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A scuola si impara facendo, l’impatto della pedagogia attiva di John Dewey

A ottobre ricorre l’anniversario della nascita di John Dewey: anche se il nome forse dirà poco ai più, si tratta di una figura che ha avuto un’influenza enorme sulla pedagogia moderna. Dobbiamo infatti a Dewey il concetto del learning by doing: il nuovo approccio, basato sull’idea che gli studenti imparano meglio facendo, è diventato fondamentale nelle moderne metodologie educative. Vediamo allora l’importanza di John Dewey e del suo concetto di pedagogia attiva.

Chi è stato John Dewey

L’opera di John Dewey è indissolubilmente legata alla sua vita e ai suoi studi. Nato il 20 ottobre 1859 in Vermont, negli Stati Uniti, si laurea in filosofia e continua i suoi studi alla John Hopkins University del Maryland. Qui ha l’opportunità di confrontarsi con due correnti filosofiche molto popolari in quel periodo: da una parte, il neohegelismo di Morris e, dall’altra, il pragmatismo di Peirce.

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Gli studi filosofici portano Dewey a sviluppare le sue idee innovative sul ruolo dell’educazione e della filosofia nella società, che si esprimono tanto nella sua carriera universitaria quanto nel suo primo esperimento di scuola-laboratorio. Avviata nel 1896, l’iniziativa rappresenta il punto di inizio della pedagogia attiva, ma è dal ventesimo secolo in poi che Dewey comincerà ad applicare le sue idee.

La pedagogia attiva di John Dewey

Dalla scuola-laboratorio avviata nel 1896 vedrà la luce uno dei testi più importanti della pedagogia attiva, “Il mio credo pedagogico”, pubblicato nel 1897. Già qui si vedono i primi elementi che costituiranno la base per la rivoluzione di John Dewey:

  • Da un lato, l’apprendimento attivo in cui gli studenti “imparano facendo”. Piuttosto che ricevere nozioni dall’insegnante, e null’altro, gli studenti vengono coinvolti in attività pratiche e interazioni con i compagni.
  • Dall’altro lato, un radicale ripensamento del ruolo dell’educazione. Quest’ultima non ha infatti soltanto l’obiettivo di trasmettere conoscenze, ma il compito fondamentale di stimolare lo sviluppo delle abilità innate degli studenti.

Da questo punto di vista, l’esperienza diretta diventa fondamentale per l’apprendimento e, allo stesso tempo, permette ai giovani di comprendere meglio se stessi e il mondo che li circonda. Si tratta quindi di un approccio che conferisce alla scuola un ruolo molto più importante e, per certi versi, più simile a quello che ha oggi.

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Insegnare facendo e pedagogia attiva

Come si può vedere dagli accenni fatti nei paragrafi precedenti, il pensiero di John Dewey si è dimostrato fondamentale per la pedagogia moderna. Il modello della scuola-laboratorio è stato adottato da molte scuole, come quelle con il Metodo Montessori, metodo che peraltro sarà esteso anche alla scuola secondaria di primo grado. Ma non si tratta soltanto di questo.

L’eredità di John Dewey si esprime in classi il cui funzionamento persino oggi viene definito innovativo, dove il sapere diventa saper fare e il saper fare diventa saper essere. Oggi pedagogia attiva vuol dire quindi:

  • Maggiore coinvolgimento. Gli studenti non si limitano a recepire la conoscenza ma partecipano alla sua acquisizione in modo attivo.
  • Migliore collaborazione. Mediante l’interazione fra di loro, gli studenti discutono e confrontano diversi punti di vista, imparando il lavoro di squadra.
  • Maggiore fiducia. Che sia in se stessi o negli altri, gli studenti sono invogliati ad esprimersi in modo attivo, parlare apertamente, così da sentirsi sicuri delle proprie capacità.
  • Migliore creatività. L’apprendimento attivo permette di sviluppare anche la creatività in un ambiente di collaborazione continua.

Insomma, ancora oggi il pensiero di Dewey anima alcuni dei tentativi più innovativi di fare scuola e di formare cittadini consapevoli. E se pensiamo che le sue idee nascono all’inizio del secolo scorso, possiamo immaginare la portata della sua pedagogia attiva. Quest’ultima ancora oggi rimane un orizzonte verso cui tendere, nonché un modo per affrontare le sfide educative del futuro.

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