Roberto Vecchioni parla della scuola conoscendola, al contrario di altre personalità del mondo dello spettacolo che si esprimono senza essere mai stati in una classe. Laureato in Lettere all’Università Cattolica di Milano nel 1968, nella stessa università lavora per un paio di anni come assistente di Storia delle religioni. Successivamente insegna greco e latino in alcuni licei classici, e termina la sua carriera all’Università degli Studi di Torino, nella quale è docente di “Forme di poesia in musica”. Parallelamente al suo percorso universitario e di docenza, si sviluppa la sua carriera di cantautore.
Meno genitori a scuola e più considerazione degli insegnanti
Vecchioni, a proposito della presenza sempre più preponderante dei genitori a scuola, durante il congresso nazionale della Uil Scuola a Roma, dichiara che “Gli insegnanti italiani sono i più bravi del mondo. Certo, se venissero a mancare i genitori a scuola ci sarebbe meno sfacelo, secondo me”. Ha affermato, inoltre, che è necessario avere maggiore fiducia negli insegnanti. Il cantautore e professore consiglia ai genitori di ascoltare sempre gli insegnanti, perché essi trascorrono più tempo con i ragazzi di quanto non lo faccia un genitore: raccomanda, inoltre, di stare a sentire i docenti e di ascoltarli con pazienza, discutere con i figli magari, ma poi credere agli insegnanti, che sono quasi sempre in buona fede (e, se non lo sono, sono insegnanti incapaci, incalza).
Educare al bello
Anche Roberto Vecchioni, come molte figure educative negli ultimi tempi, esprime l’urgenza di tornare a educare ai valori, e tra i valori più importanti c’è la tensione umana e naturale verso il bello, il vero e il bene. Insegnando greco e latino, ha infatti dichiarato, si scopre quanto si possano usare una miriade di espressioni per narrare un solo concetto. Apprezzare ciò significa apprezzare il bello, e la bellezza è qualcosa che richiede cura e tempo. Spesso, oggigiorno, “La sensibilità al bello purtroppo è spesso deturpata, oggi, da qualcosa di facile. E la vita spesso non permette di avere giovani all’altezza del lavoro che vorrebbero avere: serve la cultura”. Un richiamo netto e deciso a tornare alle cose che richiedono cura e tempo come la cultura, per poter raggiungere una professione che davvero soddisfi e riempia la vita.
Interdisciplinarità e curiosità
La scuola può e deve essere il mezzo attraverso cui non si insegnano solo nozioni e conoscenze, ma la vita stessa. Pensiamo anche solo a una lezione di lingua latina o greca che, viaggiando con la mente, con la curiosità e con i concetti, permetta di arrivare oltre l’inaspettato, come dichiara Vecchioni sempre durante il congresso nazionale della Uil Scuola: “Durante l’ora di lezione, da una frase latina o greca si arriva a Leopardi e alla Fisica quantistica. Ognuno diceva la sua. Questa è la funzione della scuola: non c’è un’unica cosa da insegnare, ma tante attorno”.