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OPINIONI

Insegnanti in pensione a 60 anni?

Sul fatto che fare l’insegnante sia una pacchia, che si lavori soltanto la mattina e poi ci siano tre mesi di vacanza, è evidente che non sia così da tempo. Per quanto ci siano diverse situazioni e realtà, anche a seconda della singola scuola e dei regolamenti locali. Una disparità che non aiuta una visione univoca della scuola e, quindi, rende difficile prendere i provvedimenti utili ad arginare situazioni di disagio. Per studenti, famiglie e insegnanti.

Numerosi studi in Italia e all’estero hanno dimostrato quanto l’insegnamento sia un lavoro ad alto rischio burnout: l’usura psicofisica infatti colpisce a tutti i livelli, dalla scuola primaria a quella secondaria di secondo grado. Problemi psichici e suicidi registrano tassi molto alti in questa categoria professionale, e non si comprende la tendenza dei legislatori a considerare usurante l’insegnamento solo nei primi gradi scolastici, e non in quelli più alti. I dati forniscono un quadro ben diverso.

Dalla regione Marche è arrivata una proposta con la speranza che venga approvata dal Governo: riconoscere la pensione anticipata a tutti i docenti e l’accesso all’APE Sociale, cosa che porterebbe un rinnovamento della classe docente in favore di quella buona scuola che prevede metodologie innovative e tecnologiche, oltre, si dice, a una preparazione più adatta a una realtà sociale che negli ultimi anni è cambiata molto.

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A tutto questo occorrerebbe aggiungere che l’esperienza maturata dagli insegnanti in servizio è preziosa ed essi sono peraltro regolarmente sottoposti a formazione e aggiornamenti.

Che non necessariamente un insegnante con più anni sia meno preparato di uno alle prime esperienze, né che abbia meno empatia o capacità di relazionarsi con i giovani. Perché quindi non destinarlo ai molti incarichi e distacchi previsti come formatori, responsabili di aree pedagogiche, ricerca e coordinamento già esistenti nella scuola? Perché non valorizzare personale già altamente competente nei diversi ambiti professionali negli ultimi sette anni di carriera: personale che potrebbe assumere un profilo di tutor, di gestione delle biblioteche scolastiche, di vice direttore? Permane la tendenza a considerare le istituzioni scolastiche come costituite solo da docenti e, al massimo, dirigenti: non è così. Differenziamo, e ampliamo le possibilità, peraltro su posti già previsti ed esistenti in organico, per insegnanti che potrebbero, e probabilmente, vorrebbero mettersi ancora a disposizione: però, nel modo giusto, e rispettoso delle loro competenze e del loro percorso professionale.

Di questo ha bisogno il mondo della scuola: prospettive, valorizzazione, flessibilità, consapevolezza. Per adattarsi, certo, a un mondo che cambia in fretta. Perché anche agli studenti manca forse la cosa più importante: l’entusiasmo e la fiducia in un sistema d’istruzione coerente. Restituiamoli a loro ed agli insegnanti.

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