Dopo la pubblicazione delle nuove linee guida per la scuola dell’infanzia e la scuola primaria, Giuseppe Valditara ha parlato delle novità per l’istruzione nel corso di un’intervista rilasciata al quotidiano Il Nord Est
.
Fra i temi toccati del ministro, spiccano senza dubbio il ritorno del latino alle medie e la maggiore attenzione all’italiano. Quello che per molti sarebbe un mero “ritorno al passato”, per Valditara è invece una sorta di “ritorno al futuro”, ossia una strada da percorrere per riportare la scuola al suo ruolo originario.
Sarà davvero così?
ritorno al futuro
L’annuncio delle nuove indicazioni per la scuola volute da Giuseppe Valditara ha scosso l’opinione pubblica, e non solo. Il ritorno del latino alla scuola secondaria di primo grado e la lettura della Bibbia alla primaria sembrano far parte di programmi scolastici vecchi di decenni, relitti di un’epoca passata.
Non è così per il Ministro dell’Istruzione e del Merito, che invece definisce le linee guida come un “ritorno al futuro”. Si tratta di un apparente contraddizione che si spiega con la maggiore attenzione verso la propria identità e verso il proprio passato, allo scopo di adattarsi alla modernità. Nuove tecnologie comprese:
Stiamo lavorando molto sul fronte delle nuove tecnologie. Siamo uno dei primi Paesi ad aver avviato una sperimentazione in quattro regioni sull’uso di questi assistenti virtuali nella personalizzazione della didattica. Non solo conoscenza del fenomeno, quindi, ma un corretto utilizzo affinché si sviluppi una didattica sempre più a misura del singolo studente.
Lo stesso Valditara si è già peraltro detto favorevole allo studio dell’informatica già alla scuola primaria: ogni bambino, sostiene, deve sapere cos’è un algoritmo. D’altronde, si tratta di una parte fondamentale del mondo contemporaneo.
Il valore della lingua italiana
Altrettanto importante, nella visione del ministro, è l’attenzione al rapporto che gli studenti italiani hanno con la lingua italiana. Oggi viviamo in una società in cui siamo costantemente sottoposti a stimoli continui, soprattutto dai social media, con il crescente rischio di influenzare negativamente la nostra memoria. Di conseguenza, è importante tornare alla lingua naturale, già a partire dalla scuola primaria. Continua Valditara:
Nell’epoca del cellulare, del digitale, la memorizzazione è importante: senza, il cervello rischia di atrofizzarsi. Le poesie, inoltre, sono un’occasione straordinaria per apprendere la sensibilità di chi ha avuto un pensiero alto e per imparare certe espressioni che consentono di arricchire il linguaggio.
Imparare le poesie a memoria non serve quindi soltanto a migliorare la memoria, capacità che tornerà utile nel percorso di crescita, ma anche ad imparare la sensibilità. Certo, la memorizzazione dei componimenti poetici da sola non basta, ma è un buon primo passo.
LEGGI ANCHE
Quando Topolino era in latino
Latino e pensiero critico
Pur definito come una lingua morta, il latino riveste una grande importanza ancora oggi, e non soltanto perché ci permette di leggere i classici o studiare la letteratura romana. Infatti, il latino è la base del pensiero logico e del pensiero critico, come ricorda lo stesso Valditara:
Il latino poi è una grande palestra di logica, abitua al ragionamento, e noi abbiamo bisogno di giovani che siano abituati a una riflessione coerente. Il latino rappresenta la base della lingua italiana, quindi abitua a capire meglio l’origine delle parole, delle regole grammaticali.
Come si può intuire dalle parole del ministro, l’obiettivo della riforma è un equilibrio complesso fra innovazione e tradizione, il “ritorno al futuro” che già abbiamo menzionato. L’intento è senza dubbio lodevole, ma sarà necessario comprendere se e come verrà tradotto in un piano concreto. Con le sue potenzialità e le sue criticità, infatti, la scuola necessita di una direzione certa verso cui muoversi. E verso cui muovere generazioni di studenti che la frequentano ogni giorno.