È giusto che gli strumenti delle nuove tecnologie siano così pervasivi nel mondo della scuola? A stimolare questa riflessione è proprio un docente di informatica, Salvo Amato, che sostiene che “forse la vera innovazione a scuola è tornare indietro”.
Sempre più tecnologia ma “performances” che calano sempre di più
Il docente riflette sull’andamento degli ultimi vent’anni di insegnamento nella scuola: nonostante siano stati introdotti sempre più strumenti informatici e multimediali, nelle classi e nei laboratori, il rendimento dei bambini e dei ragazzi non solo non è migliorato ma ha iniziato a calare vertiginosamente, e gli apprendimenti stanno mostrando una serie di lacune che ancora non danno segnali di arrestarsi.
Se qualcosa non funziona, perché ostinarsi?
Le scuole spendono migliaia di euro per attrezzarsi di ogni strumento didattico multimediale all’ultimo grido, dalle aule immersive in cui apprendere la matematica alla realtà virtuale, dall’intelligenza artificiale ai tablet che pretendono di sostituire libri, quaderni e scrittura a mano. Ma i ragazzi mostrano sempre più difficoltà e lacune. Il professor Amato pone, quindi, una questione certamente di buon senso: se si osserva che una tecnica, una modalità o uno strumento non danno i risultati sperati, perché continuare con essi e non cercare di cambiare?
L’attenzione sempre più in calo
Non è solo il professore Amato a porre questo problema, ma tanti altri docenti che hanno osservato un fenomeno preoccupante: l’attenzione dei bambini e dei ragazzi è sempre minore, come è sempre minore la capacità di concentrarsi su un compito per una determinata quantità di tempo. Diversi studi dimostrano anche che i disegni dei bambini di oggi, paragonati ai disegni di bambini della stessa età ma del passato, risultano molto meno ricchi di dettagli e particolari e molti insegnanti osservano che la quantità di vocaboli conosciuta dai loro alunni è sempre più scarsa.
Aumentano i contenuti ma aumenta anche la noia
I ragazzi, d’altronde, sono abituati a piattaforme video in cui si può passare istantaneamente da un contenuto all’altro, se quel contenuto non è stato in grado di catturare la loro attenzione al primissimo sguardo. Il fenomeno non riguarda solo il web: esistono canali televisivi che propongono contenuti dedicati ai bambini ventiquattro ore al giorno, quando in passato, per esempio, i cartoni animati erano relegati a poche sfortunate fasce orarie durante la giornata. I minori hanno fonti di intrattenimento potenzialmente infinite: ma perché il loro lessico è diminuito, la loro capacità di scrivere e disegnare con creatività e immaginazione è quasi sparita e sembra che si annoino molto più dei bambini del passato?
La vera rivoluzione è tornare indietro
Come suggerisce il professor Amato, ma anche tanti altri docenti, la vera rivoluzione potrebbe essere tornare indietro: ridurre il virtuale per tornare a osservare il reale, tornare a usare le mani non solo per maneggiare strumenti tecnologici ma anche per scrivere e disegnare, eliminare tutti gli orpelli inutili dalle classi per tornare a risvegliare la creatività e l’immaginazione. Creatività e immaginazione che gli strumenti informatici, se usati passivamente e acriticamente, uccidono letteralmente invece di stimolare.
Ritrovare l’immaginazione e la creatività
Immaginare, creare e ragionare sono attività che rischiano di essere azzerate da una tecnologia che si sostituisce a tutto, che fornisce contenuti in serie e in quantità spropositate, contenuti che sono troppi e vanno troppo velocemente per prestarsi a essere maneggiati con sguardo e spirito critico. Come sostiene il professor Amato forse la vera innovazione a scuola sarà tornare indietro e dire: “Abbiamo sbagliato”.