Dopo tante discussioni, alla fine Giuseppe Valditara ha firmato il decreto che introduce la valutazione per i dirigenti scolastici. La cosiddetta pagella dei presidi porta con sé alcune novità, come la ricaduta sulla retribuzione e una serie di obiettivi da raggiungere.
Si tratta di un sistema che entrerà in vigore già nel corso di questo anno scolastico, benché in forma semplificata, ma che entrerà a regime già dal prossimo settembre. Insieme ai vantaggi che la nuova valutazione comporta, tuttavia, non sono poche le critiche arrivate al ministro dell’istruzione e del merito. Una fra tutte: la pagella incentiva la competizione fra i presidi, non la collaborazione.
Come funziona
Il nuovo sistema di valutazione dei presidi sarà strutturato su specifici obiettivi che verranno assegnati all’inizio dell’anno scolastico. La valutazione dei parametri, insieme al raggiungimento dei risultati, avverrà mediante una piattaforma online. Ecco alcuni dei criteri di valutazione presi in considerazione dalla “pagella”:
- efficienza nella gestione delle supplenze brevi;
- puntualità nei pagamenti;
- attuazione del PTOF, il Piano Triennale dell’Offerta Formativa;
- partecipazione a progetti di orientamento e reti scolastiche;
- relazioni con il territorio e con la comunità scolastica.
Come precisa il Ministero dell’Istruzione e del Merito, ad avere l’ultima parola sui giudizi ai presidi saranno i direttori degli Uffici Scolastici Regionali. Questi ultimi si confermano dunque il riferimento principale dei dirigenti, che potranno comunque contestare i giudizi ricevuti. Allo stesso tempo, però, la novità più significativa riguarda l’impatto della nuova valutazione sulla retribuzione di risultato dei presidi. Con il nuovo sistema, essa verrà erogata soltanto a chi avrà raggiunto i risultati stabiliti.
Una riforma storica
Per Giuseppe Valditara la nuova valutazione dei dirigenti scolastici segna un momento storico per il comparto scuola, dal momento che associa i risultati ottenuti da molti dirigenti scolastici ad un riconoscimento economico. Queste le parole del ministro:
Il sistema di valutazione ora introdotto, che partirà già da quest’anno, arriva dopo 25 anni di assenza normativa, segnalata più volte a livello istituzionale e dovuta ad una forte ostilità culturale. Il nuovo sistema di valutazione consentirà di verificare e accompagnare il raggiungimento dei risultati, al servizio degli studenti e delle famiglie, anche nella prospettiva di una crescita professionale dei dirigenti scolastici.
Non tutti sono però d’accordo né condividono questa visione, soprattutto due sindacati storici come CGIL e UIL Scuola. Entrambe le sigle parlano di un meccanismo che accentua la trasformazione dei presidi in manager aziendali, piuttosto che riconoscerli come figure fondamentali per l’educazione. Inoltre, per i sindacati il nuovo sistema di valutazione assegna troppo potere ai direttori degli USR, in modo quasi arbitrario.
Le richieste dei presidi
Di diverso avviso sono i sindacati dei presidi, come Dirigentiscuola e l’ANP, secondo cui la valutazione dei dirigenti scolastici rappresenta l’occasione giusta per adeguare la retribuzione agli altri dirigenti della pubblica amministrazione. D’altronde, questo il ragionamento, le responsabilità dei presidi vanno accompagnate da risorse economiche adeguate.
Insomma, l’introduzione della valutazione segna un cambiamento significativo per la scuola italiana, che spinge sempre più sul “merito” e sul raggiungimento di obiettivi stabiliti a inizio anno. Che basti questa iniziativa a migliorare la gestione scolastica, è purtroppo ancora presto per dirlo, al di là delle polemiche e dei comprensibili dubbi. Nella speranza che la pagella dei presidi non diventi l’ennesima occasione mancata, della quale non si sente il neppure il bisogno.