Fra gli strumenti che promettono di rivoluzionare il quotidiano, l’intelligenza artificiale è senza dubbio quello che fa discutere di più. Le potenziali ricadute delle IA sono infatti enormi in tutti gli ambiti della società, da quello lavorativo a quello culturale, fino a quello scolastico. Tenta un approccio diverso il Premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi che, intervenuto alla Repubblica delle Idee, ha rimarcato il ruolo della scuola nell’uso delle intelligenze artificiali. E non il contrario.
Intelligenze artificiali e democrazia
Nel corso del Festival di Repubblica delle Idee, nel 2024 tenutosi a Napoli, il Premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi ha incrociato sul palco Antonio Scurati . Prima di iniziare la sua conferenza sul tema dell’intelligenza artificiale, ha scambiato alcune parole con lo scrittore. Scurati ha infatti sottolineato come “la conoscenza e il sapere siano valori fondanti della modernità e della democrazia, e che l’ignoranza è causa della tirannia al pari della negazione della complessità”. A Scurati ha risposto Parisi con una citazione dello storico Jacob Burckhardt, secondo cui “la negazione della complessità è l’inizio della tirannia”.
I due temi principali di questo scambio, la conoscenza e la tirannia, torneranno nel corso della conferenza del Premio Nobel sull’intelligenza artificiale. Le nuove IA sono infatti strumenti estremamente potenti, ricorda Parisi, per cui diventa fondamentale saperle gestire in modo consapevole. Per esempio con una legislazione nazionale e sovranazionale, ma non solo.
come gestire le intelligenze artificiali
Se guardiamo alle intelligenze artificiali da un punto di vista oggettivo, sostiene Giorgio Parisi, esse rappresentano un’innovazione tecnologica. Né più né meno. Eppure, tutte le grandi innovazioni tecnologiche dell’era moderna hanno richiesto delle regole per evitare abusi, ed è necessario fare lo stesso con le intelligenze artificiali.
Allo stesso modo, secondo il Premio Nobel è fondamentale che la ricerca sulle IA non venga monopolizzata dai privati. Certo, le aziende private hanno tutto l’interesse ad investire in queste nuove tecnologie, ma gli Stati non possono ignorare i meccanismi che governano le intelligenze artificiali. Per non parlare dell’ambito militare, dove però Parisi sembra quasi una voce che grida nel deserto: “bisogna tenere le IA lontane dalle armi”, tuona il fisico, ma l’impressione è che rimarrà inascoltato.
Dove invece si può lavorare per tempo è invece l’educazione delle nuove generazioni all’uso delle intelligenze artificiali. Al contrario di approcci come quello della Maestra Genia, la prima IA realizzata per la scuola, Giorgio Parisi affronta la questione da un altro punto di vista. Non bisogna utilizzare l’intelligenza artificiale a scuola ma educare all’intelligenza artificiale già dalla scuola.
Scuola e intelligenza artificiale
Per questa ragione diventa necessario inserire lo studio dell’intelligenza artificiale nelle programmazioni annuali. In quanto innovazione tecnologica, è fondamentale guardare a questo strumento con consapevolezza già a partire dal contesto scolastico. L’obiettivo, secondo il Premio Nobel, è far comprendere che le macchine non sono entità misteriose ma sistemi complessi da comprendere e governare. Conoscenza e sapere, per riprendere le parole di Antonio Scurati, per rendere conto della complessità del mondo moderno.
La proposta di Giorgio Parisi vuole riportare quindi la scuola al centro del dibattito sulle nuove tecnologie, e non in una posizione passiva. Di solito, infatti, si discute delle intelligenze artificiali dal punto di vista di un loro impiego in classe: c’è chi è d’accordo e chi invece preferirebbe un approccio più lento. La posizione del fisico ribalta entrambe le prospettive: piuttosto che usare le intelligenze artificiali a scuola, dovremmo insegnare a conoscerle e controllarle. Lo stesso Parisi lo ha ricordato all’inizio del suo intervento: se la negazione della complessità è l’inizio della tirannia, non avremmo alcun vantaggio a ignorare le IA a scuola. Meglio comprendere questo nuovo strumento, ed evitare che sia lui ad usare noi.