La rivista per la scuola e per la didattica
EDUCAZIONE

Anticipare la scuola primaria a 5 anni non è la soluzione

Molti genitori decidono di anticipare l’esordio alle elementari, mandando il loro bambino alla scuola primaria a 5 anni. Spesso questa scelta è dettata dall’impressione che il proprio bambino sia “già avanti” e sia stanco di frequentare la scuola dell’infanzia, oltre alla convinzione che il bambino si stia “annoiando” e sia già pronto per la scuola primaria.

In passato si chiamava “fare la primina”, oggi, i bambini che entrano nella scuola primaria a cinque anni, si chiamano “anticipatari”.

In ogni caso, ecco i motivi per cui si dovrebbe seguire e assecondare lo sviluppo dei bambini ed evitare, invece, di anticipare una tappa così importante della loro vita.

LO SVILUPPO PSICOFISICO

Anche se un bambino sembra pronto per la scuola, non è detto che lo sia. I tempi e le attività della scuola dell’infanzia sono molto più dilatati, il fatto che il bambino riesca con profitto in queste attività non significa che sia già in grado di avere la concentrazione e l’impegno per le attività della scuola primaria. Imparare a leggere e scrivere richiede un grandissimo sforzo, stare seduti per molte ore, è difficile per un bambino piccolo.

Ricordiamo sempre che un anno di sviluppo psicofisico è un salto enorme: passare da cinque a sei anni non è come passare da trenta a trentuno. Si è nel pieno dello sviluppo cognitivo e i cambiamenti, da cinque a sei anni, sono tantissimi. Arrivare nella classe prima con un anno in più di crescita fisica, psicologica e cognitiva, può davvero fare la differenza.

L’ULTIMO ANNO DI SCUOLA DELL’INFANZIA

Anche se erroneamente si crede che nella scuola dell’infanzia si “giochi”, non è affatto vero. Nell’ultimo anno, infatti, si affrontano attività propedeutiche alla scuola primaria, come i pregrafismi, i numeri… un piccolo bagaglio di conoscenze che farà sì che l’ingresso alla scuola primaria non sia eccessivamente “traumatico”.

CIÒ CHE SEMBRA FACILE ORA SARÀ DIFFICILE DOPO

Quando i bambini anticipatari affrontano la classe prima e, inizialmente, non mostrano difficoltà nell’imparare a leggere o a contare, i genitori si convincono di aver fatto la scelta giusta. Esistono, invece, alcuni casi in cui le difficoltà compaiono successivamente. Quando in terza si inizia a studiare o si affrontano argomenti più complessi e impegnativi, la differenza di età con i compagni e quel mancato anno di attività preparatorie nella scuola dell’infanzia, rischiano di farsi sentire.

Alcuni bambini anticipatari necessitano quindi di più tempo e fatica per consolidare i concetti che i bambini “dell’età giusta” apprendono facilmente. E rischiano frustrazione e disagio. Alcuni genitori pensano che quell’anno di scuola “in meno” sia una scelta vincente perché consentirà un accesso anticipato all’università e, di conseguenza, al mondo del lavoro.

Molti genitori pensano che l’ultimo anno della scuola dell’infanzia sia tempo perso perché il loro bambino è pronto. Perché perdere tempo a farlo “giocare” quando potrebbe già andare a scuola a imparare a leggere e scrivere?

Ma se anche la questione fosse il gioco, qual è il problema?

In una società volta al consumismo e alla produzione a tutti i costi, si ritiene quindi giusto e accettabile privare un bambino di un anno di gioco per poterlo inserire precocemente nel mondo del lavoro, una volta adulto. Ma la velocità non è necessariamente positiva.

Giocare è spesso considerato distrattore del serio apprendimento, ma per i bambini il gioco è apprendimento serio: giocare è il lavoro dell’infanzia

Fred Rogers

Persino la pandemia di Covid-19 ci ha insegnato che a volte è necessario rallentare o fermarsi per poter godere di una buona salute. Il tempo del gioco e dell’esplorazione o, in ogni caso, tutto ciò che serve per dare a un bambino gli strumenti necessari per affrontare la vita in modo sicuro, non sono mai tempo perso.

