La rivista per la scuola e per la didattica
DIDATTICA

Dai documenti ministeriali alla progettazione didattica

Sebbene siano ormai passati dodici anni dall’emanazione delle Indicazioni nazionali della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, la portata innovativa di questo strumento appare ancora oggi più che mai evidente e la “rivoluzione” che ha causato è ancora in atto tuttora nelle scuole di tutto il territorio nazionale.

Esse nascono con l’autonomia scolastica, sostituendosi ai Programmi Nazionali, e sono indirizzate a istituzioni scolastiche che hanno intanto acquisito un’autonomia progettuale, didattica e organizzativa. L’ottica viene così completamente ribaltata, passando dalla definizione di programmi prescrittivi calati dall’alto a Indicazioni Nazionali orientative, che consentono ad ogni scuola di elaborare il proprio curricolo, espressione dell’autonomia delle istituzioni scolastiche.

Ecco quindi che le Indicazioni Nazionali diventano un documento di riferimento per gli insegnanti che, ciascuno con il proprio ruolo attivo all’interno del collegio docenti, possono discutere, condividere e approvare un proprio curricolo d’istituto, poi inserito nel Piano Triennale dell’Offerta Formativa che funge da carta d’identità di ogni scuola italiana.

Anno scolastico 2024/25

Adotti un nuovo sussidiario?

Con i nuovi corsi del primo e secondo ciclo per la scuola primaria del Gruppo Editoriale ELi hai un vero e proprio Kit docente in esclusiva per te

kit docente 2024

Fin dalla lettura delle prime pagine delle Indicazioni Nazionali si evince come si parta da una visione “dal basso”, con il presupposto che ogni scuola sia inserita in una società in continua e rapida trasformazione, sociale e culturale, dovuta anche agli strumenti tecnologici e digitali. La realtà è quindi complessa e la scuola non è più l’unico depositario del sapere e l’unico contesto in cui i giovani discenti possano apprendere.

Al centro del processo di insegnamento/apprendimento non vi è più il docente ma bensì il discente, con la sua unicità e complessità. La scuola è quindi chiamata a realizzare percorsi formativi che rispondano alle reali inclinazioni di ogni singolo/a alunno/a, valorizzando così le peculiarità di ciascuno. L’alunno viene visto come attore del proprio apprendimento, con un ruolo attivo nella costruzione delle sue competenze. L’insegnante passa da depositario di sapere a mediatore nei processi di apprendimento, la conoscenza trasmissiva viene sostituita da una conoscenza consapevole e l’apprendimento diventa attivo e responsabile.

L’insegnante sposta l’attenzione dal “cosa si apprende” al “come si apprende”, divenendo un facilitatore dell’apprendimento e creando un patto formativo con ogni suo studente. Anche il setting didattico risulterà essere meno rigido e più flessibile, avendo come fine ultimo un apprendimento partecipato.

Ecco quindi che lo scopo della scuola e di ciascun insegnante diventa quello di sviluppare il pensiero critico, favorire l’autonomia di pensiero, rendere consapevoli delle proprie potenzialità e aspirazioni nell’ottica del successo scolastico di ogni studente, favorire la metacognizione ovvero l’imparare ad imparare; oltre alle abilità e alle conoscenze, la scuola deve sviluppare quindi le competenze.

Altresì la valutazione diventa valutazione soprattutto formativa in modo da offrire ai discenti la possibilità di comprendere i propri punti di forza e di debolezza, in una continua autovalutazione che mette in gioco grandi capacità di metacognizione.

LEGGI ANCHE
Come progettare una reale valutazione di tipo formativo nella scuola primaria durante l’intero anno scolastico

Infine, ma non per importanza, viene dato particolare peso alla dimensione sociale della scuola, che deve essere un luogo accogliente, nel rispetto e nella valorizzazione delle diversità. Lo “star bene a scuola” appare pertanto imprescindibile dal successo formativo del singolo alunno, poiché vi è apprendimento significativo solo quando in classe vi sia un clima positivo e collaborativo. Il gruppo classe deve essere inteso come gruppo di apprendimento in cui gli aspetti relazionali sono elementi fondamentali, poiché veicolano e stimolano gli apprendimenti. Il docente deve quindi incoraggiare l’apprendimento collaborativo, poiché l’apprendimento non è solamente individuale, ma soprattutto sociale. La qualità del contesto classe risulta, infatti, essere condizionata dalle caratteristiche individuali sia di studenti sia di insegnanti e dagli elementi peculiari della scuola. A questo scopo il valorizzare le diversità, facendo in modo che non diventino disuguaglianze ma fonte di ricchezza, deve essere il faro di ogni insegnante.

