Sono trascorsi venti anni dalla nascita dei social media, che ormai fanno parte integrante delle nostre vite, ribaltando i paradigmi della comunicazione e cambiandoci profondamente. Al fine di indagare su questo cambiamento e comprendere appieno la sua portata, è stato creato Schemi Futuri, il primo osservatorio volto a comprendere la relazione tra le persone e la tecnologia. Questa ricerca è stata prodotta da Unieuro, leader del mercato italiano dell’elettronica di consumo, in collaborazione con Ipsos e sotto la direzione scientifica di Paolo Crepet.
Per cominciare, forniamo alcuni dati di base: lo studio ha coinvolto un campione di 1.200 ragazzi tra i 14 e i 19 anni, appartenenti alla cosiddetta Generazione Z o zeddler, analizzando i loro comportamenti sia online che offline. Gli esperti sottolineano l’importante premessa che i ragazzi non possono essere ricondotti a un unico gruppo e che le community of sentiment non si concentrano esclusivamente sui social media. Esiste sicuramente una grande percentuale di giovani “desiderosi di ammirazione”, che potremmo definire come ragazzi e ragazze insicuri alla ricerca di approvazione, ma vi è anche una significativa percentuale di giovani “calmi e riflessivi”, dotati di un senso critico che spesso li porta ad avere opinioni discordanti dalla massa.
La tecnologia ha contribuito a livellare le differenze tra Nord e Sud, mentre i ragazzi hanno sempre meno percezione delle differenze di genere. Nonostante siano molto “svegli online” e in grado di muoversi tra i social media e i motori di ricerca fin dalla più tenera età, spesso si trovano impreparati di fronte ai pericoli del mondo virtuale o non sanno sfruttare appieno il “potenziale positivo” della rete, ovvero la conoscenza e l’abbondanza di informazioni utili che possono arricchire le loro vite.
Durante una conferenza stampa tenutasi presso il Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, la soluzione proposta è stata l’istituzione scolastica. La scuola dovrebbe insegnare ai ragazzi a difendere la propria privacy online e ad essere in grado di verificare le fonti al fine di evitare le fake news. Il dottor Paolo Crepet, noto psichiatra, sociologo, educatore, saggista e opinionista, dopo aver preso la parola, ha affermato che la risorsa più importante per i ragazzi di oggi è il loro distacco dal mondo online, un aspetto che le persone di quarant’anni faticano ad avere. Questo rappresenta un problema educativo, in quanto genitori e figli spesso fanno le stesse cose.
“Purtroppo, ci sono molte donne e uomini che non vedono l’ora di essere più giovani dei loro figli, gareggiando con loro per essere più alla moda, quasi sfidandoli. Personalmente, non riesco a capire cosa ci sia di divertente nel vedere un genitore travestito da adolescente. Francamente, mi fa ridere. Ma mi preoccupa di più quando vedo gli effetti negativi che ciò ha sui ragazzi”, afferma Crepet.
IN ALTRE PAROLE, QUAL È IL PROBLEMA?
“Se hai una madre che cerca di essere più giovane di te, è evidente che non crescerai. Non avrai più un istruttore di volo, ma qualcuno che ti abbassa al suo livello. Il risultato è sotto i nostri occhi: generazioni bloccate. I genitori devono essere i capitani dei propri figli.”
Quando gli viene chiesto a proposito della generazione dei quarantenni, Crepet risponde: “I quarantenni non sono nati nell’era digitale, ma hanno ricevuto il digitale come un dono divino e lo considerano una sorta di divinità. Lo trattano come un modello, un modello di cui dipendono. In realtà, sono molto più dipendenti rispetto ai nativi digitali, che invece guardano ai social media con uno sguardo più critico. Questo è un bene, perché può portare a un cambiamento.”
SE PER I GIOVANI LA RISPOSTA È LA SCUOLA, PER GLI ADULTI?
“Per i giovani, la scuola rappresenta una guida; per gli adulti, la risposta dovrebbe essere la consapevolezza. Tuttavia, la consapevolezza non può essere insegnata. Non posso certo dire al signor Rossi cosa fare questa sera”, spiega Crepet.
Un dato allarmante emerso dallo studio è che la durata media di una cena in famiglia è di soli 13 minuti, un periodo troppo breve per scambiarsi delle parole: “Dovremmo sperimentare. Sarebbe divertente se una famiglia dicesse: stasera, invece dei soliti 13 minuti, faremo una cena di 20 minuti. E quei 20 minuti dovrebbero essere privi di telefoni cellulari e televisione, liberi da distrazioni in generale. È un modo per dire: siamo qui tutti insieme intorno a un tavolo, godiamoci questa bella opportunità”, suggerisce Crepet.
In conclusione gli viene chiesto se ha qualche consiglio per trovare un punto di contatto tra genitori e figli: “Fare una passeggiata in un bosco, dove non arriva il segnale del telefono. Lì si potranno condividere esperienze, parlare di ciò che sta succedendo nella vita di ognuno. La natura è un ottimo catalizzatore di dialogo e connessione”
Quest’intervista di Paolo Crepet ci ha fornito preziose riflessioni sull’importanza di educare i giovani alla consapevolezza digitale e sull’importanza di creare spazi di connessione reale nella vita quotidiana.
PAOLO CREPET SI DEDICA AGLI INSEGNANTI
A tal proposito, è doveroso segnalare che Paolo Crepet ha deciso di dedicarsi alla formazione degli insegnanti. Parteciperà, infatti, a Educability , l’evento che si focalizza sulle competenze non cognitive (soft skills) nella gestione della classe, delle emozioni e delle relazioni, riconosciuto dal Ministero dell’Istruzione e del Merito con rilascio di attestato digitale valido ai fini della formazione e dell’esonero a scuola. Durante questo corso, Crepet affronterà tematiche cruciali come la tutela della funzione dell’insegnante e il patto di corresponsabilità tra docenti e genitori. Si concentrerà anche sulla definizione dei ruoli e sulle opportunità di collaborazione a supporto della crescita umana e del processo di apprendimento degli studenti.
Questa iniziativa mira a fornire agli insegnanti gli strumenti necessari per affrontare le sfide del mondo digitale e guidare gli studenti in modo responsabile. La partecipazione di Crepet a Educability rappresenta un passo importante verso una formazione di qualità nel mondo didattico, considerando l’importanza e l’urgenza di bilanciare l’utilizzo della tecnologia in classe promuovendo una corretta gestione della classe basata sulla comunicazione attiva tra insegnanti e studenti.