E tu cosa ne pensi di anticipare la scuola primaria a 5 anni? Condividi il contenuto e scorri verso il basso per scoprire altre interessanti notizie.

CONDIVIDI L'ARTICOLO

ARGOMENTO

SI È PARLATO DI

3 commenti su “Anticipare la scuola primaria a 5 anni non è la soluzione”

  1. Sono pienamente d’accordo con voi. I bambini per me dovrebbero addirittura iniziarla la scuola primaria all’età di 7 anni, come si fa in Finlandia se non erro, perché a sei anni hanno ancora voglia di giocare come giusto che sia.
    By Mamma e insegnante

  2. Io credo che non sia giusto generalizzare. Ci sono bambini che effettivamente a 5 anni non sono pronti ad accedere alla scuola primaria e genitori che in un certo qual senso hanno “fretta”. Ci sono però anche bambini che invece hanno bisogno di fare questo salto, e lo dico per esperienza personale.

    Mia figlia è entrata alla scuola primaria a 5 anni e mezzo. Non ha saltato l’ultimo anno di scuola materna, in quanto è entrata anche qui come anticipataria, a due anni e mezzo. Abbiamo preso questa decisione perché la bambina stava iniziando ad annoiarsi. Ci diceva che non le bastava più solo giocare, voleva qualcosa in più, voleva imparare. Lasciarla alla materna avrebbe comportato inoltre dire addio ai suoi amici. Andando alla scuola primaria, ha potuto invece continuare il percorso educativo insieme a loro. Non abbiamo preso questa scelta alla leggera, ma abbiamo valutato con attenzione ogni elemento. Se avessi seguito il volere delle maestre, sarebbe rimasta alla materna e le avrei solo fatto del male. Adesso ha 6 anni e mezzo, frequenta la seconda elementare, ama studiare ed è assolutamente in pari con gli altri bambini della classe. Che dire? Per noi è stata la scelta giusta da fare.

  3. Secondo me è una scelta soggettiva e dipende anche di quanto anticipo si parla. Io per esempio ho un secondo figlio nato il 10 gennaio (quindi solo per 10 gg è considerato anticipatario) che vedendo il fratello alla scuola primaria ha desiderio di emularlo e imparare e lui per primo chiede letterine e numeri.

I commenti sono chiusi.


Susanna Tamaro: “A scuola andavo male, le prof mi strappavano i temi in faccia dicendomi che non si capiva nemmeno di cosa parlassi”

Susanna Tamaro a scuola

Vedere crescere i propri figli è una delle più intense emozioni di un genitore: da bambini diventano ragazzi e poi giovani sempre più indipendenti. In questa fase, è naturale che i genitori cerchino di proteggere i figli da tutto ciò che sembra negativo. Eppure, questo atteggiamento spontaneo rischia di sfociare in comportamenti iperprotettivi, che finiscono per fare più danni di quanto non si pensi. Ne parla Susanna Tamaro nel corso…

Mi preoccupa l’intelligenza artificiale a scuola, credo sia pericolosa. Innovazione digitale? Basta, è meglio investire nel pagare la formazione degli insegnanti, anche all’estero

pagare la formazione degli insegnanti

Che l’innovazione tecnologica possa offrire grandi opportunità alla didattica non è certo un mistero. Fra sperimentazioni con l’intelligenza artificiale e dispositivi elettronici come strumento educativo, la scuola sembra ormai avviata verso il futuro. Non tutti sono tuttavia d’accordo. Se infatti è vero che tecnologia e opportunità vanno spesso insieme, allo stesso tempo è bene ricordare quali sono i rischi di un abuso di questi strumenti, a partire dalle intelligenze artificiali….

