Svolgere lo stesso lavoro degli insegnanti di ruolo per un compenso ben differente non sta bene ai docenti precari, che protestano animatamente nei confronti del bonus 500 euro. Trovando la nuova legge ingiusta, gli insegnanti precari chiedono al governo di abolirla. In questo articolo cerchiamo di capire meglio in cosa consista questo bonus e da cosa derivino le proteste.
BONUS 500 EURO: LA PROTESTA
Il bonus 500 euro è un’iniziativa promossa dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca che prevede un accredito di 500 euro per ogni anno scolastico nella carta del docente. Si tratta di una legge accolta con favore ormai 6 anni fa, attraverso la legge 107 (Buona Scuola).
La carta del docente consiste in una tessera elettronica che può essere utilizzata per acquistare materiale funzionale all’aggiornamento e alla formazione dei docenti degli istituti scolastici italiani.
Attraverso l’uso della carta del docente è possibile acquistare diverse cose, tra cui:
- corsi di formazione, di aggiornamento e di qualificazione
- corsi universitari inerenti agli studi dell’insegnamento
- biglietti per entrare a musei, sale cinematografiche e altri eventi culturali
- libri e altro materiale didattico , in formato cartaceo o digitale
- materiale informatico, sia hardware che software
- altre iniziative coerenti con ciò dichiarato nella legge 107, articolo 1, comma 124.
Il nocciolo di tutte le proteste, tuttavia, è che con docenti si intendano solo gli insegnanti di ruolo e non quelli precari. Ad essere esclusi dal bonus sono quindi:
- i supplenti
- gli insegnanti assunti tramite graduatoria provinciale per le supplenze (dotati di contratto a tempo determinato)
- il personale ATA.
STESSE RESPONSABILITÀ, COMPENSO DIVERSO
Il principale motivo di malcontento nei docenti precari è la disuguaglianza di trattamento da parte della scuola. Si sentono sfruttati poiché le loro responsabilità con gli alunni sono le stesse di quelle dei docenti di ruolo. Si presenta, però, un’importante discrepanza tra le due categorie quando si tratta di metterli sulla bilancia dei privilegi.
Secondo alcuni si è creato un sistema di insegnanti di serie A e insegnanti di serie B. Così, oltre ad avere uno stipendio minore e minori sicurezze sul futuro lavorativo, i docenti precari sono tagliati fuori anche da premi quali il bonus 500 euro. E loro non ci stanno. Si fanno sentire in piazza, così come sui social, rivendicando i propri diritti.
Una di loro propone: “Si dovrebbe cambiare il nome in carta del personale scolastico ed integrare il personale Ata per acquisti attinenti lo svolgimento del proprio lavoro e la formazione professionale in itinere”. Effettivamente, se la scuola funziona come sistema è grazie alla collaborazione di tutto il personale, non solo grazie al lavoro degli insegnanti di ruolo.