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Gli studenti non si alzano dal banco per stare al cellulare neanche durante le ricreazione, un liceo di Torino dice basta: “Saranno ritirati all’ingresso”

Il rapporto degli studenti con lo smartphone non è certo dei più semplici, come molti insegnanti e dirigenti sanno molto bene. Per questa ragione, di recente il Liceo Scientifico Alessandro Volta di Torino ha deciso di introdurre il divieto di usare il cellulare a scuola per gli studenti del biennio. Si tratta di una decisione che, per quanto possa sembrare estrema, non è un unicum nel panorama scolastico italiano e ha ragioni molto precise. Vediamo quali.

progetto “No smartphone”

Il divieto introdotto dal Volta di Torino per gli alunni più piccoli è parte del progetto “No smartphone”. La scuola stessa ha definito l’iniziativa come un’azione educativa che ha l’obiettivo di migliorare la qualità delle relazioni fra gli studenti. Spiega molto bene le ragioni del divieto la preside Maurizia Basili, intervenuta sull’edizione torinese de Il Corriere della Sera link esterno:

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Siamo arrivati a questa decisione osservandoli durante l’intervallo: molti non si alzano dal banco, non si guardano in faccia. Se gli insegnanti li riprendono, si arrabbiano sostenendo che è il loro tempo libero.

Se i ragazzi socializzano sempre meno e, invece, preferiscono rinchiudersi nel rapporto a due con lo smartphone, allora è necessario fare qualcosa. All’inizio la scuola ha provato a convincere i ragazzi a tenere i cellulari nello zaino, ma le raccomandazioni sono servite a poco. Pertanto, il divieto partirà non appena saranno disponibili degli armadietti dedicati in cui riporre gli smartphone. Ma basta questo?

La DS Maurizia Basili del liceo Volta di Torino

Una scuola senza smartphone

La dirigenza del liceo scientifico torinese ha dovuto prendere una decisione così netta dopo aver osservato il comportamento degli studenti di primo e secondo anno. In gioco c’è infatti il loro benessere psicologico e la convinzione che la scuola debba essere un luogo di relazioni umane. D’altronde, il divieto di usare lo smartphone a scuola è già in vigore in alcuni Paesi europei e lo stesso Ministro Valditara si è speso molto perché sia inserito nelle scuole primarie e nelle scuole scuole secondarie di primo grado.

Se è vero che il cellulare può diventare uno strumento utile anche per la didattica, non bisogna dimenticare la dipendenza a cui può portare, quando in cui il suo utilizzo non viene regolamentato in modo adeguato. Da questo punto di vista, fa discutere l’iniziativa statunitense che vorrebbe apporre sugli smartphone una sorta di etichetta “nuoce gravemente alla salute”. Una misura estrema, certo, ma per molti necessaria.

Le reazioni dei genitori

Come dirigenti e docenti, anche i genitori si sono mostrati da subito d’accordo con il divieto dello smartphone per gli studenti dei primi due anni. Il Corriere della Sera ha raccolto alcune testimonianze, come quella del padre di uno degli alunni della scuola:

Sono d’accordo e lo trovo istruttivo: li sequestro anche io a casa, perché usandoli si perde la cognizione del tempo. Il telefono è pensato soltanto per svagarsi e non per imparare: i ragazzi non hanno la maturità di usarlo per studiare. Non penso sarà un problema farne a meno, visto che alle medie già si faceva così.

Anche altri genitori hanno avuto reazioni simili, e certamente queste sono argomentazioni ragionevoli. Non bisogna però dimenticare come anche qui possa sorgere un problema: al rapporto dei ragazzi con lo smartphone contribuisce anche la loro esperienza nel contesto domestico.

Una preside ha raccontato come i suoi studenti usino poco il cellulare, al contrario dei loro genitori che invece ne abusano. Insomma, che riguardi i giovani o le famiglie, è necessario che il rapporto con il cellulare sia equilibrato. E se nel primo caso possono bastare degli armadietti, nel secondo caso potrebbe anche andare bene tornare fra i banchi di scuola. Magari anche al liceo Alessandro Volta di Torino, ma senza smartphone.

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