Bibbia nella primaria? Ok, ma allora anche il Corano

bibbia nella primaria

Roberto Vecchioni ha sempre avuto un legame speciale con il mondo scolastico, e non soltanto perché viene da un passato da docente. Negli anni, il cantautore italiano è rimasto vicino agli studenti, osservando da vicino le loro aspirazioni, i loro sogni e le sfide che affrontano. Di recente, poi, Vecchioni ha condiviso il suo punto di vista sulle necessità degli studenti ma anche sulle nuove linee guida proposte dal ministro…

Un italiano su due parla male, o non parla proprio, una lingua straniera

parlare male una lingua straniera

Oggi più che mai conoscere almeno una lingua straniera è una competenza indispensabile per farsi strada in un mondo sempre più interconnesso. Tuttavia, sebbene la capacità di comprendere e comunicare in diverse lingue apra nuove opportunità, l’Italia sembra rimanere indietro. Secondo un sondaggio condotto da Censuswide per Preply , infatti, un italiano su due parla soltanto la sua lingua madre, e non conosce neanche una lingua straniera. Vediamo qual è…

La musica dovrebbe essere letta e analizzata sui banchi di scuola, con artisti come De André, De Gregori e Dalla studiati durante l’anno scolastico

musica sui banchi di scuola

A scuola si dovrebbero studiare le canzoni di Fabrizio De André e Francesco De Gregori, o ancora di Lucio Dalla. A sostenerlo è Fiorella Mannoia, fra le cantanti italiane più famose in assoluto, durante la rubrica Atupertu di Radio Italia . La chiacchierata fra l’artista e la redazione radiofonica è diventata anche l’occasione per parlare del rapporto con la scuola e per approfondire l’importanza della musica nel proprio percorso di…

Il ministro dell’istruzione: “Le mie abilità logiche derivano dall’aver studiato bene il latino”

abilità logiche

Fra le nuove linee guida di Giuseppe Valditara, una delle più discusse è quella che riguarda il ritorno del latino alla scuola secondaria di primo grado. Alcuni vedono nella proposta una tendenza nostalgica e ideologica, per altri rappresenta un modo per far convivere la tradizione e la modernità nel nostro sistema educativo. Ne parla proprio il Ministro dell’Istruzione e del Merito durante un’intervista a Radio Libertà , occasione per tracciare…

L’idea dell’insegnante per coinvolgere gli alunni: “Riconsegno i compiti in classe con i voti da scoprire come i gratta e vinci”

voti come gratta e vinci

Di fronte ad un presente che cambia continuamente, è naturale che anche la scuola senta il bisogno di andare incontro alle nuove tendenze. Certo, ancora oggi la maggior parte dei docenti utilizza la lezione frontale ma, allo stesso tempo, ci sono insegnanti che provano a coinvolgere i loro studenti. In particolare, di recente si è molto parlato di un metodo innovativo per evitare che la consegna dei compiti diventi un…

Quest’anno nelle scuole superiori si sono iscritti 50.000 studenti in meno: la causa è il calo demografico. A rischio l’editoria e 130mila insegnanti

studenti in meno

Da diversi anni ormai il calo demografico costituisce uno dei problemi dell’Italia, e può portare a conseguenze potenzialmente catastrofiche. Il fenomeno infatti comporta un maggiore numero di anziani a fronte di un minore numero di giovani, con ricadute sull’economia e sulla forza lavoro, ma non solo. Uno degli effetti del calo demografico riguarda anche la scuola, che registra sempre meno studenti iscritti ogni anno. In particolare, per il prossimo anno…

Valditara dovrebbe posare il telefonino e smetterla di riprodurre per la scuola lo schema dell’algoritmo dei social network

algoritmo dei social network

La nuova scuola proposta da Giuseppe Valditara non sembra aver incontrato il favore di buona parte dell’opinione pubblica e del mondo culturale italiano. Il ritorno del latino alla secondaria di primo grado e della Bibbia alla primaria, entrambe iniziative fortemente volute dal Ministro, hanno infatti generato un dibattito acceso tra favorevoli e contrari. Eppure, molte delle voci non criticano tanto i contenuti quanto il metodo. Per esempio secondo Tomaso Montanari,…

E se per combattere il burnout degli insegnanti concedessimo un anno sabbatico ogni cinque di servizio?

burnout degli insegnanti

La classe docente italiana è la più anziana d’Europa e, al tempo stesso, ha una retribuzione fra le più basse considerando la media UE. Si tratta di dati conosciuti ormai da tempo, e che il rapporto Education at a Glance 2024 ha confermato, ma non rappresentano le uniche sfide di un mestiere sempre più complesso. Fra gli insegnanti italiani è infatti sempre più alto il rischio di burnout, ossia il…

Novità Invalsi 2025

X