Il curricolo verticale

La nuova impostazione organizzativa legata all’autonomia scolastica e alle Indicazioni Nazionali ha fin da subito richiesto anche una nuova impostazione didattica, soprattutto nel primo ciclo di istruzione: in ogni Istituto Comprensivo, partendo dalle Indicazioni Nazionali, si arriva alla creazione del proprio curricolo verticale – dalla scuola dell’infanzia, passando per la scuola primaria, fino ad arrivare alla scuola secondaria di primo grado – espressione della libertà di insegnamento.

Creare una continuità formativa significa valorizzare la coerenza educativa tra le discipline e lungo tutto il percorso, sviluppando e organizzando ricerca e innovazione educativa in ogni ordine scolastico, senza cadere nell’errore dell’uniformità poiché ciascun ordine di scuola ha proprie peculiarità e necessità.

Creare un curricolo verticale significa per i docenti confrontarsi e collaborare, individuando le esperienze di apprendimento più efficaci, le scelte didattiche e le strategie, cercando di non frammentare eccessivamente le discipline, ma individuando progetti interdisciplinari che possano contribuire a promuovere abilità e competenze diverse.

La progettazione del curricolo è un’occasione preziosa per la scuola che diviene così comunità educante valorizzando le competenze dei diversi professionisti e creando reti tra scuola e territorio. Frutto della collaborazione e del confronto tra docenti, il curricolo verticale deve risultare come un percorso unitario con obiettivi graduali e progressivi. Il curricolo verticale verrà poi declinato dai docenti nella propria progettazione di classe. Quest’ultima dovrà quindi dettagliare gli obiettivi di apprendimento delle varie discipline e i relativi traguardi per lo sviluppo delle competenze, così come indicato nel testo “Raccomandazione del Consiglio d’Europa” relativamente alle otto competenze chiave per l’apprendimento permanente aggiornata al 2018.

Il Quadro di Riferimento racchiuso nella Raccomandazione del Consiglio europeo del 22 maggio 2018 delinea otto tipi di competenze chiave. Tali competenze si sviluppano in una prospettiva di apprendimento permanente, dalla prima infanzia a tutta la vita adulta, mediante attraverso l’apprendimento formale, non formale e informale in tutti i contesti.

Le skill sono utili non solo sul piano dell’apprendimento nel contesto scolastico ma abbracciano una visione più ampia, facendo riferimento alla realizzazione e allo sviluppo personale, all’inclusione sociale, ad uno stile di vita sostenibile, alla cittadinanza attiva. Esse sono la Competenza alfabetica funzionale, La Competenza multilinguistica, la Competenza matematica, in scienze e in tecnologia e ingegneria, la Competenza digitale, la Competenza personale, sociale e la capacità di imparare a imparare, la Competenza in materia di cittadinanza, la Competenza imprenditoriale, la Competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali.

Appare evidente che per l’acquisizione di queste competenze non sia più sufficiente il mero apprendimento scolastico. Da molti anni infatti si parla di Life long learning: presupposto fondamentale di ogni docente è guardare con occhi diversi il bambino/a ragazzo/a in una prospettiva futura, come cittadino del mondo, in una visione di formazione che possa durare per l’intero arco di vita, formazione di cittadini, cittadini dell’Europa e del mondo. La formazione continua diventa necessaria per rispondere in maniera adeguata ai continui mutamenti che si verificano a livello di istruzione e nell’ambito di una società che appare sempre più complessa e in rapida evoluzione: capacità di auto e meta riflessione, pensiero critico, problem solving, resilienza sono solo alcune delle abilità che sia docenti che nuove generazioni sono chiamati a fare propri.

Il Piano Nazionale Scuola Digitale

Se ne “Il Quadro di Riferimento” racchiuso nella Raccomandazione del Consiglio europeo del 22 maggio 2018 viene sottolineata l’importanza del ruolo del digitale nell’apprendimento e relativamente all’acquisizione di competenze, nel Piano Nazionale Scuola Digitale link esterno previsto con la legge 107 del 2015, l’educazione digitale diventa il punto centrale dell’innovazione del sistema scolastico negli ultimi anni.

Con questo Piano infatti viene previsto l’impiego di più fonti di risorse a favore dell’innovazione digitale, a partire dalle risorse dei Fondi Strutturali Europei (PON Istruzione 2014-2020).

Con il Piano Nazionale Scuola Digitale viene chiesto uno sforzo collettivo da parte di docenti, dirigenti scolastici e personale amministrativo per fondare le basi di un sistema formativo nell’era digitale: una scuola rinnovata, in cui le tecnologie diventino ordinarie ed entrino a far parte della prassi quotidiana in classe.

Nel Piano Nazionale Scuola Digitale viene sottolineato però che l’educazione nell’era digitale non deve porre al centro la tecnologia, ma “i nuovi modelli di interazione didattica che la utilizzano”.

