Condotto da Maria Annunziata Procopio, insegnante e psicologa, quest’ultimo webinar a cui ho partecipato affronta un percorso che mescola sapientemente teoria e pratica, partendo dalle lezioni di Vygotskij e Rodari per approdare a un metodo di insegnamento che non perde di vista l’immaginazione e la creatività, nemmeno quando si devono insegnare le materie scientifiche.
In poche parole, la relatrice del webinar “Insegnare la creatività: dalla scrittura alla matematica, passando per le arti”, suggerisce che stimolare l’immaginazione e favorire lo sviluppo della creatività siano passaggi importanti per l’insegnamento di qualsiasi tipo di disciplina, sia perché queste sono intimamente connesse, sia perché, citando Rodari, “abbiamo una sola mente”. Tutte le attività che servono a questo scopo sono infatti ampiamente riportate nel suo sussidiario “Incanto”, pubblicato dal gruppo editoriale ELi, che fornisce strumenti utili per insegnare le diverse discipline sfruttando il potere della creatività.
Un percorso da Vygotskij a Rodari
Queste poche parole spiegano meglio di tante altre la filosofia del webinar , che si propone di approfondire le modalità di apprendimento dei bambini della scuola primaria a partire dalle teorie di questi due grandi pedagoghi del Novecento. Un webinar che, però, inizia con una frase ad effetto di Einstein: “La logica ti può portare da un punto A a un punto B. L’immaginazione, invece, ti può portare ovunque.” Questo è infatti il filo conduttore di questo corso di formazione, che sottolinea in modo forte e convincente l’importanza della creatività come veicolo di apprendimento. Tutto inizia da una domanda stimolo: perché i bambini corrono? La risposta è sorprendente nella sua capacità di creare un legame fra una semplice attività fisica e una propensione che attiene alla natura degli esseri umani: perché la mente umana è proiettata in avanti, verso il futuro, con il solo scopo di modificare il presente.
Come spiega la relatrice, la tendenza a proiettarsi nel futuro è infatti tipica della mente umana e dipende direttamente dall’immaginazione, una parola che richiama qualcosa che non è reale, ma che invece riguarda tutto ciò che ci circonda. D’altronde, come darle torto? È evidente che ogni oggetto, ogni tecnologia, ogni dispositivo non sia altro che il traguardo di un percorso che dall’immaginario è approdato al concreto. L’Immaginazione, infatti, si concretizza attraverso i saperi, dall’arte alla matematica, e nessuno di noi nasce solo razionale o solo creativo, anzi, nel corso della vita si tende ad oscillare fra entrambi gli schemi di pensiero. Come dice bene Rodari, infatti, “non abbiamo che una sola mente”, nella quale c’è tutto quello che ci serve per apprendere i saperi e restituirli al mondo sotto forma di idee, progetti e manufatti.
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Giocare con le parole
Abbiamo detto che l’immaginazione, dunque, deve essere intesa come motore dell’apprendimento, ma dove nasce l’attività creatrice? Per Vygotskij la risposta è scontata: dal linguaggio interno, ovvero dalla rappresentazione delle esperienze vissute, che danno senso sia a quanto è interno alla persona, sia a ciò che si condivide con gli altri. In poche parole, è vivendo l’immaginazione, che costruiamo significati e li restituiamo al mondo.
La scuola, in questo senso, può fare davvero molto affinché i bambini crescano liberi, rifuggendo spinte omologatrici e aprendo spazi per la libera espressione e il dibattito. E, in questo senso, ci viene in aiuto Rodari, che nell’opera “Grammatica della fantasia”, ci suggerisce numerose metodologie per giocare con le parole, stimolando l’immaginazione dei bambini. Nel sussidiario della relatrice, infatti, vi sono numerose attività che attingono proprio dalle proposte del famoso scrittore e pedagogista, come ad esempio quelle che sfruttano la modifica del prefisso di un termine. Giocare con il “prefisso arbitrario”, infatti, contribuisce in modo eccellente all’apprendimento del linguaggio, strumento indispensabile per coltivare l’immaginazione. Ma nel libro vi sono anche altre attività, sempre riconducibili a Rodari, come l’”insalata di fiabe”, che mescola ad arte luoghi, storie e personaggi, aiutando gli alunni a sviluppare il pensiero divergente.
l’atelier di scrittura di Elisabeth Bing
Nei primi anni di scuola primaria, dunque, lo sviluppo del linguaggio, interno ed esterno, è possibile a partire dalle singole parole, con cui è possibile giocare e svolgere diverse attività. In classe terza, poi, diventa addirittura possibile proporre la scrittura di un libro, in cui far emergere le proprie caratteristiche individuali e sprigionare la propria creatività. A questo proposito, però, la relatrice riporta la teoria di Elisabeth Bing, che durante la sua carriera ha sempre manifestato una certa perplessità per quella che viene chiamata “libertà espressiva”.
