A scuola si dovrebbero studiare le canzoni di Fabrizio De André e Francesco De Gregori, o ancora di Lucio Dalla. A sostenerlo è Fiorella Mannoia, fra le cantanti italiane più famose in assoluto, durante la rubrica Atupertu di Radio Italia . La chiacchierata fra l’artista e la redazione radiofonica è diventata anche l’occasione per parlare del rapporto con la scuola e per approfondire l’importanza della musica nel proprio percorso di vita.
Inizia nel segno dei ricordi l’intervista rilasciata da Fiorella Mannoia alla redazione di Radio Italia durante il programma Atupertu. Se in un suo singolo l’artista canta “La storia non si deve ripetere”,c’è tuttavia un momento al quale ritorna volentieri con la mente, la sua infanzia. Queste le sue parole:
Quel cortile dove giocavamo mi sembrava enorme quando ero piccola: invece, adesso mi accorgo che era un cortile piccolo, piccolo. Ho vissuto e ho giocato per la strada e, a quei tempi, la nostra fortuna era che non c’era l’ingerenza dei genitori che oggi sono, diciamo la verità, oppressivi, ossessivi, sempre presenti.
E a scuola? La giovane Fiorella era disobbediente e dalla battuta facile, tanto da scatenare le reazioni dei docenti che finivano per buttarla fuori dall’aula. D’altronde, anche grinta e ostinazione l’hanno accompagnata nella sua carriera artistica futura, segnata dalla musica.
studiare le canzoni italiane a scuola
E proprio la musica si pone al centro della chiacchierata alla radio: musica suonata e ascoltata, certo, ma anche musica insegnata. A scuola, magari.
Un altro verso di Fiorella Mannoia infatti recita “La storia si deve leggere sui banchi di scuola”, ma la stessa artista ne riconosce la portata riduttiva. Anche la musica andrebbe studiata nelle scuole, e non soltanto la musica colta come vorrebbe Riccardo Muti, ma persino quella del grande cantautorato italiano.
I testi di Fabrizio De André e Francesco De Gregori sono in cima alla lista della cantante, strumenti preziosi per comprendere poesia, storia e società. In particolare, però, Fiorella Mannoia è legata alla canzone “Se io fossi un angelo” di Lucio Dalla, che:
È un grido di sdegno verso i potenti del mondo che quanto mai oggi noi disprezziamo perché stanno giocando a Risiko sulla pelle delle persone.
Perché portare la musica nelle scuole?
Sono ormai tante le figure della società e della cultura che propongono una profonda integrazione della musica all’interno del sistema educativo scolastico. Mannoia parla dell’importanza del cantautorato italiano, certo, così come Muti ricorda l’importanza dei compositori e dei librettisti italiani. Tuttavia, il discorso è ancora più complesso e tocca temi più profondi.
L’apprendimento musicale è infatti in grado di contribuire al miglioramento di abilità fondamentali come attenzione, memoria, coordinazione motoria e non solo.
Gli studi sulla plasticità cerebrale hanno dimostrato che il training musicale promuove anche le abilità fonologiche, indispensabili all’acquisizione della letto-scrittura e del linguaggio. La musica favorisce infatti un trasferimento dell’effetto di apprendimento dalle abilità specifiche, stimolate con l’attività musicale, alle funzioni cognitive di base come l’attenzione, la discriminazione uditiva, la memoria, la coordinazione fino-motoria e la fantasia, che non solo sono necessarie per svolgere compiti musicali, ma anche per attività extramusicali, come la lettura e le abilità di calcolo a mente. Il corpo e la voce, in particolare, sono i primi strumenti “da vivere in maniera consapevole”, sperimentandone le modalità espressive in un contesto sempre fantastico.
Ma come fare?
Il percorso che aiuta gli studenti a migliorare il loro rapporto con la musica può avere inizio già alla scuola primaria, grazie a progetti come Incanto, edito da Gruppo Editoriale ELi . Questo libro di testo, pensato per i primi tre anni delle elementari, promuove l’uso della musica per favorire l’apprendimento cooperativo e l’inclusione. In più, fornisce strumenti educativi che permettono di integrare al meglio la musica nella normale didattica in classe.
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INCANTO
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Insomma, Incanto ha il pregio di considerare la musica come un pilastro dell’educazione dei più piccoli. E d’altronde la forza della musica risiede nella sua capacità di toccare corde profonde e, allo stesso tempo, di sviluppare competenze fondamentali per l’individuo. Da questo punto di vista, ha proprio ragione Fiorella Mannoia: a scuola andrebbero studiati anche i cantautori italiani. Meglio se con una base solida, però.