Le buone pratiche alla base non cambiano: una scuola aperta e inclusiva e non più unicamente trasmissiva ma con il supporto e l’utilizzo quotidiano di strumenti digitali in ambienti di apprendimento flessibili, che favoriscano apprendimenti attivi e laboratoriali che coniughino il sapere e il saper fare, sviluppando così non solo conoscenze e abilità, ma competenze. Continuare a lavorare per competenze intese come progettazione che mette al centro trasversalità, condivisione e co-creazione, e come azione didattica caratterizzata da esplorazione, esperienza, riflessione, autovalutazione, monitoraggio e valutazione, resta la mission della scuola. Il primo passo è quindi cogliere le opportunità offerte dalle tecnologie digitali e coniugarle ad una didattica per problemi e per progetti. In questo quadro, le tecnologie digitali supportano le competenze metacognitive, cognitive e relazionali, ovvero le dimensioni relative alle competenze trasversali.

Uno dei pilastri centrali del PNSD è quindi l’innovazione degli ambienti di apprendimento, prevedendo: aule aumentate dalla tecnologia, ovvero aule “tradizionali” arricchite di dotazioni per la fruizione individuale e collettiva del web e di contenuti; spazi alternativi per l’apprendimento, con arredi e tecnologie per la fruizione individuale e collettiva che permettono una certa flessibilità e una rimodulazione continua degli spazi in relazione all’attività didattica prescelta; laboratori mobili, ovvero dispositivi e strumenti mobili in carrelli mobili a disposizione di tutta la scuola (per esperienze laboratoriali nelle diverse discipline, digitali e non), in grado di trasformare un’aula tradizionale in uno spazio flessibile e multimediale.

LEGGI ANCHE
Come utilizzare i video didattici presenti nel libro digitale di Grillo e la Luna per un insegnamento completo ed efficace

Altra grande novità contenuta nel PNSD è la promozione al cosiddetto BYOD (Bring Your Own Device), ossia l’utilizzo di dispositivi elettronici personali durante le attività didattiche.

Naturalmente gli studenti vanno accompagnati in un percorso di consapevolezza e responsabilizzazione nell’utilizzo del “digitale”; essi sono sì immersi in una società tecnologicamente ricca e pervasa da media e tecnologie digitali, ma non possono essere accompagnati nello sviluppo delle competenze che servono per un loro utilizzo critico e consapevole, competenze logiche e computazionali, competenze tecnologiche e operative, competenze argomentative, semantiche e interpretative.

Anche l’OCSE infatti raccomanda che i ragazzi non siano lasciati soli in questo percorso, trasformandosi consapevolmente in “consumatori critici” e “produttori” di contenuti e architetture digitali.

Il Piano Triennale dell’offerta formativa rappresenta quindi lo strumento cardine per mettere a sistema principi, gli strumenti e le finalità previsti nel PNSD. L’inserimento nel PTOF delle azioni coerenti con il PNSD servirà a migliorare e mettere in chiave programmatica la scelta delle strategie legate all’innovazione digitale delle istituzioni scolastiche.

La grande sfida delle Istituzioni scolastiche pertanto è quella di coniugare il digitale con la didattica, facendo in modo di allargare le possibilità che il digitale offre, senza sostituirsi alla didattica, in un’ottica inclusiva e di personalizzazione.

CONDIVIDI L'ARTICOLO

ARGOMENTO

SI È PARLATO DI


In una scuola di Milano gli studenti valutano i professori: è stata annunciata la “pagella dei docenti”

studenti valutano i professori

Il tema della valutazione è uno dei più importanti in ambito scolastico, ma di solito riguarda soltanto gli studenti, con voti e giudizi che indicano un certo livello di preparazione. Eppure, oggi è altrettanto importante anche la valutazione degli insegnanti, come avviene in un liceo di Milano, in cui è stata introdotta la pagella dei docenti. A compilarla non sarebbero i colleghi, come voleva l’ex Ministro Bianchi, né le graduatorie,…

A scuola si impara facendo, l’impatto della pedagogia attiva di John Dewey

John Dewey

A ottobre ricorre l’anniversario della nascita di John Dewey: anche se il nome forse dirà poco ai più, si tratta di una figura che ha avuto un’influenza enorme sulla pedagogia moderna. Dobbiamo infatti a Dewey il concetto del learning by doing: il nuovo approccio, basato sull’idea che gli studenti imparano meglio facendo, è diventato fondamentale nelle moderne metodologie educative. Vediamo allora l’importanza di John Dewey e del suo concetto di…

