Il comportamento di un bambino può dire molto di lui. Attraverso di esso si esprimono il carattere, la modalità di relazionarsi con gli altri, i desideri più profondi. Analizzarne le particolarità è un ottimo modo per imparare a conoscere una persona, soprattutto nella dinamica pedagogica.
Talvolta, però, le buone maniere apprese possono mascherare la vera indole di un bambino: chi dice sempre “per favore” non necessariamente ha interiorizzato la gentilezza, così come chi domanda “scusa” non è sempre consapevole di aver sbagliato.
Ecco il motivo per cui, a livello educativo, è probabilmente necessario muoversi su un terreno differente. Più che “insegnare” come comportarsi è forse opportuno offrire a bambini e ragazzi la possibilità di porre in sé le radici di quegli atteggiamenti che motivano profondamente un determinato modo di agire.
Facciamo un semplice esempio: risulta evidente come sia relativamente semplice insegnare ad una persona a dire “grazie”. Piuttosto la vera sfida è quella di far maturare in essa la disposizione alla gratitudine. Un ottimo modo per riuscirci è quello di educare ad accorgersi di ciò che, gratuitamente, si riceve, ponendo poi l’attenzione sulle ragioni che stanno dietro al dono, sulle emozioni che esso suscita, per poter infine imparare a formulare una risposta, una propria reazione.
È certamente interessante questo spostamento sul processo educativo – piuttosto che sul risultato – che negli ultimi anni si è diffuso sempre più. Una tendenza che non può trascurare il discorso legato alle life skills, ossia tutte quelle competenze non strettamente legate ad una disciplina, ma all’interezza della persona.
In questo senso è significativa la proposta del sussidiario della scuola primaria Nuovi Traguardi , che, nel libro dedicato alle letture per la classe quarta, inserisce a più riprese brevi racconti utili a sviluppare nei bambini le life skills necessarie ad un processo di crescita equilibrato.
La vicenda dell’alunna preoccupata per l’inizio della scuola diventa così l’occasione per riflettere sulla gestione delle emozioni, mentre l’avventura di tre piccoli animali offre lo spunto per confrontarsi sul tema dell’amicizia. Tutti questi pretesti guidano l’alunno alla scoperta della propria coscienza, e autocoscienza, motivandolo a confrontarsi con i personaggi dei racconti e con i compagni.
L’obiettivo chiaro è quello di portare la persona al centro della riflessione pedagogica, lasciando da parte il metodo educativo strettamente finalistico e concentrando i propri sforzi sul percorso che ogni bambino e ragazzo è chiamato a vivere per crescere.
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