L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando molti settori della nostra società e, pur con i suoi limiti, offre opportunità che fino a poco tempo fa erano impensabili. Lo conferma anche il Ministro dell’Istruzione e del Merito, intervenuto al primo summit nazionale dedicato a questa nuova tecnologia , Next Gen AI.
Nel corso del suo discorso, Giuseppe Valditara ha ribadito quanto sia importante integrare l’intelligenza artificiale e le nuove frontiere dell’informatica già dalla scuola primaria. Tutti i bambini, sostiene, devono sapere cos’è un algoritmo.
L’intelligenza artificiale a scuola
Capire come integrare l’intelligenza artificiale a scuola non è facile, per tutta una serie di ragioni molto diverse fra loro. Se infatti molti insegnanti sono favorevoli all’uso delle IA secondo un recente sondaggio, allo stesso tempo bisogna riconoscere i limiti di questa tecnologia e approcciarsi ad essa in modo consapevole.
Si tratta di una duplice tensione che impone un vero e proprio confronto al quale il governo e il Ministro Valditara non possono sottrarsi. Lo si può notare già dalle sue parole al summit Next Gen AI:
Vogliamo aiutare a stimolare una didattica sempre più avanzata e personalizzata, al servizio della crescita di ogni studente. […] L’IA rivoluzionerà la società e soprattutto la scuola e la didattica: abbiamo destinato 650 milioni di euro per l’orientamento e per la riduzione dei divari di genere, 450 milioni per la formazione dei docenti, due miliardi e 100 milioni per le aule digitalizzate.
Entrare a testa alta nel futuro della scuola vuol dire investire nella formazione dei docenti e negli strumenti a loro disposizione. D’altronde, è fondamentale impiegare l’intelligenza artificiale in modo consapevole, sfruttando le sue potenzialità evitando l’uso semplicistico. A sostenerlo sono diverse personalità del mondo scientifico e culturale, come per esempio il Premio Nobel Giorgio Parisi.
La logica degli algoritmi
L’intervento di Giuseppe Valditara ha quindi sottolineato come le politiche educative debbano essere orientate ai giovani, mediante una pianificazione attenta e un insieme di iniziative concrete. Queste le sue parole:
Abbiamo avviato una sperimentazione sull’IA. Abbiamo avviato un profondo rinnovamento dei programmi STEM, con un metodo induttivo. Abbiamo investito nei laboratori, nelle nuove Indicazioni Nazionali, ci saranno già alla primaria degli elementi di informatica. Vogliamo che i bambini sappiano già cosa sia un algoritmo.
L’idea è quella di integrare l’uso delle intelligenze artificiali a scuola su due livelli: da una parte, l’assistente virtuale che corregge gli esercizi; dall’altra parte, l’IA generativa che crea contenuti didattici personalizzati. Senza dimenticare l’importanza di un metodo di studio solido per gli studenti e la lotta contro il cyberbullismo, entrambi tratti caratteristici di questa nuova epoca fondata sulla tecnologia.
Un’idea che viene da lontano
Di per sé, le parole di Valditara al summit Next Gen AI non sono una novità, se non per il fatto che le intenzioni sembrano finalmente tradursi in iniziative concrete. Già le Indicazioni Nazionali del 2018 infatti introducono il pensiero computazionale, processo mentale utile per risolvere problemi seguendo metodi logici e strategici. Inoltre, alcune linee guida del 2012 già parlano dell’opportunità di introdurre i bambini a linguaggi di programmazione, per quanto semplici e versatili.
Cosa vuol dire questo?
Che una certa attenzione al rapporto fra giovani e tecnologia c’è sempre stata nella scuola italiana, almeno da alcuni anni a questa parte. Allo stesso tempo, vuol dire anche che questa attenzione non si è mai davvero tradotta in progetti concreti e diffusi su tutto il territorio nazionale.
Le dichiarazioni del ministro sottolineano quindi la volontà di investire nell’innovazione didattica e nell’intelligenza artificiale. Sarà interessante vedere se le istituzioni daranno seguito a questi propositi e come ci riusciranno, così da trasformare l’IA in un alleato della didattica. E non solo in un annuncio mediatico.