Un gruppo di maestre “svuota” una libreria acquistando tutti i libri di narrativa e per bambini in vetrina

gruppo di maestre svuota una libreria

Che la lettura sia importante nello sviluppo dei più giovani e nella vita degli adulti, non è certo un mistero. Tuttavia, gli ultimi anni hanno visto una decadenza lenta ma continua di questa pratica, tanto che oggi 6 italiani su 10 non leggono neanche un libro all’anno. Per questa ragione, ogni iniziativa che riesca a portare le persone a leggere (un po’) di più è sempre gradita. Se a Modena…

A Milano c’è un liceo in cui la filosofia verrà insegnata insieme all’intelligenza artificiale

filosofia verrà insegnata insieme all'intelligenza artificiale

Anno dopo anno, la tecnologia digitale e l’intelligenza artificiale stanno diventando una parte sempre più integrante della nostra società. In particolare, le IA si stanno diffondendo in tutti i settori produttivi e della vita sociale, scuola compresa. Se è vero che il 40% degli insegnanti è favorevole all’intelligenza artificiale a scuola, allo stesso tempo bisogna approcciare questa novità in modo consapevole. Diventa essenziale, insomma, preparare gli studenti alle opportunità e…

Fiorella Mannoia confessa di non essere stata una studentessa modello e lancia un appello agli studenti: “Se non leggete saranno gli altri a pensare per voi”

fiorella mannoia

Il rapporto fra studenti e docenti è sempre stato una parte importante delle dinamiche scolastiche, anche nei momenti di tensione. Ne ha parlato di recente anche Fiorella Mannoia, ospite a “La Fisica dell’Amore” in onda su Rai 2. Nel programma condotto dal docente e influencer Vincenzo Schettini, la cantante ha toccato diversi temi, fra cui il rapporto con gli insegnanti e il ruolo che questi ultimi hanno nella crescita degli…

Se un insegnante dà pochi compiti per casa significa che non vuole bene agli studenti

pochi compiti per casa

Non tutti gli insegnanti meritano di essere seguiti: questo il cuore del discorso tenuto da Nicola Gratteri per l’inaugurazione dell’anno scolastico in una scuola di Casola, in provincia di Napoli. Il procuratore della Repubblica ha parlato agli studenti, mettendoli in guardia da alcuni insegnanti e dai pericoli del web, verso cui è fondamentale mantenere un atteggiamento critico. Con un augurio verso i più giovani, che dalla scuola costruiscono il loro…

La scuola è un luogo di disobbedienza verso sé stessi, dove si forgia l’individuo. In terzo superiore non puoi essere vittima del possibile lavoro causato dalla probabile università

luogo di disobbedienza

Oggi sembra che tutti abbiano un’opinione sul ruolo della scuola ma, allo stesso tempo, in pochi ne sono consapevoli. Da una parte, si sente parlare di educazione come strumento per formare i giovani, mentre dall’altra la scuola emerge come soggetto ormai slegato dalle vere esigenze degli studenti. Nel dibattito sul ruolo della scuola contemporanea si inserisce anche la voce di Edoardo Prati, giovane studente di lettere classiche e influencer. Ospite…

La riforma del voto in condotta non convince Novara: “La scuola non deve trasformarsi in un luogo di punizione”

riforma del voto in condotta

“La scuola non è un luogo di espiazione della pena e di punizione, bensì di apprendimento”. Con queste parole il pedagogista Daniele Novara critica la riforma del voto in condotta voluta da Giuseppe Valditara. Se per il Ministro dell’Istruzione e del Merito il voto in condotta deve essere più determinante ai fini della bocciatura, Novara è in disaccordo su tutta la linea: “così si sviliscono i presupposti della scuola stessa”….

La scuola istruisce, quando ce la fa, ma non educa. Smartphone e computer devono stare fuori dalle classi

la scuola istruisce

In un contesto sociale sempre più complesso, ci sono alcune istituzioni che rischiano di perdere la propria identità. Una di queste è la scuola, al centro della lectio magistralis di Umberto Galimberti al Settembre Pedagogico di Andria . Secondo il filosofo, la scuola oggi istruisce ma non educa, e anzi ricorre troppo agli strumenti tecnologici per sopperire alle proprie mancanze. Quale può essere la soluzione? La scuola istruisce, ma non…

Gli studenti non si alzano dal banco per stare al cellulare neanche durante le ricreazione, un liceo di Torino dice basta: “Saranno ritirati all’ingresso”

stare al cellulare

Il rapporto degli studenti con lo smartphone non è certo dei più semplici, come molti insegnanti e dirigenti sanno molto bene. Per questa ragione, di recente il Liceo Scientifico Alessandro Volta di Torino ha deciso di introdurre il divieto di usare il cellulare a scuola per gli studenti del biennio. Si tratta di una decisione che, per quanto possa sembrare estrema, non è un unicum nel panorama scolastico italiano e…

great

Quaderni operativi?

X

invalsi 2025