Quando si sentono apprezzati, i bambini sono felici all’idea di imparare qualcosa e di condividere quello che ha imparato. Ciò è vero in particolar modo per gli alunni plusdotati, spesso non valorizzati da una scuola che fatica a offrire un’educazione adeguata. Ne ha parlato di recente la pedagogista e docente universitaria Anna Granata in un’intervista al giornale Fanpage . Secondo l’esperta, una scuola che usa lo stesso metodo per tutti finisce per non insegnare a nessuno, soprattutto agli alunni plusdotati.
Studenti plusdotati e scuola
Come la stessa Granata ricorda, oggi i ragazzi plusdotati rappresentano almeno il 5% degli studenti, un valore sempre più in crescita. Di norma, questi alunni vengono inseriti fra coloro che hanno bisogni educativi speciali e quindi necessitano di un percorso di studi personalizzato, adatto a loro. Il problema è che la scuola fatica a valorizzare il loro percorso, tanto che secondo la pedagogista:
E non solo: spesso proprio per questo assume atteggiamenti opposti, rifiutandosi di studiare e quindi rifiutando un percorso scolastico che non sente proprio. Oltre al danno, potremmo dire, arriva anche la beffa. La scuola infatti propende per un apprendimento molto standardizzato, con tempi e metodi uguali per tutti o quasi, e di fatto seguendo un modello di studente medio. Con tutte le conseguenze del caso.
Una scuola che punta alla mediocrità
Nella sua intervista a Fanpage, Anna Granata continua puntando il dito verso l’intero sistema scolastico attuale, in cui ogni problema è sempre collegato agli altri. La scarsa valorizzazione degli alunni plusdotati si lega alla precarietà dei docenti e alle poche risorse disponibili per diversificare gli insegnamenti. Un contesto del genere porta a una generale standardizzazione o, potremmo aggiungere, a una scuola che punta alla mediocrità:
Un’altra conseguenza di questo approccio è il rischio di non saper individuare i talenti nascosti in una classe. Non solo i ragazzi plusdotati non vengono valorizzati dalla scuola, ma spesso neanche vengono riconosciuti, a dispetto di una collaborazione fra scuola e famiglia che rimane essenziale. Cosa fare allora?
Come valorizzare davvero gli studenti
Il problema può essere condensato in un unico concetto: la scuola attuale vede negli studenti dei vasi vuoti da riempire di nozioni, e basta così. In realtà, ricorda Anna Granata, ogni bambino ha un bagaglio di saperi, esperienze e competenze che è esclusivamente suo, e che deve trovare spazio all’interno di una scuola in grado di valorizzarlo. Come fare allora? Queste le parole della pedagogista:
Allora potrebbe avere senso un modello scolastico più flessibile, simile alle pluriclassi o alle classi finlandesi, di cui così tanto si è parlato negli ultimi tempi. Quale che sia la soluzione, un cambiamento oggi è quanto mai necessario: serve una scuola che diventi una comunità di apprendimento in cui ogni alunno possa sentirsi valorizzato, che sia plusdotato o meno.