Il giornalista e scrittore Corrado Augias, con queste dure parole, vuole portare alla riflessione docenti, famiglie e lavoratori del mondo dell’educazione su alcuni aspetti della didattica contemporanea.
“Piango non solo per una scuola, ma per un’Italia che non c’è più, inutile rimpiangerla. Gli ultimi dati delle prove Invalsi denunciano una situazione già nota”.
“L’era digitale era sembrata un ritorno alla scrittura, ma lo è stata di una scrittura elementare, che non aiuta a comprendere neppure un articolo di giornale”.
Secondo lo scrittore, durante la scuola secondaria di primo grado e durante la scuola secondaria di secondo grado vengono proposti ai ragazzi testi troppo semplici, che abbassano notevolmente il livello dello studio della lingua e della letteratura italiana rispetto al passato.
Non solo, il giornalista sostiene anche che non viene più svolto, o non viene più svolto in modo adeguato e approfondito lo studio dell’analisi grammaticale e dell’analisi logica. Questo compromette nei ragazzi lo sviluppo della riflessione sulla lingua, che è fondamentale per lo sviluppo del pensiero critico e per l’arricchimento culturale funzionale anche allo studio delle altre discipline.
Corrado Augias afferma inoltre che il calo nella conoscenza e nello studio della lingua e della letteratura italiana da parte dei nostri ragazzi è confermato dai risultati deludenti delle prove Invalsi
Queste dichiarazioni, tuttavia, hanno indignato diversi professori, che hanno sentito il bisogno di controbattere al giornalista.
L’insegnante di scuola secondaria di primo grado Marina Gandini, con esperienza pluridecennale, ha ribattuto che la grammatica viene insegnata e anche in modo molto approfondito, dedicando a essa svariate ore settimanali. Morfologia in prima media, analisi logica in seconda e analisi del periodo in terza media: era così prima e lo è anche oggi.
Anche l’insegnante di materie scientifiche Vincenzo Pascuzzi ha risposto ad Augias per quanto riguarda lo spinoso tema delle prove Invalsi. L’insegnante pone l’accento sulla pretesa di oggettività delle prove Invalsi, sostenendo che l’apprendimento non si può “misurare” in termini quantitativi ma solo qualitativi perché è un percorso individuale, personale, non equivalente per ogni studente. Le prove Invalsi non possono avere valenza certa e oggettiva in quanto sono state costruite da persone, che nella creazione hanno espresso la loro soggettività. Inoltre, nell’esposizione dei risultati delle prove, non viene mai effettivamente indicato in modo chiaro se le prove hanno raggiunto un punteggio “sufficiente”.
Molti genitori che hanno letto le parole di Augias esprimono, invece, la loro perplessità. Una mamma, su Facebook, commenta che a scuola di suo figlio è stata affrontata in modo completo non solo la programmazione relativa alla grammatica, ma anche l’analisi del testo di molte opere di letteratura italiana, le figure retoriche della poesia, il latino, la dizione. Altri genitori, invece, dichiarano che gli argomenti vengono trattati ma, forse per una scarsa capacità di attenzione dei ragazzi rispetto al passato, vengono affrontati in modo meno approfondito e più superficiale.
Cosa ne pensate, insegnanti e genitori? Condividete le parole di Corrado Augias o non siete d’accordo?
formare gli insegnanti perchè suscitino empatia negli studenti, curiostà di sapere : perchè, da dove ha origine una parola, un modo di dire. Scegliere con loro frasi belle e leggerle più volte. Versi di poesie che lasceranno impronte. Svelare la etimologia di parole apre alla scoperta di altro. E qui possono aitare il latino ed il greco. Di recente sono nate rubriche come quella di Nunzio Galatino su Domenica del Sole e di Maurizio Maggiani su Robinson. Gli insegnanti le usino.
Sono concorde per fare un passo verso un sistema vigente almeno di 40 anni fa’ AUGIAS NON CODIVIDO LA SUA APPARTENEZA POLITICA MA CONDIVIDO LA SUA PREPARAZIONE DI CERTO E LA SUA LAICITÀ