Nel Giorno della Memoria, lo scorso 27 gennaio, le home dei principali social sono state invase da questa frase:
L’istruzione non è memorizzare che Hitler ha ucciso sei milioni di ebrei. L’istruzione è capire come è stato possibile che milioni di persone comuni fossero convinte che fosse necessario farlo. L’istruzione è anche imparare a riconoscere i segni della storia, se si ripete
Noam Chomsky
Si sente forte l’esigenza, nel mondo, di dare strumenti educativi non solo nozionistici ma anche e soprattutto critici. Perché pensare con la propria testa aiuta a ragionare su ciò che è giusto e sbagliato e comprenderne le ragioni.
L’istruzione e l’educazione non devono riempire un contenitore ma costruire la capacità di pensare con la propria testa. E si può e si deve partire dall’infanzia, dai bambini.
Con l’avvento dei social media il rischio di cadere in trappole condizionanti è ancora più alto, ed è più alto che in passato, a quanti siano i messaggi con cui vengono bombardati adulti e bambini, continuamente. Persone dalla vita apparentemente perfetta che mostrano ricchezza e benessere, corpi che corrispondono a standard irraggiungibili, fake news, bufale, il ritorno di razzismo e intolleranza, che se prima erano fenomeni di cui vergognarsi, ora i social offrono gruppi, canali e spazi per qualsiasi barbarie, è sufficiente che persone che la pensano allo stesso modo e si uniscano e si diano forza a vicenda.
I bambini devono essere educati a riconoscere, valutare, discernere. Ma cosa si può fare concretamente, con loro? Come possiamo renderli studenti pensanti? Nel proprio piccolo, famiglia e scuola, possono cercare di allenare il pensiero critico, anche con accorgimenti quotidiani molto semplici.
Porsi domande è un ottimo inizio: abituare i bambini a osservare i fenomeni e analizzarli, partendo da argomenti vicini alla loro vita arrivando a ciò che su.
Non lasciarli soli davanti a social media, televisione, video o altro materiale non adatto a loro: se capita, commentare sempre insieme, far capire che le esagerazioni non rappresentano la vita vera.
Analizzare le storie insieme, ma anche i film e i cartoni animati. È molto utile, al termine della lettura di una storia o la visione di un film, fermarsi a riflettere sulle azioni dei personaggi, sulle loro emozioni, sulle conseguenze. Chiedere ai bambini cosa avrebbero fatto al loro posto, cosa secondo loro è giusto o sbagliato.
Confrontare opinioni, fatti e avvenimenti: da cose successe a scuola a notizie sentite al telegiornale o da altre persone. Fermarsi e “srotolare il nastro”, osservare i fatti e gli eventi, confrontarli.
COME SI ARRIVA ALLA CONOSCENZA
Che-Spasso-Leggere-Letture4-filosofiapagine estratte dal sussidiario delle letture CHE SPASSO LEGGERE!
Sviluppare il problem solving: anche partendo da situazioni immaginate o situazioni quotidiane molto semplici, parlare sempre con i bambini di quali possano essere le soluzioni a un problema di qualsiasi tipo, dai problemi pratici alle sfide di ogni età.
Comunicare sempre è la chiave, anche condividere con loro le proprie perplessità riguardanti un argomento.
Ma, soprattutto, essere. Educare con il proprio esempio. Se un bambino vede un adulto che si pone domande sui fatti e riflette, non accetta per vero senza riflettere tutto ciò che la società comunica, sarà esortato con l’esempio a fare lo stesso.
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