“Il sistema della scuola è arcaico e tradizionalista: bisogna andare oltre le lezioni frontali e i voti”. Non usa mezzi termini il pedagogista Daniele Novara che, intervenuto al convegno “La scuola non è una gara”, ha evidenziato quali sono i problemi del sistema scolastico italiano e le possibili soluzioni. Se oggi studenti e docenti appaiono demotivati, in parte si deve al mancato rinnovamento della scuola, che da anni ormai vive una decadenza senza fine. Come fare allora? Partendo da un’analisi lucida della situazione, e chiedendo un cambiamento radicale.
Un sistema arcaico e tradizionalista
Il primo bersaglio dell’analisi di Daniele Novara è il sistema della scuola, che oggi sarebbe arcaico e tradizionalista. In particolare la scuola secondaria, di primo e secondo grado, è ancora radicata nel modello gentiliano: si tratta di una lettura piuttosto condivisa, tanto che lo stesso Piergiorgio Odifreddi addita la riforma Gentile come una delle cause dell’odierno declino delle scuola. Continua Novara:
Si ripropone sempre la solita sequenza lezione-studio-interrogazione, con gravi danni per la motivazione degli alunni. Non è un caso se i ragazzi stanno abbandonando il liceo classico, secondo me giustamente, per preferire quelli scientifici e tecnologici, che non hanno il latino, sono più applicativi e abbordabili.
Lo schema educativo attuale sarebbe quindi del tutto inadatto a rispondere alle esigenze contemporanee: da un lato gli insegnanti non trovano più punti di riferimento, dall’altro gli studenti chiedono una scuola che sappia davvero parlare anche a loro. Cosa fare allora?
Addio alle lezioni frontali
Come abbiamo visto, secondo Daniele Novara la dinamica delle lezioni frontali oggi appare obsoleta e inefficace. Da questo punto di vista la scuola italiana continua a credere che sia possibile apprendere soltanto attraverso la trasmissione passiva delle informazioni. Che tuttavia si tratti di una metodologia antiquata lo testimonia l’attenzione rivolta al cosiddetto metodo finlandese e alle cosiddette classi finlandesi. Di fronte alla scarsa efficacia della lezione frontale, per Novara serve un ripensapento:
Semmai le scienze pedagogiche ci insegnano che l’apprendimento ha molto a che fare con la partecipazione: gli alunni imparano se li si coinvolge attivamente in laboratori scientifici, letterari, storici, artistici
Gli studenti non sono contenitori da riempire di nozioni ma soggetti che partecipano attivamente al processo di apprendimento. La distanza fra la scuola e il mondo contemporaneo è oggi così ampia che le differenze saltano all’occhio. E richiedono un cambiamento.
Superare il sistema dei voti
Altro pilastro della scuola arcaica e tradizionalista è il sistema dei voti, soprattutto quelli numerici. Daniele Novara non è certo il primo a criticare questa tipologia di valutazione, o a cercare modi per certi versi alternativi. E le ragioni sono semplici: i voti dovrebbero costituire soltanto una parte del percorso degli studenti ma finiscono per diventare l’obiettivo principale e appiattire il progresso individuale. Secondo Novara:
La valutazione non può derivare dall’interrogazione, che ricorda moltissimo l’interrogatorio poliziesco: semmai, dalla necessità di cogliere ciò che il ragazzo sta imparando, all’interno di un processo che analizza con attenzione i suoi punti di partenza personali e i suoi successivi progressi, la sua crescita.
Ma superare il sistema dei voti vuol dire superare il sistema delle lezioni frontali che tanto influiscono sulle metodologie di valutazione. Un cambiamento della scuola non è quindi soltanto possibile ma è prima di tutto necessario, alla ricerca di un approccio che non soffochi lo sviluppo dei ragazzi ma sappia accompagnarli nell’apprendimento e nella socializzazione. In fondo, lo scopo della scuola rimane proprio questo: formare giovani consapevoli in un mondo che continua a cambiare. E non aspetta nessuno.