si è trattato….

Mindfulness in classe: i benefici sulla didattica

Mindfulness in classe

Sono sempre di più le scuole che hanno deciso di dedicare del tempo alla mindfulness, la pratica che aiuta a vivere meglio il presente favorendo la consapevolezza e la concentrazione. In effetti, sono tantissimi i benefici della mindfulness a scuola, e non solo per gli studenti ma anche per gli insegnanti. Vediamo allora quali sono, e perché promuovere questa pratica può migliorare il benessere e la gestione dello stress. Mindfulness…

Siamo nell’era del post-narcisismo, i genitori vogliono che i figli siano sé stessi ma a modo loro

sii te stesso ma a modo mio

Gli ultimi decenni hanno visto grandi cambiamenti nel rapporto fra genitori e figli. In fondo, la società si riflette nel modo in cui gli adulti si approcciano ai ragazzi e, di converso, nel modo in cui questi ultimi rispondono alle sollecitazioni dei primi. Ne parla Matteo Lancini, in un intervento durante la trasmissione Splendida Cornice in onda su Rai 3. Secondo lo psicoterapeuta, dalla famiglia autoritaria si è passati a…

Negli Stati Uniti vogliono inserire “nuoce gravemente alla salute” anche sugli smartphone

nuoce gravemente alla salute

Che gli smartphone e i social media abbiano una grande influenza sui giovani, è ormai fuor di dubbio. Sono in molti a vedere nella tecnologia una risorsa da utilizzare nella formazione dei bambini e dei ragazzi, ma ciò non vuol dire che non si debba essere consapevoli dei loro pericoli. Proprio per questo, una proposta che arriva dagli Stati Uniti è destinata a far discutere: se accolta, sui social media…

L’85% degli italiani ha il diploma, ma i laureati si fermano al 29%. La media europea è al 42%

85-degli-italiani-ha-il-diploma

Gli ultimi decenni hanno visto un notevole miglioramento nel livello di istruzione dei giovani. A dirlo non sono singoli docenti o esperti del settore, ma il rapporto annuale ISTAT per l’anno 2023 , pubblicato di recente. Si tratta di dati davvero interessanti e per certi versi sorprendenti che, tuttavia, non possono nascondere il grande lavoro sull’istruzione ancora da fare. Migliorato il livello di istruzione Come vedremo anche nei prossimi paragrafi,…

great

Hai visto la novità?

X

estate al via 2024