Spesso si parla di come oggi i bambini siano sempre più maleducati e irrispettosi, soprattutto verso i genitori e gli insegnanti. Individuare le cause non è semplice, ma comportamenti del genere non costituiscono l’espressione del loro carattere quanto la risposta a una società sempre più restrittiva. Come spesso accade, per comprendere questa situazione è necessario partire dalla famiglia, in cui spesso si condensano le ragioni per cui educare i bambini oggi è così difficile. Ma non impossibile.
l’era degli eccessi
Si tratta ormai quasi di un topos della nostra era quello secondo cui i genitori hanno rinunciato a educare i loro figli. A sostenerlo ci sono anche voci autorevoli del mondo culturale come Paolo Crepet, secondo cui spesso i genitori imitano i figli e non riescono più a svolgere la loro funzione educativa. Si tratta di una situazione che permea l’intera società e vede soltanto sconfitti:
- da una parte, i genitori si sentono in colpa quando dicono di no ai figli, ma dall’altra si sentono troppo rigidi nel momento in cui cercano di far rispettare delle semplici regole di convivenza;
- dall’altra parte, i bambini crescono senza punti di riferimento e li cercano altrove, per esempio nei social o più raramente in una scuola che non ha le risorse per svolgere due funzioni in una.
Insomma, la nostra è l’era degli eccessi, e questo aspetto si riverbera anche sui bambini. Di conseguenza, diventa fondamentale semplificare il loro mondo, a partire dal loro tempo. In un’epoca storica in cui i genitori caricano i figli di attività e aspettative, bisogna mostrare ai bambini che ci sono momenti da vivere con lentezza, luoghi da tenere in ordine per tenere in ordine la mente, rapporti da coltivare perché possano sbocciare e mantenersi forti.
Educare i bambini dicendo no
Due tendenze sono comuni nei rapporti di molte famiglie contemporanee con i bambini: da un lato, l’eccesso di oggetti materiali; dall’altro, l’iperprotezione da parte dei genitori. Nel primo caso, si finisce per riempire i bambini di cose, in un atteggiamento complice che però è tutto fuorché educativo; nel secondo caso, si rinuncia ad accompagnare i propri figli nel loro percorso di crescita. Come lo stesso Paolo Crepet ricorda, un genitore che si considera amico del figlio e non riesce a dire no è soltanto immaturo: la felicità non si raggiunge soltanto dicendo sì, e poco altro.
Al contrario, educare vuol dire anche insegnare ai bambini a fare a meno di qualcosa e ad apprezzare ciò che si ha, non abituarli a volere tutto e ottenerlo. Il vero amore, insomma, non è quello possessivo di chi vuole tenere i figli sotto il proprio controllo, ma il sentimento di chi li accompagna nel loro percorso di crescita. Per questa ragione, diventa importante saper dire no come parte di uno sforzo educativo che vuole il bene dei bambini, a lungo termine.
Il futuro dei figli è nel presente
I genitori credono di fare del bene ai loro figli con giornate ricche di attività e di oggetti, dettando loro ritmi serrati nella speranza di portarli al successo. Lasciare poco spazio alla noia, al gioco e al naturale ritmo della vita può forse sembrare una buona strada per il futuro di un bambino, ma lo è soltanto in apparenza. La noia è un ingrediente fondamentale nella creatività, il gioco è fondamentale per creare buone relazioni sociali, un sano ritmo di vita aiuta a mantenersi forti nelle avversità.
Il futuro dei figli, insomma, non si realizza a scapito del presente, così come un’epoca di eccessi non garantisce il successo. Per questa ragione, è importante rievocare una dimensione della semplicità nell’educazione dei bambini, a partire dagli sforzi dei genitori e degli insegnanti a scuola. Di fronte a una vita che si consuma rapidamente, per usare le parole di Crepet, la lentezza e la semplicità permettono ai bambini di crescere e imparare con i loro ritmi. In una parola: vivere. Senza dover riempire a tutti i costi giornate che, alla fine, sembreranno soltanto vuote.