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Ora è ufficiale, ci sarà un “Docente Esperto” in ogni scuola: chi è, cosa fa e qual è la retribuzione

La proposta dell’istituzione del “docente esperto”, nel Decreto “Aiuti bis” presentato da Mario Draghi e dai ministri Franco e Cingolani in conferenza stampa, sta creando non poche polemiche, sta facendo discutere gli insegnanti e indignare i sindacati. Vediamo nel dettaglio in cosa consiste.

Una nuova tipologia di insegnante: ma tra dieci anni

Il “docente esperto” è una nuova tipologia di insegnante in ruolo che entrerà in vigore tra non meno di dieci anni (si stima il 2032/2033 come anno scolastico “decisivo”). Perché così tanto tempo? Cosa accadrà in questi dieci anni? In questi anni, i docenti dovranno seguire tre percorsi di formazione, non sovrapponibili, al termine dei quali saranno “diventati” docenti esperti e guadagneranno 400 euro netti al mese in più (5650 euro all’anno, non si specifica se saranno erogati mensilmente o una volta l’anno).

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Chi può accedere ai corsi di formazione?

Uno dei motivi per cui insegnanti e sindacati non sono d’accordo link esterno con questa “iniziativa” è il fatto che è stata posta come elemento per favorire la meritocrazia e il maggiore guadagno economico dei docenti più “aggiornati” e preparati, in realtà è una trovata che peggiorerà la discriminazione, la disuguaglianza e creerà un’élite esclusiva: il Decreto, infatti, prevede che a beneficiare di questi corsi di formazione e del conseguente titolo di docente esperto saranno solamente 8000 insegnanti l’anno, circa uno per ogni istituto. Davvero troppo pochi.

In meno di 24 ore già la petizione per abolirlo

Appena annunciato, sono già state raccolte circa diecimila firme per cancellarlo. Le motivazioni, da parte di insegnanti e sindacati, sono innumerevoli. Innanzitutto, l’esclusività: perché solo un docente per istituto? E la cosiddetta meritocrazia: come si fa a stabilire quali docenti effettivamente siano “esperti”, e soprattutto esperti in cosa? L’unica cosa specificata nel Decreto è che verrà valutato il punteggio al termine dei percorsi di formazione. Inoltre, il Decreto escluderebbe una grande fascia di insegnanti che tra dieci anni saranno in pensione, quindi non potrebbero beneficiare del bonus economico: i sindacati sono infatti dubbiosi e perplessi sul perché si debba prendere una decisione che ha effetto tra così tanto tempo: il Decreto Aiuti non doveva fornire aiuti immediati? Un altro elemento che crea perplessità è il fatto che i corsi saranno a carico dei docenti: potranno essere pagati con la carta del docente, ma è comunque una discriminazione. La carta del docente serve infatti ad acquistare libri e materiali spesso molto urgenti.

I problemi della scuola sono altri e non ci sono le risorse per risolverli

Rino Di Meglio, del sindacato Gilda, ha inoltre sollevato una interessante questione: come si fa ad assicurare 5650 euro all’anno in più ai docenti esperti, se già non ci sono le risorse per risolvere i problemi attuali come il rinnovo contrattuale, le classi sovraffollate e i restanti problemi che affliggono la scuola italiana? Anche l’On. Giuseppe Conte ha espresso la sua opinione contraria: non si vede la necessità di questa figura, dal momento che bisognerebbe prima aumentare gli stipendi degli insegnanti in generale, visto che sono tra i più bassi d’Europa e permane ancora una grande fetta di precarietà.

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