Il Ministero dell’Istruzione, in Italia, dà la possibilità alle famiglie di iscrivere i propri bambini alla classe prima della scuola primaria se essi compiono il sesto anno di età entro il 30 aprile dell’anno scolastico di riferimento. In questo modo, i bambini inizierebbero la scuola primaria nell’anno in cui hanno compiuto cinque anni e ne compirebbero sei ad anno scolastico già abbondantemente avviato. È un’opportunità che indubbiamente fa riflettere molti genitori, specialmente di bambini nati entro il mese di gennaio (statisticamente la maggior parte degli iscritti in anticipo).
La scelta spesso avviene anche sotto consiglio delle insegnanti della scuola dell’infanzia, che danno il proprio parere a genitori dubbiosi che si pongono la fatidica domanda: “Mio figlio è pronto o no?”.
Le motivazioni delle famiglie
Alcuni genitori che propendono per l’anticipo lo fanno perché ritengono che il proprio bambino, nella scuola dell’infanzia, alla fine del penultimo anno inizi ad “annoiarsi” o sia cognitivamente già pronto per intraprendere la classe prima. Altra motivazione ben più lungimirante e, se vogliamo, pessimista, è il fatto che un anno di scuola risparmiato sarebbe utile nel caso in cui, più avanti nel percorso di studi, eventuali intoppi o bocciature facessero perdere un anno di scuola. Ciò che alletta le famiglie è, inoltre, la possibilità di che il proprio figlio entri all’università un anno prima e quindi si laurei in anticipo. I detrattori di questa idea, invece, sostengono che sia sbagliato privare i bambini di un prezioso anno di gioco e di crescita, che i bambini “anticipatari” non siano realmente pronti per la scuola primaria e la loro differenza di età con i compagni, seppur di pochi mesi, prima o poi si farà notare durante il percorso scolastico.
Non è vero che nella scuola primaria si smette di giocare
Stefania Andreoli, psicologa, psicoterapeuta e analista lavora da molti anni con famiglie, bambini e adolescenti. Grande esperta del mondo dell’infanzia e mamma, ha espresso il suo pensiero sull’anticipo della scuola primaria. La psicoterapeuta, infatti, sostiene che sia sbagliato pensare che iscrivere i bambini alla classe prima a cinque anni significhi privarli del gioco: in questo modo si identifica in modo negativo l’esperienza della scuola primaria “perché vuol dire partire dal presupposto che la scuola sia dolore e ginepraio di sofferenze” e, inoltre, questa idea sia falsa. I bambini, effettivamente, non smettono di giocare quando intraprendono la scuola primaria, sono semplicemente differenti i tempi, gli spazi e le modalità in cui il gioco avviene.
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Ogni caso va esaminato a sé
Non tutti i bambini nati entro aprile, tuttavia, sono pronti per la classe prima. Andreoli racconta la sua esperienza come mamma alle prese con l’iscrizione della propria figlia alla scuola primaria: “Mia figlia è di febbraio, e anche noi all’epoca ci pensammo, però non trovammo che fosse predisposta”. La psicologa sostiene, quindi, che sia necessario conoscere a fondo il proprio figlio e che una eventuale iscrizione anticipata alla scuola primaria sia da valutare in base a quanto il bambino si senta effettivamente pronto e famiglia e insegnanti insieme si trovino in sinergia con questa valutazione.