Nella scuola italiana si è verificato un profondo cambiamento che ha portato ad un’allarmante escalation di violenza da parte degli alunni e dei loro genitori nei confronti degli insegnanti. A fare chiarezza su questa inquietante situazione è Paolo Crepet, il quale individua nel rifiuto dell’educazione e nella mancanza di un “no” educativo il cuore del problema.
Secondo lo psichiatra, relatore di Educability dello scorso novembre, l’attuale generazione è cresciuta senza dover affrontare limiti imposti dai genitori o dai nonni. Questa mancanza di restrizioni ha creato una società in cui il primo “no” proveniente da fonti esterne viene respinto. L’educazione è diventata una fatica che pochi sono disposti a sostenere, coinvolgendo non solo i genitori, ma anche gli educatori al di fuori dell’ambiente scolastico, come ad esempio quelli attivi nell’ambito sportivo.
Questo disinteresse per l’educazione ha conseguenze drammatiche, secondo Crepet. La generazione attuale sembra essere priva di sogni e passioni, poiché non sono stati loro insegnati i valori fondamentali. L’eccessivo consenso e l’assenza di negazioni hanno reso tutto uniformemente grigio, perdendo di vista la diversità e la ricchezza dei colori della vita.
Crepet evidenzia anche come la società abbia accelerato i suoi tempi, sottolineando che a soli 13 anni i giovani vivono esperienze che una volta si affrontavano a 18. La maturazione è diventata fittizia, basata su criteri superficiali come l’accesso a beni materiali tramite lo smartphone. La mancanza di una vera autonomia è mascherata da un apparente precoce sviluppo, come dimostrato dal fatto che un ragazzino di 13 anni può interagire ed acquistare ciò che desidera attraverso un cellulare.
Denuncia, inoltre, anche la giustificazione e la mancanza di conoscenza dei genitori nei confronti dei propri figli. La società si è abituata a non negare nulla ai propri figli, arrivando al punto in cui le ragazze di 13 anni possono intraprendere relazioni complete senza suscitare reazioni forti da parte delle madri. In questo contesto, la vita si consuma rapidamente, senza dare spazio alla vera maturazione e comprensione della complessità della vita.
Interrogato sulle trasformazioni avvenute nella famiglia italiana, Crepet sottolinea un cambiamento repentino e sostanziale. Secondo lui, il problema inizia prima ancora dei genitori, poiché il mutamento nelle dinamiche familiari è radicato nelle trasformazioni del mercato del lavoro e nelle nuove prospettive educative. In passato, un diploma era considerato più che sufficiente per accedere al mondo del lavoro, mentre oggi una laurea non basta più. Questa evoluzione ha portato a un’estensione infinita del percorso formativo, con un terzo della vita dedicato alla formazione.
Questo cambiamento ha impatti significativi sulle prospettive di vita, sui bisogni, sulle necessità e persino sui consumi. La famiglia, che un tempo svolgeva un ruolo educativo primario, si è trasformata in una struttura essenzialmente economica. Il valore della famiglia è passato da educativo a commerciale, e i genitori, anziché assumere il ruolo di educatori, sono diventati essenzialmente dei bancomat.
Questo scenario, in conclusione, riflette un’evoluzione nella società in cui la pressione economica ha assunto un ruolo predominante, trasformando la natura stessa delle dinamiche familiari e il modo in cui vengono vissute e percepite.