In un’Italia in cui ancora il 70% degli insegnanti fa ricorso alla lezione frontale, c’è anche chi sperimenta metodi alternativi. Fra questo risulta senza dubbio interessante l’esempio di Claudia Fumagalli, docente di lettere in un istituto comprensivo della provincia di Lecco, nonché insegnante famosa su TikTok.
Come riporta una recente intervista rilasciata al Corriere della Sera , edizione di Milano, Fumagalli usa i film e i giochi di gruppo per insegnare la grammatica e la geografia. Alla base del suo metodo, una nuova consapevolezza sui tempi moderni: gli studenti vanno prima interessati, altrimenti non impareranno nulla.
Catturare l’interesse
Nell’intervista al Corriere, Claudia Fumagalli si mostra consapevole del cambiamento generazionale dei ragazzi. Se fino a dieci o quindici anni fa erano più concentrati a scuola, adesso diventa necessario catturare il loro interesse, e soltanto in seguito procedere con l’insegnamento.
Per far fronte a questa nuova realtà, la docente ha iniziato a utilizzare i film nel corso della didattica, ma in modo piuttosto innovativo. Queste le sue parole:
Il cinema l’ho sempre usato perché quando dici agli alunni che guarderanno un film, prima ancora di sapere qual è, esultano di gioia. Quindi, con il film li catturi e poi li porti dove vuoi: nel mio caso, ad affrontare la grammatica, a scrivere un testo.
In un contesto in cui i giovani scrivono poco, sia a mano che in generale, le novità apportate da Fumagalli funzionano. Una breve scena può quindi diventare spunto per un testo descrittivo, un dialogo una base per un ripasso dei verbi, un film d’azione utile per familiarizzare con la geografia, e così via. Ogni attività porta competenze e arricchisce sia il lessico sia le capacità degli studenti ma, soprattutto, non li annoia.
Un lessico impoverito
Gli sforzi di Claudia Fumagalli sono la risposta ad un lessico sempre più impoverito, ad una ridotta capacità di scrivere, ad una scarsa capacità di esprimersi da parte degli studenti. Ma quali sono le ragioni di questo cambiamento? Continua la docente:
Nel mondo in cui viviamo oggi tutto è breve: i cartoni animati durano pochi minuti e prevedono dialoghi banali. Le canzoni dei rapper e dei trapper usano parole facili e ricorrenti. E i ragazzi anche su YouTube guardano più spesso gli “shorts”, gli “highlights” (i riassunti) piuttosto che le puntate intere di qualsiasi cosa gli interessi.
Si tratta di una tendenza sempre più diffusa che rende più difficile insegnare ai ragazzi. Gli studenti hanno serie difficoltà ad affrontare l’apprendimento e la scrittura, per esempio dei temi di italiano: di conseguenza, per Fumagalli diventa fondamentale adottare un nuovo metodo didattico.
La questione torna ad una scuola che, da lenta e noiosa, deve avvicinarsi di più ai ragazzi e ai loro ritmi, magari sacrificando la lezione frontale per stimolare la loro curiosità.
Come rinnovare la scuola
Claudia Fumagalli è piuttosto chiara sul percorso che la scuola dovrebbe seguire per rinnovarsi e tornare a parlare ai suoi studenti. Meno lezioni frontali e più inventiva, certo, ma anche meno compiti per casa che invece vanno preparati con l’obiettivo di stimolare la mente dei ragazzi. Meno quantità e più qualità, per così dire. E per quanto riguarda i voti, così osteggiati da alcuni, invece:
Servono eccome, perché valutano la “prestazione”, non la persona. La scuola senza voti non ha senso, così come una partita di calcio senza punteggio non piacerebbe a nessuno: prima o poi i giovani dovranno cimentarsi con i voti nella loro vita. Ma le valutazioni vanno sempre accompagnate con la motivazione.
Il segreto per mantenere attenti gli studenti sembra quindi essere un particolare equilibrio fra innovazione e tradizione che già tanti hanno tentato di raggiungere, spesso senza successo. Un compromesso che passa anche da TikTok, il social oggi più immediato, in cui Fumagalli conta oltre 100 mila follower per i suoi video.
Da questo punto di vista, le nuove tecnologie non vengono trattate come la soluzione a tutti i mali della scuola. Al contrario, la modernità viene messa al servizio della didattica, come uno strumento che permette di svolgere al meglio il proprio lavoro. E aiutare gli studenti a farsi strada nel mondo.