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In classe ci sono 21 alunni che parlano 20 lingue diverse: “Imparano in fretta, in italiano siamo sopra la media”

Quando si parla di inclusione scolastica, alunni con bisogni educativi speciali, classi con alunni stranieri, disabilità a scuola, spesso si tende a dimenticare un aspetto fondamentale. Stiamo parlando sempre di bambini e ragazzi, ciascuno con una propria storia, delle aspettative, un approccio diverso all’apprendimento, soprattutto nella scuola primaria o nella scuola secondaria di primo grado. Proprio in una scuola media, a Padova, vediamo questo aspetto in una classe con 21 alunni e 20 lingue parlate. A raccontarlo è il Corriere del Veneto link esterno, che presenta un microcosmo di multiculturalità al quale è necessario approcciarsi con gli strumenti giusti, già a partire dalla scuola primaria.

21 alunni e 20 lingue parlate

Siamo in una scuola media di Padova, dove una classe con 21 alunni e 20 lingue parlate ha fatto discutere su temi contemporanei, quali l’inclusione scolastica e la diversità culturale. Si tratta di un ambiente in cui coesistono bambini di origini italiane e bambini di origine straniera, un insieme di culture e lingue diverse che porta ad un arricchimento della classe.

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C’è per esempio Adam, italiano seconda generazione discendente da marocchini, che parla cinque lingue fra cui il berbero e l’arabo. Poi ci sono Angela dallo Sri Lanka e Miracle che viene dalla Nigeria, ciascuno con la propria lingua d’origine. C’è Ester, che ha origini congolesi e parla quattro lingue fra cui il litetela e il lingala, e ci sono i diversi dialetti italiani presenti in classe.

L’italiano funge ovviamente da collante ma in modo da non sovrapporsi alle origini linguistiche degli alunni. Secondo gli insegnanti, è importante trattare la diversità linguistica dei ragazzi come la norma e non come un’eccezione di cui rendere conto. Ma come farlo? E quando?

Un innovativo metodo didattico

Una professoressa della scuola secondaria dove c’è la classe con 21 alunni e 20 lingue parlate descrive il modo con cui i ragazzi vivono questa diversità culturale. “Non ci trovano nulla di strano”, commenta la professoressa, “per loro è normale”. Si tratta di un approccio che vede nella diversità una ricchezza e non un problema, e che mostra le sue potenzialità già dalla scuola primaria.

Gli insegnanti di scuola primaria si trovano spesso davanti a classi multiculturali o ad alunni che hanno disturbi specifici dell’apprendimento, più o meno certificati. Per questa ragione, è importante poter contare sul supporto di libri di testo che aiutino a gestire la diversità di apprendimento e a trasformarla nella ricchezza di una classe. Uno di questi sussidiari è Incanto link esterno, edito dal Gruppo Editoriale ELi, che propone un approccio innovativo per l’insegnamento della letto-scrittura, chiamato metodo fonematico-sillabico-animato. Pensato per le classi eterogenee, il corso del primo ciclo della scuola primaria impiega tre approcci:

  • approccio fonematico, il cui obiettivo è portare i bambini a scoprire i fonemi della lingua italiana e il suono legato alle lettere dell’alfabeto;
  • approccio sillabico, che utilizza canti e giochi per aiutare i bambini a scoprire il gioco “combinatorio” che porta dalle sillabe alle parole;
  • approccio animato, che “traveste” le lettere in personaggi intorno a cui ruotano le storie, e che aiuta nella memorizzazione e nella comprensione.
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La diversità culturale è una ricchezza

Se da un lato un sussidiario come Incanto permette agli alunni della scuola primaria di acquisire e comprendere la lingua madre, dall’altro lato è importante ricordare come la diversità costituisca una ricchezza. Per questa ragione, il libro è progettato per essere letto e compreso a diversi livelli, stimolare nei bambini la consapevolezza di sé, favorire una didattica cooperativa fra gli alunni.

Didattica inclusiva, quindi, vuol dire adattarsi ai bisogni speciali di ciascuno e riuscire ad andare avanti come classe. Esempi come quello della scuola secondaria di Padova, dove in una classe di 21 ragazzi ci sono 20 lingue parlate, non nascono per caso. Rappresentano anzi il risultato di un’educazione che funziona e, allo stesso tempo, un orizzonte da raggiungere. A partire dalla scuola primaria.

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