Sempre più ragazzi percepiscono la scuola come un luogo lontano, un ambiente separato dalla vita vera che spesso non lascia nulla di concreto. Ne parla Eraldo Affinati in un approfondimento su Adnkronos , in cui lo scrittore mostra empatia verso i timori degli studenti ma, allo stesso tempo, esalta il ruolo della scuola in quanto fonte di arricchimento personale. E punta il dito anche verso alcuni docenti, che si accontentano di spiegare il programma e mettere i voti.
La scuola è fondamentale per i ragazzi
Insegnante di lungo corso e fondatore della Scuola Penny Wirton, la scuola di italiano gratuita per migranti, Eraldo Affinati conosce bene il mondo dell’insegnamento e, soprattutto, gli studenti. Di fronte al progressivo scollamento fra questi ultimi e il mondo scolastico, lo scrittore parla a cuore aperto:
Andare a scuola non significa quindi soltanto limitarsi ad apprendere in modo teorico e automatico, ma vivere un’esperienza di pienezza e crescita personale. Non è possibile separare la scuola, insomma, dalla propria quotidianità: è essenziale che gli studenti lo comprendano.
Un punto di riferimento
La questione di cui parla Affinati mette in relazione la dimensione personale di un percorso scolastico con la sua dimensione sociale. La scuola è infatti un punto di riferimento essenziale per la società, in quanto luogo di confronto e di crescita, nonché di preparazione del futuro. Secondo lo scrittore:
Si va a scuola non per annoiarsi, o soltanto per fare i compiti e studiare, ma anche per arricchire la nostra esistenza. Se riuscissimo a dare questo senso di speranza ai ragazzi la scuola sarebbe diversa.
La scuola non rappresenta soltanto il luogo deputato all’istruzione dei giovani, ma anche un centro di aggregazione sociale. In alcune realtà e specialmente nel Sud Italia, continua Affinati, costituisce l’unico vero punto di riferimento per i giovani, che lì trovano spazio per crescere e confrontarsi.
Basta approcci troppo rigidi
Alla luce di quanto detto finora, Eraldo Affinati rivolge un appello ai giovani affinché possano guardare alla scuola con più fiducia. Allo stesso tempo, lo scrittore e docente sa benissimo che gli studenti vanno coinvolti attivamente nel processo di apprendimento e di scoperta delle loro potenzialità. Qui si inserisce la critica velata a un certo modo di insegnare, ormai datato e non più adatto alla società contemporanea:
Fuori dalla scuola i ragazzi mostrano potenzialità e capacità che andrebbero approfondite anche in orario scolastico. Proprio per questo, ricorda Affinati, i docenti non possono limitarsi a seguire il programma scolastico e mettere voti dopo interrogazioni o verifiche. Certo, anche questi aspetti fanno parte della scuola, ma non possono costituire il suo unico orizzonte di riferimento. Non più, almeno.
Per essere efficace, insomma, la scuola deve trasformarsi in un ambiente in cui i ragazzi si sentano coinvolti, compresi e stimolati a dare il massimo di se stessi. Qui diventa essenziale il ruolo degli insegnanti, da cui passa l’idea di una scuola come pilastro della comunità e luogo in cui costruire il futuro. D’altronde, che i giovani non siano vasi da riempire ma fiaccole da accendere lo sappiamo da quasi 2000 anni.