“Il tuo quaderno è bellissimo e sono contento del lavoro svolto. Stai crescendo splendidamente e sei molto migliorata nella gestione delle emozioni. Ti voglio bene”. Quanti bambini e bambine sarebbero maggiormente motivati e felici di venire a scuola se avessero un insegnante che, invece di sbrigativi giudizi, scrive loro queste parole? Il giovane insegnante Gabriele Camelo ha postato su Facebook i messaggi che scrive sui quaderni dei suoi alunni. Il maestro, periodicamente, si prende del tempo per portare a casa i quaderni dei suoi bambini e, mentre li valuta e li corregge, li arricchisce con dediche personalizzate come questa.
Non solo complimenti ma anche empatia
Altri esempi di messaggi scritti sui quaderni dei suoi alunni riguardano i complimenti per la cura e l’ordine usati nel lavoro, incoraggiano con affetto e empatia un’alunna che non sempre svolge i compiti a casa e in uno, addirittura, il maestro fa capire che è preoccupato per la situazione emotiva di un bambino e si impegnerà a chiedergli più spesso come sta.
Sbagliato limitarsi al “bravo” perché troppo generico
Negli ultimi periodi, psicologi ed educatori stanno evidenziando l’importanza di evitare di dire ai bambini la parola “bravo/a”. “Bravo” può, infatti, essere percepito come un complimento generico e poco specifico. Sempre più figure professionali del mondo della scuola e dell’infanzia dichiarano che è meglio sostituire questa parola con qualcosa di più dettagliato. Facciamo un esempio: invece di dire “bravo” a un bambino che ci mostra un suo disegno, si può invece dire che ha usato dei bellissimi colori, si può indicare un elemento disegnato o un altro dettaglio e descriverli dicendo che si nota la cura e l’impegno con cui il disegno è stato svolto. Si può chiedere come si è sentito a disegnare e le emozioni che ha provato nell’aver completato la sua piccola opera.
Personalizzazione dei giudizi e lavoro sulle soft skills
Il maestro Gabriele fa proprio questo: evidenzia i miglioramenti in modo personalizzato per ogni bambino e non manca di aggiungere incoraggiamenti emotivi e ricchi di empatia. Ciò che scrive sui quaderni è diverso per ogni bambino: del resto, non è questo che noi insegnanti siamo invitati a fare? Siamo invitati a personalizzare l’insegnamento, a personalizzare le valutazioni e ad accrescere le soft skills, cioè lavorare su competenze trasversali come empatia, autostima, capacità di riconoscere i propri punti di forza e di debolezza.
Le critiche
Eppure, sotto al post su Facebook del maestro Gabriele, non sono mancate polemiche e critiche anche verso di lui e il suo metodo. Qualcuno pensa che scrivere a una bambina la parola “splendida” non sia appropriato e che, invece di scrivere a proposito dei bambini, il maestro dovrebbe concentrarsi di più sui lavori che hanno svolto. Qualcuno lo accusa di aver postato le foto dei quaderni dei bambini con i suoi giudizi solo per ricevere le lodi dei suoi followers e qualcuno si lamenta addirittura della penna rossa, tanto odiata negli ultimi anni. Infine, c’è chi sostiene che tutto questo sia “sentimentalismo” inutile e che, ultimamente, ci sia troppa paura di traumatizzare i bambini con le cose che solitamente, in passato, erano normali.
Tutti avremmo bisogno di un maestro Gabriele
La stragrande maggioranza di commenti, tuttavia, è positiva: questo dimostra come a scuola ci sia veramente tanto bisogno di empatia, che i genitori sentono che i propri figli avrebbero bisogno di essere maggiormente visti come persone, invece che valutati come studenti solo in base alle loro performance. Una mamma usa le parole “carezze emotive” riferendosi alle parole del maestro verso i suoi alunni, commenta che fanno tanto bene al cuore dei bambini e, a volte, ne avrebbero bisogno anche gli adulti.