Una delle paure che affliggono di più i nostri ragazzi in questi mesi difficili, è sicuramente quella di perdere tempo, o meglio: quello che li spaventa è la percezione di non sfruttarlo a dovere, di non riuscire a combinare niente, di vedere i giorni della loro giovinezza venir loro strappati davanti.
Quando si è così giovani ci si sente persi anche in momenti di “normalità” – senza pandemie e quarantene -, perché l’adolescenza è, per definizione, un momento di turbolenza continua, in cui si cerca di trovare sé stessi annaspando in una vita che diventa sempre più torbida e confusa. E questa condizione non è certo alleggerita quando il mondo intorno a loro cambia in modo talmente imprevedibile e repentino.
Proprio su questo argomento, Roberto Vecchioni, il famoso cantautore e scrittore, il quale nel passato è stato anche insegnante di greco e latino al liceo, ha recentemente dedicato una lezione on-line.
In essa Vecchioni esprime vicinanza ai giovani studenti, e li invita a vedere la cultura e l’attività dell’apprendimento come un qualcosa di dinamico e in continua evoluzione, in cui “sono sempre possibili nuovi spazi, anche virtuali, per maturare i propri sogni e realizzare i propri desideri”.
Poi sposta l’attenzione sui professori, gli insegnanti, e ricorda dei giorni in cui teneva le sue lezioni in luoghi atipici come bar e giardini, lontani dalla fredda istituzionalità della scuola classica, perché, a suo parere, i professori devono essere anche deragliatori, in grado di seguire “e gestire i ragazzi nella loro naturale esuberanza, da condividere ma non da comprimere”.
A cosa, quindi, dovrebbero ispirarsi i giovani per superare questi momenti? Secondo Vecchioni, l’unico appiglio di salvezza è la cultura (la bellezza), e la consapevolezza che essa, immortale com’è (i quadri di Van Gogh, le poesie di Montale, rimarranno sempre incisi nella memoria e nella storia), riesca sempre a ricordarci quanto l’Uomo sia in grado di elevarsi e superarsi costantemente.
Successivamente, raccontando della poetessa Alda Merini, alla quale ha dedicato un capitolo del suo libro “Lezioni di volo ed atterraggio”, ricorda di come le sue poesie e le parole si tramutino in “prigionieri che spaccano la cella”, ovvero: l’arte, la cultura, imprigionati metaforicamente nella carta o nella tela, spezzano i loro vincoli materiali nel momento in cui gli altri li ricordano e ne godono, rendendoli, appunto, immortali.
“Rubare tempo al tempo, senza scoraggiarsi ma dando intensità alle emozioni della vita, evitando tutto ciò che è ovvio e scontato” è quindi il messaggio che il prof Vecchioni ha voluto trasmettere ; ma come si fa?
Una risposta possiamo trovarla nei classici, quando ci dicono di “desiderare di trovare e trovare con il desiderio di cercare”, oppure che “l’importante è non fermarsi, vivere il proprio tempo con la dovuta intensità e con quel pizzico di autoironia che non guasta”.
Sempre sull’onda dell’autoironia, Vecchioni chiude scherzando sul fatto che come cantante e come autore non venderà mai come Vasco Rossi o Alessandro Baricco, ma si dice contento di “avere un [suo] spazio vitale, possibile per tutti coloro che, sostenuti dall’amore per la scrittura e la lettura, sanno resistere per esistere.”
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