Secondo la sua esperienza, un bambino lasciato di fronte a un foglio bianco reagirà esattamente come quando parla al telefono: utilizzerà un linguaggio banale e stereotipato, molto lontano da quello che utilizza, invece, quando dialoga con una persona in carne ed ossa. Senza indicazioni chiare, quindi, qualsiasi esercizio di scrittura tenderà a perdere gran parte della sua efficacia. Piuttosto, la Bing propone di sottoporre agli alunni dei modelli, ovvero dei brani d’autore, che servano come proposta di scrittura e orientino il lavoro.
Il laboratorio di scrittura della Bing, quindi, prevede 4 step:
- Riscaldamento – in questa fase preliminare si fornisce ai bambini un tempo di 3 minuti, nei quali seguiranno i loro pensieri, anche in modo illogico, da riportare sul foglio senza interrompere il fluire della scrittura;
- Ascolto – si legge agli alunni un breve brano d’autore, in modo che musicalità e ritmo possano stimolare l’immaginazione;
- Scrittura agìta – ora il bambino può dare sfogo alla libera espressione, scegliendo cosa proporre e in che modo comunicarlo;
- Pubblicazione del testo – il bambino legge il proprio componimento alla classe, sottoponendolo ad eventuali revisioni da parte dei compagni ed ascoltando i loro suggerimenti.
Ovviamente l’atelier di scrittura può essere adattato ai tempi e alla didattica prevista, alternando laboratori di scrittura espressiva ad altri mirati alla scrittura creativa.
Creatività nelle materie scientifiche
Per introdurre e sottolineare la valenza delle linee guida STEM, varate nel 2023, la relatrice propone l’affermazione di Einstein: “la matematica è come una poesia di idee logiche”, ribadendo ancora una volta l’importanza dell’immaginazione e della creatività nell’apprendimento delle materie scientifiche. Infatti, nonostante con l’introduzione delle discipline STEM si vogliano rafforzare le competenze matematiche, scientifiche, tecnologiche e digitali fin dalla scuola primaria, questo non significa affatto che gli altri saperi, come la musica, la poesia o l’arte non possano concorrere a tale apprendimento.
Le STEM rendono certamente la scuola più simile alla vita reale, permeata dalla tecnologia, ma per facilitare l’apprendimento dei bambini delle primarie è necessario puntare all’interconnessione delle discipline. La capacità di fare collegamenti, infatti, si è da sempre rivelata ben più funzionale all’apprendimento, che non la semplice memorizzazione delle informazioni. Grazie all’utilizzo delle competenze più propriamente attinenti alle materie umanistiche, infatti, l’immaginazione diventa ancora una volta volano per l’apprendimento, che guidato dalla curiosità degli alunni, potrà procedere in modo più rapido ed efficace.
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Il consiglio, dunque, è di passare dalla didattica frontale a quella esperienziale, in cui tutti i sensi e le competenze del bambino possano lavorare in sinergia, al fine di incoraggiare la sua curiosità e stimolarlo a trovare le sue passioni.
La zona di sviluppo prossimale
Come sottolinea più volte la Procopio nel webinar, l’insegnamento è un mestiere nobile, anche perché interviene in un periodo molto delicato dello sviluppo del bambino, ovvero quello che inizia in età prescolare ed è ancora fertile fino ai 7 anni. Secondo Vygotskij, infatti, questa è la zona di sviluppo prossimale, ovvero la distanza tra quello che un bambino può fare da solo e ciò che può raggiungere con l’aiuto di una figura di riferimento. In poche parole, è la fase intermedia fra ciò che ha già appreso e quanto è ormai pronto ad imparare e siccome questo periodo sensibile tenderà a diminuire nel tempo, è in questa fase che i nostri sforzi devono farsi più intensi.
Ma siccome ogni bambino è un universo a sé, ogni alunno segue un proprio percorso di crescita e apprendimento, al quale noi insegnanti dobbiamo adeguarci, prendendo come punto di riferimento le sue peculiari caratteristiche e potenzialità. E la relatrice torna ancora a Vygotskij quando affronta il problema dell’apprendimento della lingua scritta, concludendo che il compito dell’insegnante è quello di stimolare la creatività ed insegnare ai bambini che si può attingere alle competenze umanistiche per risolvere problemi matematici e fare affidamento su quelle logiche per apprezzare un disegno o un brano musicale.
Un percorso, dunque, circolare, con cui, una volta di più, viene posto l’accento sulla creatività, da sempre motore dello sviluppo umano e del pensiero critico.
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