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OPINIONI

La linguista: “Gli italiani hanno sempre meno confidenza con la lingua madre e la usano senza conoscere le regole, andrebbe insegnata meglio a scuola”

Istituita come celebrazione della madrelingua e del multilinguismo, la Giornata internazionale della lingua madre si celebra il 21 febbraio. In un’Italia sempre più interessata dalla diversità linguistica e culturale, la giornata rappresenta un’occasione per riflettere sul ruolo della lingua italiana e sul suo stato di salute.

A parlarne in una conversazione con AdnKronos link esterno è la linguista Valeria Della Valle, secondo cui l’italiano gode di buona salute ma gli italiani non lo conoscono. La soluzione? Ripartire dalla scuola.

L’italiano tra anglicizzazione e intelligenza artificiale

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Per capire qual è lo stato di salute della lingua italiana oggi, bisogna valutare quali pericoli corre. Non è un mistero che in un mondo sempre più globalizzato e tecnologico l’italiano stia subendo le influenze di due diverse tendenze:

  • da una parte c’è l’anglicizzazione, ossia la tendenza a utilizzare sempre più parole in inglese e, di conseguenza, a inserire l’inglese nella pratica quotidiana della lingua;
  • dall’altra parte ci sono le intelligenze artificiali, che potrebbero modificare il nostro rapporto con la lingua italiana e con la produzione scritta.

Di fronte ai due supposti pericoli per l’italiano, Valeria Della Valle è meno pessimista di quanto ci si potrebbe attendere. Secondo la linguista, infatti, l’anglicizzazione è un rischio non tanto per l’uso occasionale di parole straniere, quanto per l’erogazione di corsi universitari tenuti esclusivamente in inglese.

Al contrario, l’intelligenza artificiale potrebbe costituire un alleato alla pratica della lingua piuttosto che un pericolo dal quale difendersi. Per Della Valle, è emblematico il caso delle traduzioni che le IA generative riescono a svolgere con un buon grado di approssimazione. In questo caso, l’intelligenza artificiale potrebbe contribuire all’uso della lingua italiana in un contesto globalizzato.

Lo stato della lingua italiana e l’importanza della scuola

Al netto delle due tendenze “contrarie”, in realtà la lingua italiana gode di buona salute, si arricchisce continuamente e forma nuove parole. Coerente con la natura dinamica di una lingua naturale, anche l’italiano non resta mai fermo e identico a se stesso ma cambia, muta e riflette i cambiamenti sociali sui quali poi ha diversi effetti. Valeria Della Valle ne è consapevole ma punta il dito di fronte a quello che – anglicizzazione e intelligenza artificiale a parte – potrebbe rappresentare il vero problema della lingua italiana:

Anche se la lingua italiana in sé e per sé sta bene e si è continuamente rinnovata, il suo stato di conoscenza da parte degli italiani non è così buono come desidereremmo. Questo è il risultato del fatto che lo studio della lingua italiana non è più al centro dell’insegnamento.

Per la linguista, è necessario migliorare la conoscenza dell’italiano da parte degli italiani e dei nuovi cittadini che arrivano da altri Paesi. Che la lingua italiana possa fungere da unificatore non è certo un’idea nuova, ma le manca la giusta applicazione a partire proprio dalla scuola.

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MA A SCUOLA, COSA SI FA?

Partire o ripartire dalla scuola vuol dire porre una nuova attenzione allo studio della lingua italiana, e al suo insegnamento, già dalla primaria. È in quest’ordine di scuola infatti che si pongono le basi per l’apprendimento della lingua naturale, con particolare attenzione alle strategie didattiche funzionali. Un esempio di questo approccio è il nuovo sussidiario dei linguaggi Missione Compiuta link esterno, edito da La Spiga, in cui è stata posta particolare attenzione sulla riflessione linguistica. Piuttosto che studiare la propria lingua in modo automatico, infatti, il libro di testo porta a riflettere sul linguaggio e sulle sue componenti.

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Già dalla prima sfogliata, è evidente l’approccio unico e coinvolgente che il sussidiario offre all’insegnamento della lingua italiana. Attraverso un metodo che incoraggia la riflessione sulla struttura e il funzionamento della lingua, gli alunni vengono guidati in un viaggio esplorativo alla scoperta della bellezza e della complessità della lingua italiana. Come Sherlock Holmes sulle tracce di un mistero, i bambini imparano a individuare e comprendere le regole linguistiche senza doverle necessariamente studiare in modo convenzionale. Questo approccio dinamico e interattivo offre agli studenti la possibilità di sviluppare competenze linguistiche in modo naturale e coinvolgente, rendendo l’apprendimento dell’italiano un’avventura entusiasmante e gratificante.

Oggi più che in passato, quindi, ci si rende conto di come lingua madre e diversità linguistica rappresentino due facce della stessa medaglia. Da un lato c’è lo strumento da utilizzare nella comunicazione quotidiana, dall’altro l’elemento di coesione sociale e riconoscimento identitario. L’analisi di Valeria Della Valle ci ricorda proprio che l’italiano è una lingua viva e che, semmai, è il suo utilizzo a richiedere un miglioramento. Per citare Massimo d’Azeglio, insomma, fatto l’italiano bisognerebbe fare gli italiani. Ricominciando dalla scuola.

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