Come si insegna oggi nella scuola italiana? Si tratta di una domanda ormai ricorrente nelle discussioni sullo stato dell’istruzione nel nostro Paese. Allo stesso tempo, è il titolo di un sondaggio promosso da Ricerca & Sviluppo Erickson per indagare le metodologie di insegnamento prevalenti in Italia.
Nel corso dell’articolo, vedremo che l’indagine non lascia spazio a grandi sorprese, se non per alcuni ambiti che potrebbero aiutare a tracciare una rotta futura per la scuola italiana.
Come si insegna oggi?
Il sondaggio Come si insegna oggi nella scuola italiana? è stato promosso da Ricerca & Sviluppo Erickson ed è stato presentato al convegno Didattiche.2024.
L’indagine ha raccolto quasi duemila risposte da parte di insegnanti di ogni ordine e grado, con l’obiettivo di capire su quali metodologie si fonda l’istruzione italiana. Queste alcune delle domande rivolte ai docenti:
- Davvero la didattica frontale è la metodologia più diffusa?
- Esistono differenze significative tra docenti giovani e docenti più esperti?
- Come variano le pratiche educative tra le scuole primarie e secondarie?
Si tratta di un approccio che vuole coinvolgere gli insegnanti all’interno di una riflessione più ampia che riguarda la scuola e il suo rapporto con il mondo. Più in particolare, con le novità.
La prima delle domande lo testimonia, dal momento che è opinione comune che in Italia si faccia didattica frontale. O meglio, didattica tradizionale, con poche novità.
Una scuola che predilige la didattica frontale
E i risultati, come accennato in introduzione, non lasciano il campo a particolari sorprese: in Italia la didattica frontale rimane la metodologia di insegnamento prevalente.
Secondo il sondaggio, oltre il 70% dei docenti continua a utilizzare quotidianamente la tradizionale didattica, un approccio quindi molto diffuso e percepito come il più efficace. Certo, in alcuni contesti e per alcuni ambiti educativi lo è ancora, ma la realtà è molto più complessa. La didattica frontale rischia oggi di non rispondere più alle esigenze di una scuola che ha bisogno di diventare moderna e inclusiva.
Per quanto riguarda le altre metodologie di insegnamento, questi sono i risultati del sondaggio:
- il 13% degli insegnanti utilizza quotidianamente la didattica aperta;
- il 21% degli insegnanti non conosce la didattica aperta;
- il 12% degli insegnanti utilizza frequentemente la didattica in contesti reali.
Se la didattica aperta rappresenta un modo per incentivare lo studente a imparare seguendo i propri interessi, e la didattica in contesti reali costituisce una metodologie che mette al centro l’esperienza concreta, appare estremamente vasto il divario con la didattica frontale. Che pure è la più praticata in Italia.
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Un aspetto incoraggiante per il futuro
Nell’indagine condotta da Erickson emerge forte la differenza fra la scuola primaria e la scuola secondaria. La prima è il luogo della sperimentazione, in cui didattica aperta e didattica in contesti reali vengono praticate e proposte. La seconda rappresenta invece il luogo delle pratiche tradizionali.
Eppure, il sondaggio riporta come ci siano diversi aspetti incoraggianti nel rapporto fra scuola italiana e mondo moderno. Dalle risposte emerge infatti come circa un insegnante su due impieghi:
- la tecnologia in classe;
- la didattica laboratoriale;
- il peer tutoring.
Insomma, sembra che pur nella sua proverbiale lentezza la scuola stia iniziando a recepire e declinare alcune delle innovazioni contemporanee relative ai metodi di insegnamento.
Oggi la didattica frontale rimane la più utilizzata, per diverse ragioni: lunga tradizione, gestione più semplice della classe, impossibilità di modificare troppo i programmi scolastici.
La vera domanda è: per quanto tempo lo sarà ancora?