Uno degli elementi di valore della scuola italiana consiste sicuramente nell’impegno profuso per favorire la rimozione e il superamento di ogni ostacolo alla promozione della persona e per consentire a tutti e a ognuno di trovare gli strumenti per esprimere al meglio le proprie potenzialità.
Fin dal 1977, la scuola italiana si è dotata di strumenti normativi, organizzativi e professionali realizzando un modello di inclusione che continuamente si arricchisce grazie all’eterogeneità delle classi. Per la valorizzazione degli alunni e delle alunne Diversamente abili e per il riconoscimento degli alunni e delle alunne con DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento) e con BES (Bisogni Educativi Speciali), nel corso degli anni si è cercato di delineare un piano complesso che di fatto vede la valorizzazione dei diversi modi di affrontare i processi di apprendimento.
Sicuramente per la scuola questa complessità comporta un importante impegno in termini di tempo e di risorse; ma consente anche un arricchimento, personale e professionale, altrettanto significativo. Oltre a ciò che la normativa espressamente richiede, come i Piani Educativi Personalizzati (PEI) o i Piani Didattici Personalizzati (PDP), va sottolineato come sia necessario che il team docente si adoperi congiuntamente per adottare strategie di insegnamento che contemplino l’arco degli stili cognitivi.
Accanto agli strumenti compensativi o dispensativi, previsti dall’apposita normativa, sarebbe opportuno fare ricorso a metodologie attive che affianchino le più consuete, predisporre o adottare materiali facilitati e/o semplificati, fornire mappe di sintesi, usare strumenti digitali…
Va considerato, inoltre, che la presenza di disturbi specifici ha spesso delle ricadute importanti sul piano emotivo. Le aspettative della famiglia, i risultati delle prestazioni e la loro corrispondenza con il livello di impegno profuso, l’idea di sé e del proprio processo di apprendimento sono fattori che incidono pesantemente e che possono creare demotivazione. Ecco perché l’attenzione dell’insegnante dovrebbe andare oltre il mero livello degli apprendimenti.
Tutto questo si traduce in una costante autoformazione dell’insegnante che, grazie alle sollecitazioni di gruppi classi complessi e variegati, ha la necessità di dotarsi di strumenti e di mediatori didattici sempre più efficaci.
Le metodologie attive
Leggendo con attenzione il sussidario Nel cuore dei saperi possiamo cogliere come siano suggerite e/o dichiarate alcune metodologie attive che ben si prestano a supportare una didattica inclusiva.
NEL CUORE DEI SAPERI
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Le domande stimolo, il riconoscimento e la valorizzazione delle preconoscenze degli alunni e delle alunne, il richiamo al presente e all’esperienza personale, sono solo alcune delle proposte che, mettendo al centro il bambino e la bambina, accrescono la loro autostima, li fanno sentire promotori del proprio processo di apprendimento, sottolineano il rispetto e la considerazione per le loro opinioni e il loro vissuto.
LE METODOLOGIE ATTIVE • Lavorare in cerchio
Nel Sussidiario gli alunni e le alunne sono invitati a mettere in comune le proprie esperienze e idee ingenue. Nelle fasi iniziali e introduttive di una Unità, può essere utile fare ricorso al Circle time in modo da esplorare la situazione-problema in tutte le sue sfaccettature e delinearla. Obiettivo del Circle Time è quello di facilitare la comunicazione tra pari, approfondendo la conoscenza reciproca, creando integrazione, e di valorizzare le competenze dei singoli e del gruppo. È così chiamato perché discenti e docente si siedono in cerchio, in situazione di parità e guardandosi in faccia. Affinché sia davvero efficace, richiede una progettazione attenta da parte del/della docente.
In altre pagine, il sussidiario Nel cuore dei saperi invita al lavoro cooperativo e di gruppo. Lavorare alla pari con i compagni e le compagne e in un contesto ridotto consente a tutti i componenti del gruppo di esprimersi liberamente, di proporsi con le proprie risorse e di fare affidamento sugli altri, liberandosi da tensioni individualistiche, sperimentando il valore della fiducia verso l’altro. Il gruppo, inoltre, sollecita nuove idee e soluzioni impreviste, grazie allo scambio e all’interazione fra i diversi componenti, e permette di riconoscere l’altro come competente.
LE METODOLOGIE ATTIVE • Lavorare in modo cooperativo
L’apprendimento cooperativo è un metodo che coinvolge gli studenti e le studentesse nel lavoro di gruppo per raggiungere un fine comune. A differenziarlo da un lavoro di gruppo sono le caratteristiche seguenti:
1. interdipendenza positiva • ogni componente è consapevole e responsabile del proprio personale apprendimento ma anche dell’apprendimento degli altri membri del gruppo, su cui fare affidamento per raggiungere il fine condiviso;
2. responsabilità individuale • ogni componente deve rendere conto sia della propria parte di lavoro sia di quanto ha appreso;
3. interazione faccia a faccia • il lavoro dei componenti deve essere interattivo;
4. uso delle abilità • i/le componenti vanno incoraggiati/e a esprimere le proprie capacità e a misurarsi in ruoli e compiti diversi;
5. valutazione del lavoro: il feedback deve essere continuo, in modo da individuare i possibili cambiamenti utili per procedere in modo efficace ed efficiente.
