Fra le nuove linee guida di Giuseppe Valditara, una delle più discusse è quella che riguarda il ritorno del latino alla scuola secondaria di primo grado. Alcuni vedono nella proposta una tendenza nostalgica e ideologica, per altri rappresenta un modo per far convivere la tradizione e la modernità nel nostro sistema educativo.
Ne parla proprio il Ministro dell’Istruzione e del Merito durante un’intervista a Radio Libertà , occasione per tracciare il futuro della scuola e presentare le innovazioni in programma.
Dall’intelligenza artificiale ai voti sintetici
Il concetto di fondo delle nuove linee guida di Valditara è quello di una sintesi fra l’innovazione e la tradizione della scuola. Sarebbe quindi questa la ratio secondo cui interpretare le indicazioni sulla Bibbia alle elementari, sul latino alla secondaria di primo grado e sull’abolizione della geostoria alle superiori. Lo conferma lo stesso ministro:
Il segreto è guardare indietro per andare verso il futuro: e se non abbiamo la consapevolezza di chi siamo, da dove veniamo, quali sono i valori elaborati dalla civiltà occidentale non potremo costruirci un futuro solido, rischiamo il porto delle nebbie.
Allo stesso modo, rispecchiano questa visione della scuola anche le altre iniziative annunciate da Valditara in tempi recenti, come:
- l’introduzione delle tecnologie digitali e all’uso delle intelligenze artificiali, sul quale peraltro molti insegnanti sono d’accordo;
- la lotta contro la violenza di genere e la promozione della cultura del rispetto in ambito scolastico;
- il ritorno ai voti sintetici nella scuola primaria, da ottimo a insufficiente, di contro ai giudizi descrittivi.
Secondo il ministro si tratta di guardare con attenzione al passato per proiettarsi in modo efficace verso il futuro. E forse nessuna innovazione rappresenta meglio questo concetto come il ritorno del latino alle medie.
latino e ragionamento logico
Il ritorno del latino nella scuola secondaria di primo grado è infatti uno dei punti che più hanno fatto discutere delle linee guida di Valditara. Insieme alla lettura della bibbia nella scuola elementare, infatti, costituisce un emblema di questo costante sguardo al passato rivendicato dal ministro, che peraltro ha fatto studi classici:
Aver studiato bene il latino mi ha dato capacità di ragionamento logico. […] Aver studiato i grandi classici mi ha dato la consapevolezza dei valori e di riflessioni che possano darci un senso di pace interiore.
Lo studio del latino diventa quindi parte integrante della crescita dell’individuo, anche se facoltativo e dal secondo anno della scuola media. Che sia anche questa una risposta indiretta alla crisi del liceo classico e degli studi umanistici in genere? Ancora è presto per dirlo.
latino come scienza
D’altronde, la voce di Valditara non è l’unica a favore del ritorno del latino alla scuola secondaria di primo grado. Lo scrittore Nicola Gardini reputa questa lingua addirittura una scienza e, auspicando che venga introdotta in tutte le scuole, lo difende a spada tratta:
Il latino è scienza dell’essere umano e, come tale, ha formato nei secoli forme espressive, stili di pensiero, immagini di società, modelli di comportamento, diramandosi in altri discorsi. Il discredito cui lo studio del latino è costretto in questi tempi riflette un’idea banalmente utilitaristica di lingua: lingua come strumento, lingua come cosa di tutti, lingua che c’è sempre e comunque. Ma non è così.
Insomma, la scelta di Valditara non sembra soltanto fomentare critiche e discussioni, ma incontra anche il plauso di un certo mondo culturale che va oltre la lingua intesa come strumento utilitario. Soltanto il futuro però potrà dirci se la scommessa del ministro sarà vittoriosa: l’obiettivo non è che tutti gli studenti conoscano il latino, ma che imparino a pensare bene. Magari ispirandosi al passato.