Di recente il Procuratore della Repubblica Nicola Gratteri è stato intervistato da Skuola.net ed è intervenuto su alcune questioni che animano il dibattito scolastico. Nel corso dell’intervista, infatti, il magistrato ha detto la sua sugli insegnanti poco credibili che ci sono oggi, sui rischi dei social media e sui genitori troppo invadenti. Inoltre, ha anche proposto una scuola a tempo pieno e il ritorno ai trimestri: una ricetta efficace?
Insegnanti credibili
Se la scuola rappresenta un’istituzione fondamentale per il Paese, è necessario che tutte le sue parti funzionino a dovere. Secondo Gratteri agli studenti interessano notizie e informazioni utili nella loro vita, concetti pratici come i consumi, i soldi, le mode. Inoltre, gli insegnanti devono essere credibili per riuscire a intercettare l’interesse dei giovani. Queste le sue parole:
Il problema quindi non riguarda di per sé la preparazione di un docente, quanto la sua capacità di parlare ai ragazzi. Non si tratta neanche della mancanza di passione che alcuni influencer come Edoardo Prati hanno individuato nella classe degli insegnanti, quanto di un’incapacità di parlare ai giovani. In modo credibile.
Una scuola a tempo pieno
Nella sua intervista a Skuola.net, Nicola Gratteri parla anche dell’influenza che i social media hanno sulla crescita dei giovani. Su TikTok, sostiene il magistrato, le mafie si propongono con modelli vincenti, ricchi e potenti che possono fare breccia in chi non conosce altro strumento che lo smartphone. Da questo punto di vista, non serve tanto utilizzare la tecnologia a scuola quanto avere più scuola:
Per Gratteri è quindi necessario tornare ai trimestri, proprio nell’ottica di una scuola che funziona. Se si riscontrano problemi durante il primo trimestre, infatti, è sempre possibile intervenire già a partire dal secondo. Con i quadrimestri è molto più difficile gestire situazioni problematiche.
I genitori cercano di comprarsi i figli
Come abbiamo visto, i docenti hanno bisogno di essere credibili agli occhi degli studenti, ma i genitori non sono da meno. Secondo Gratteri è possibile spiegare in modo semplice perché così tanti genitori si sentono in dovere di intervenire nelle questioni scolastiche:
Il ragionamento può sembrare ruvido, ma ha dei punti che vale la pena approfondire. I genitori sarebbero inclini a intervenire nella vita scolastica dei figli per sopperire alle loro mancanze. Il problema non è tuttavia soltanto questo, ma riguarda l’impatto che la tecnologia ha sulle loro vite e di conseguenza su quelle dei loro figli. Studenti e genitori sono influenzati da un rapporto superficiale con la tecnologia e finiscono per detestare l’unico soggetto in grado di aiutarli entrambi, la scuola. È recente la notizia di un istituto che ha organizzato un corso di mindfulness per genitori, iniziativa che ha avuto un successo enorme e che merita di essere adottata ovunque.