La possibilità di usare strumenti digitali offre un ulteriore canale di facilitazione e mediazione nel processo di apprendimento, prima di tutto perché l’immagine cattura immediatamente l’attenzione degli alunni e delle alunne, che vivono immersi in un mondo prevalentemente iconico. Inoltre, consente all’insegnante di focalizzare l’attenzione su alcuni aspetti del Sussidiario ingrandendo le immagini, zoomando sui particolari, evidenziando parole-chiave, condividendo operazioni cognitive ecc. Il sussidiario Nel cuore dei saperi è scaricabile e questo, oltre a consentire il lavoro con tutta la classe tramite l’uso della LIM o del videoproiettore, permette l’adozione di un’altra metodologia attiva che sta diventando sempre più diffusa nelle nostre classi.
LE METODOLOGIE ATTIVE • Lavorare capovolti
Per la Flipped Classroom, o classe capovolta, la lezione diventa compito a casa
mentre il tempo-classe viene usato per attività collaborative e laboratoriali, scambio di esperienze, spazio di dibattito. Richiede una libreria di contenuti, corredata da video online, opportunatamente scelti dal docente, a cui l’alunno e l’alunna possono accedere a casa con tempi propri.
Altro punto fondamentale per una scuola inclusiva è il ricorso ad attività di tipo trasversale. Favorire la capacità di cogliere le interrelazioni fra le discipline permette il superamento di una visione settoriale dell’insegnamento; inoltre, consente agli alunni e alle alunne di mettere in gioco anche altre abilità e competenze, così da vivere con minor disagio eventuali difficoltà nell’una o nell’altra disciplina.
La trasversalità è anche un modo tangibile per far cogliere come la cultura sia debitrice di tanti e vari apporti, non solo disciplinari, e come non ne esista una soltanto. Il sussidiario Nel cuore dei saperi presenta, infatti, spunti volti a superare una visione eurocentrica della cultura presentando, per esempio, le civiltà di Paesi Altri, offrendo un input per invitare gli alunni e le alunne a cercare informazioni al fine di costruire e approfondire i quadri di civiltà.
LE METODOLOGIE ATTIVE • Lavorare in rete
Una metodologia strategica è l’interdisciplinarità. Grazie a essa si possono mettere in evidenza tutte le interrelazioni fra gli elementi che compongono una situazione-problema, favorendone la comprensione ampia e articolata.
Il sussidiario Nel cuore dei saperi, aprendo inoltre a percorsi e riflessioni ampie (STEM, Agenda 2030, Educazione civica), sollecita riflessioni su temi oggi assolutamente attuali come il contrasto verso ogni forma di disuguaglianza e di prevaricazione, la necessaria adozione di comportamenti improntati al rispetto, con l’intento di far riflettere sul valore della persona e dell’ambiente.
Infine il Sussidiario Nel cuore dei saperi invita all’adozione di una didattica laboratoriale di cui si parlerà diffusamente nei prossimi articoli.
In un processo di apprendimento è però necessario prevedere anche fasi di lavoro individuale, consentendo così all’alunno e all’alunna di misurarsi con una sfida cognitiva in cui mettere in campo le proprie risorse.
Queste fasi vanno però ben progettate dall’insegnante per non mettere in difficoltà l’alunno o l’alunna, proponendo un lavoro troppo al di sopra o al di sotto delle sue reali possibilità e provocando demotivazione.
LE METODOLOGIE ATTIVE • Il metodo euristico
Attraverso il metodo euristico si può condurre gradualmente l’alunno o l’alunna a
scoprire da solo/a ciò che si desidera conosca, mediante un costante e attivo coinvolgimento nei percorsi di ricerca e di interpretazione. Questo permette all’alunno/a di padroneggiare le conoscenze e le abilità acquisite, mettendole a disposizione del gruppo di lavoro nelle fasi di apprendimento successivo.
Nel sussidiario Nel cuore dei saperi è posta molta attenzione nella predisposizione di queste fasi. L’utilizzo di parole-chiave, di immagini, di schemi e tabelle funge da gancio per richiamare alla memoria le informazioni, i processi, i termini fondamentali e specifici degli argomenti via via proposti. Le esercitazioni, proposte sia nella sezione di presentazione dei contenuti sia in quella del Quaderno, richiedono agli alunni e alle alunne di interagire tra i testi in un continuo rimando concettuale e operativo.
NEL CUORE DEI SAPERI
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Le schede operative propongono attività talvolta finalizzate a sollecitare abilità, altre volte a puntualizzare o ad approfondire conoscenze, così da arrivare alla graduale mobilizzazione di competenze. A queste si aggiungono anche le schede proposte all’interno della Guida che, oltre a presentare esercitazioni semplificate, prevedono anche quelle per il consolidamento, al fine di contemplare la gamma di risorse e di potenzialità degli alunni e delle alunne.
Considerando che la verifica resta sempre una fase delicata, appare utile sostenere l’alunno/a nella decodifica delle consegne, nell’abituarlo/a a rintracciare nel testo di studio la pagine dove reperire le risposte, nella pratica della revisione condivisa così da riprendere e chiarire laddove si sono evidenziate delle criticità.
Le Mappe e la Pagina chiara, al termine di ogni Unità, sono ulteriori strumenti atti a facilitare l’esposizione orale, proponendo una scansione ragionata degli argomenti affrontati e il loro studio, sintetizzando i concetti fondamentali.