Che la musica sia una parte fondamentale della cultura e della crescita di un individuo non è certo un mistero. Allo stesso tempo, figure come Mozart, Verdi, Chopin e molte altre sono considerate fra le più importanti nella storia musicale, e non solo.
Purtroppo, però, i grandi personaggi della musica vengono sistematicamente trascurati nei programmi scolastici italiani. A sostenerlo è Riccardo Muti, uno dei direttori d’orchestra più conosciuti al mondo, in una recente intervista al Corriere della Sera . Eppure, proprio per questo, assumono ancora maggiore importanza iniziative e strumenti che vogliono proporre un approccio nuovo e avvicinare i bambini alla musica.
Giuseppe Verdi, uno sconosciuto
Intervistato da Aldo Cazzullo sulle pagine del Corriere, Riccardo Muti inizia ragionando sulla figura di Giuseppe Verdi. Artista in grado di “dare una voce alle speranze e ai lutti”, usando le parole di Gabriele D’Annunzio, Verdi è tuttavia quasi sconosciuto nella scuola italiana.
Nonostante sia considerato uno dei più grandi compositori al mondo, continua il maestro,
Insomma, laddove presente l’insegnamento della musica si risolve in esperienze limitanti che non valorizzano né i giovani né lo straordinario panorama artistico che l’Italia può offrire. A farne le spese non è soltanto un compositore come Giuseppe Verdi, ma anche un librettista come Lorenzo Da Ponte. E sono soltanto i primi di una lunga serie.
Le carenze nell’educazione musicale
Come prevedibile, infatti, Verdi e Da Ponte non sono gli unici nomi lasciati fuori dal panorama educativo italiano. Grandi nomi come Bellini e Rossini, Donizetti e Mascagni non fanno parte di alcun programma scolastico, nonostante abbiano avuto un impatto straordinario sulla cultura del nostro Paese.
Riccardo Muti critica duramente la scuola italiana, perché l’assenza di questi compositori limita la comprensione del nostro patrimonio musicale.
E come per Da Ponte, il maestro cita anche altri librettisti che, al pari dei maestri della letteratura, meriterebbero una migliore fortuna. Chi non ha mai sentito o letto i nomi di personaggi come Arrigo Boito e Francesco Maria Piave? Queste figure sono altrettanto importanti proprio per il loro contributo letterario, oltre a quello musicale. Eppure il sistema italiano fatica a riconoscerne il ruolo.
Secondo Muti sarebbe necessario istituire dei corsi specifici dedicati alla musica e ai suoi protagonisti. Qualsiasi proposta in tale direzione si scontra purtroppo con una coperta che, lo sappiamo, è sempre troppo corta. Ma che offre nondimeno opportunità tutt’altro che scontate.
la Valigia di Mariele
Come dicevamo nell’introduzione, molte delle critiche che il maestro Muti muove alle carenze della scuola possono beneficiare di un cambio di prospettiva. Piuttosto che limitarsi ad insegnare la musica a scuola, insomma, può essere più efficace trovare il modo di iniziare i bambini alla musica.
Intende rispondere a questo bisogno il progetto musicale della Valigia di Mariele , ispirato a Mariele Ventre, musicista ed educatrice conosciuta per aver fondato il Piccolo Coro dell’Antoniano di Bologna. Tenendo fede alla personalità da cui prende il nome, l’iniziativa editoriale sembra accogliere le critiche di Riccardo Muti, per trarne tuttavia un messaggio costruttivo.
All’interno della Valigia di Mariele sono presenti diverse proposte e diversi strumenti che gli insegnanti possono adoperare per avvicinare i bambini alla musica. Tutti i materiali prendono spunto dal repertorio del Piccolo Coro dell’Antoniano, e sono indicati per gli alunni della scuola dell’infanzia e dei primi due anni della scuola primaria.
D’altronde, soltanto con basi solide gli studenti potranno apprezzare anche gli aspetti più complessi della musica, nel prosieguo del loro percorso scolastico.
LA VALIGIA DI MARIELE
Il progetto musicale per gli insegnanti della scuola dell’infanzia e della scuola primaria
Avvicinare i bambini alla musica
In una una scuola che vede sempre meno tempo dedicato alla musica, la Valigia di Mariele vuole percorrere il sentiero inverso. L’obiettivo del progetto è ovviamente avvicinare i bambini alla musica, ma non solo. Se gli alunni potranno iniziare a familiarizzare con i concetti musicali, gli insegnanti avranno dalla loro parte un insieme di strumenti efficaci, come:
- il coro, un percorso metodologico che reinterpreta l’esperienza di Mariele Ventre;
- una fiaba in musica, con canzoni e basi musicali nel CD audio allegato;
- il mondo dei suoni, un percorso operativo per approfondire le attività dei bambini;
- un percorso che aiuta gli alunni a scoprire il rapporto fra suoni e creatività;
- la messa in scena, tramite copione, della fiaba in musica;
- un percorso per la scoperta delle emozioni nella musica;
- le schede di valutazione per la verifica del percorso formativo.
Da questo punto di vista, la Valigia di Mariele rappresenta la risorsa ideale per un laboratorio musicale. Gli insegnanti potranno portare la musica all’interno della loro didattica ma, allo stesso tempo, i bambini avranno un primo incontro con questa particolare espressione artistica.
Insegnare la musica a scuola?
Da una parte abbiamo quindi un problema la cui esistenza è risaputa: l’Italia sta perdendo il contatto con una delle sue tradizioni più importanti e conosciute al mondo. La musica di fatto viene relegata a piccoli circoli isolati, o anche a mero accompagnamento di eventi, situazioni e personaggi ritenuti più importanti. Qui il commento di Riccardo Muti è impietoso:
Dall’altra parte abbiamo invece una scuola ben consapevole di quanto la musica sia importante che, nonostante la carenza di risorse e di mezzi, cerca di sopperire all’aridità delle indicazioni ministeriali con progetti realizzati ad hoc.
Come abbiamo visto, la Valigia di Mariele rappresenta proprio il tentativo di avvicinare i bambini alla musica sin dalla tenera età. Si tratta di un’iniziativa che ha degli straordinari meriti, ma che da sola non può risolvere una situazione così radicata.
Forse basterebbe iniziare in modo semplice: riconoscere che la tradizione musicale italiana è un vanto per la cultura e la storia del nostro Paese. nonché per il futuro dei giovani. E agire di conseguenza, magari partendo proprio dalla scuola dell’infanzia, senza fermarsi.