Nel nostro paese, il debate è ancora poco conosciuto o comunque poco sfruttato nelle scuole, ma è indubbio che sulla scia dei successi conseguiti all’estero, soprattutto nei paesi anglosassoni, questa pratica inizia a suscitare interesse anche nel corpo docente del nostro paese.
È infatti con grande curiosità che ho partecipato al webinar sul debate nella scuola proposto da Elena Uboldi, insegnante di scuola primaria e autrice di libri didattici, in cui oltre alla parte teorica, vengono forniti consigli utili su come metterlo in pratica, calandolo nella realtà della scuola di primo grado.
Sono sempre stato convinto del fatto che il debate nelle scuole secondarie fosse un’esperienza utile per insegnare la gestione del conflitto e il potere della comunicazione, ma al contrario, coltivavo diversi dubbi sul poterlo praticare in un contesto in cui i destinatari fossero bambini ancora molto piccoli. Invece, ho dovuto ricredermi.
A cosa serve il debate nella scuola primaria
Come spiega Elena Uboldi, il debate va introdotto anche nella scuola primaria per una semplice ragione: perché i bambini fanno molta fatica a comunicare con gli altri, adulti o pari che siano, soprattutto quando privi di strumenti efficaci per gestire il conflitto. E questi strumenti vanno appresi, meglio ancora se in giovane età.
Ecco quindi che introdurre la pratica del debate all’interno della scuola primaria significa fornire ai bambini questi strumenti, che una volta appresi, gli consentiranno di spostare l’attenzione dalla persona all’argomento, accettando quindi l’idea che possano esistere diverse posizioni, tutte ugualmente legittime.
Inoltre, il debate nella scuola primaria aiuta gli alunni ad autovalutarsi, stimola il problem solving, promuove il pensiero critico ed aumenta le capacità decisionali, oltre a regalare una certa flessibilità mentale, indispensabile in qualsiasi tipo di relazione sociale.
Ed è proprio da queste considerazioni che nasce l’idea di Elena Uboldi. Quando il Gruppo Editoriale ELi le chiede di scrivere un libro di testo per il triennio della scuola primaria, decide di inserirvi un percorso di debate, in modo da trasformarlo da qualcosa di puramente teorico a una serie di attività pratiche, da poter svolgere ogni giorno all’interno nella scuola di primo grado.
Si Può Fare: il debate in pratica
Il sussidiario per il primo ciclo della scuola primaria di Elena Uboldi, edito da Cetem, intitolato “Si Può Fare”, va inteso come una sorta di percorso propedeutico al debate vero e proprio, quello regolato da norme e tempi, che può essere sfruttato al meglio solo nella scuola secondaria, quando i bambini hanno raggiunto una maggiore consapevolezza di sé e delle proprie competenze sociali.
Ma siccome è nella scuola primaria che si acquisiscono queste competenze, ecco che questo sussidiario, agganciando la pratica del debate all’educazione civica, propone ai bambini diverse attività, che gli permettono di iniziare a riflettere su se stessi, sugli altri e sul valore della parola.
Ovviamente, questo percorso è modulato sull’età dei bambini e propone una serie di attività che crescono di intensità, man mano che aumenta l’età degli alunni:
- Classe prima – considerata l’età dei bambini, il primo obiettivo del debate è quello di insegnare che si possono avere opinioni diverse e trovare delle soluzioni condivise, anche quando si parte da posizioni molto lontane. Le attività nel sussidiario sono di diverso tipo e consentono ai bambini di riflettere su se stessi e di capire che talvolta si può anche cambiare idea. A partire da situazioni di conflitto, quindi, il sussidiario accompagna i bambini lungo un percorso che li porta ad acquisire una maggiore consapevolezza dell’altro.
- Classe seconda – ora che i bambini hanno acquisito maggiori competenze, si può iniziare a lavorare in gruppo. Il format, quindi, è ovviamente diverso: si parte da un argomento e tutti i bambini vengono invitati a dire cosa ne pensano. La novità sta nel fatto che in classe seconda vengono introdotte delle indicazioni precise, tra cui un tempo predeterminato entro il quale devono terminare la loro esposizione. Inoltre, si inizia a lavorare sulla metacognizione, invitando i bambini ad esprimere le loro emozioni.
- Classe terza – in terza, si continua a lavorare sulla metacognizione, ma soprattutto si introduce il debate vero e proprio, anche se ovviamente modulato sulle competenze e sull’età dei bambini. In alcune attività, infatti, viene chiesto agli alunni di argomentare le proprie tesi e di dichiararsi più o meno d’accordo con alcune affermazioni, motivandone la ragione. Inoltre, vengono invitati a riflettere sulle risposte dei compagni e di esplicitare se, grazie al dibattito, hanno cambiato idea o meno.
In ogni caso, l’autrice suggerisce che, qualsiasi sia la classe in cui si insegna, prima di sperimentare la pratica del debate con i propri alunni, è necessario un serio lavoro di pianificazione, che tenga conto delle risorse coinvolte, soprattutto quelle umane, e dei tempi che si hanno a disposizione.
Ovviamente, poi, grande attenzione va riservata alla scelta del topic, che può essere legato alle discipline, ma anche a quei momenti della vita scolastica che, per un motivo o per l’altro, generano conflitti.
L’organizzazione di Si Può Fare
Portare il debate nelle classi basse della scuola primaria potrebbe sembrare complicato, ma devo ammettere che il sussidiario fornisce diversi esempi pratici, con i quali cimentarsi lungo l’anno scolastico.
SI PUÒ FARE
Il nuovo corso per il primo ciclo della primaria classi prima, seconda e terza con un’attenzione speciale per il debate
Come ho accennato prima, il percorso verso il debate vero e proprio è agganciato all’insegnamento dell’educazione civica, che per sua natura ben si presta a stimolare i bambini alla riflessione e al dibattito.
Ogni lezione, pertanto, è associata ad un’attività. Ad esempio, il capitolo sulle regole è affiancato da una pagina che suggerisce ai bambini di riflettere su cosa potrebbe accadere se queste non ci fossero. O, ancora, per la classe terza, nell’ambito di una lezione dedicata alla tecnologia, vi sono delle attività che invitano i bambini a porsi una volta nei panni di chi argomenta, l’altra in quelli di chi ascolta e a tirare le somme dell’esperienza al temine della pratica.
Al termine del webinar, Elena Ubaldi tiene ancora una volta a sottolineare che questo vuole solo essere un percorso per arrivare al debate, da affrontare nella scuola secondaria, ma che in fondo, e io sono d’accordo con lei, è proprio questo percorso ad essere l’obiettivo da centrare.
Un percorso che può realmente aiutare i bambini a sviluppare una sana dialettica, ma soprattutto la capacità di sostenere il confronto verbale, considerando l’altro sempre come interlocutore e mai come avversario.