In passato si pensava già che Internet avrebbe “creato problemi” con la didattica scolastica. Le vecchie enciclopedie erano molto più “rassicuranti”, mentre cercare informazioni sul web appariva come qualcosa di più oscuro, che sottintendeva il fare meno fatica, il mettere in campo meno risorse e, perché no, aumentare le probabilità che ricerche e testi venissero copiati. Insegnanti e professori già si domandavano se i loro alunni sarebbero più stati in grado di svolgere testi e temi in modo autonomo, senza consultare Internet e senza copiare. Non sapevano che prima o poi sarebbe arrivata l’intelligenza artificiale.
A cosa può servire l’intelligenza artificiale?
L’intelligenza artificiale permette già di scrivere testi, tradurli e svolgere molti altri compiti prima svolti da umani. Sui social abbiamo visto l’ingresso dell’intelligenza artificiale anche nell’arte: l’intelligenza artificiale è in grado di produrre ritratti di volti umani e di paesaggi con dettagli, colori, particolari che solo artisti di altissimo livello potevano realizzare. Ovviamente ciò sta destando non poche e legittime preoccupazioni in chi lavora con la scrittura, con l’arte, e in molti altri campi.
ChatGPT
ChatGPT è giunto alla nostra conoscenza negli ultimi mesi del 2022. È uno strumento che permette di migliorare l’interazione tra gli umani e l’intelligenza artificiale. ChatGPT permette di avere informazioni su svariati argomenti semplicemente interagendo. Essendo un’intelligenza artificiale non avremo mai la stessa risposta alla stessa domanda, se la effettuiamo in due momenti diversi. È proprio come se le spiegazioni fossero date da una persona: se si chiede a ChatGPT di spiegarci l’Infinito di Leopardi, per esempio, di spiegarci il teorema di Pitagora o di scrivere un tema sui Promessi Sposi ci darà diverse risposte.
L’uso e l’abuso di ChatGPT
Negli Stati Uniti il professor Darren Hudson Hick ha potuto sperimentare in prima persona i “danni” di questi nuovi strumenti. Una sua studentessa ha svolto un tema da lui assegnato sul paradosso del terrore di Hume usando ChatGPT. Il professore se n’è immediatamente accorto perché il testo, anche se grammaticalmente e sintatticamente era apparso corretto, leggendolo bene si notava come non avesse senso logico. Poteva essere comunque un tema scritto male, ma il professore si è accorto che era, invece, proprio scritto da un’intelligenza artificiale. Come ha fatto?
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La scoperta
La fortuna del professor Hudson Hick è che ChatGPT non solo ha creato uno strumento in grado di scrivere temi a partire da una semplice richiesta (per esempio scrivere un testo di cinquecento parole su un determinato argomento), ma ha anche creato un “contro strumento”, una specie di “antidoto” che è in grado di rilevare se un tema è stato scritto da un’intelligenza artificiale. In questo modo la furba studentessa è stata scoperta e abbiamo potuto constatare ancora una volta che, per quanto i nuovi strumenti possano esserci di aiuto, nulla può sostituire l’impegno e l’ingegno umani.
Cosa ci riserva il futuro?
Escludendo l’uso delle intelligenze artificiali da parte di studenti pigri, c’è comunque da essere ottimisti e positivi: ogni strumento tecnologico nuovo ha sicuramente dei vantaggi a lungo termine, seppur all’inizio della sua introduzione porti con sé timori e paure che possa essere un deterrente all’uso dell’intelletto umano, oppure qualcosa che peggiora l’umanità isolandola da sé stessa e snaturandola come per esempio si pensava avrebbe fatto Internet. L’intelligenza artificiale sarà sicuramente uno strumento a fianco delle persone e non contro di esse, ma come per tutto richiede educazione all’uso e consapevolezza.