La curiosa collezione della professoressa Rosati ha attirato l’attenzione del web: bigliettini per copiare durante i compiti in classe sequestrati durante i suoi anni di insegnamento ai malcapitati scoperti a copiare. Oggi, con l’avvento degli smartphone, non si usano più.
Una collezione particolare
Il lavoro dell’insegnante è una professione che ha anche a che fare con l’affettività. Negli anni gli insegnanti sono soliti collezionare regali dei propri alunni, foto di classe che testimoniano gli anni di carriera e gli anni che passano sulla propria pelle… di solito i cimeli più amati e conservati sono, però, disegni e lettere donati con affetto dai propri alunni. La professoressa Carla Rosati, dell’istituto professionale Fedele Lampertico di Vicenza, invece ha una collezione tutta particolare: i bigliettini usati dai suoi alunni per copiare durante i compiti in classe, requisiti in anni di carriera lavorativa.
Creando i bigliettini si imparavano ugualmente i contenuti
Il post su Facebook della professoressa Carla Rosati ha immediatamente attirato l’attenzione ed è diventato virale. La professoressa ha infatti postato una foto di bigliettini per copiare durante le verifiche davvero originali e creativi. Di vari formati, scritti su tessere e nascosti in ogni dove: scoprire chi li deteneva e sequestrarli era quasi diventato un gioco divertente. Secondo la professoressa lo stesso atto di ingegnarsi per costruire i bigliettini per copiare era un po’ come studiare: “Lo studente trascorreva ore a trascrivere gli appunti, riepilogando il contenuto del capitolo e qualcosa, dopo tutta quella fatica, gli rimaneva in testa”.
Un’abitudine ormai scomparsa con l’avvento di fotocopie e smartphone
Tutto l’ingegno e la creatività che serviva per creare i bigliettini hanno iniziato a scomparire quando i ragazzi hanno scoperto che si possono fare le fotocopie ridotte, ormai molti anni fa. Fotocopiare il testo di un libro per ottenerlo in scala ridotta, infatti, annulla ogni creatività, capacità di sintesi ed elaborazione che invece erano richieste per creare i bigliettini, che solitamente erano riassunti, schemi o mappe concettuali. Tutto questo è andato a scomparire definitivamente con l’avvento degli smartphone: non c’è più bisogno di studiare soluzioni per nascondere i bigliettini, è sufficiente essere in gamba a usare lo smartphone senza farsi beccare.
Ai ragazzi non importa più essere scoperti
I ragazzi che venivano scoperti a copiare dai bigliettini erano spesso mortificati, temevano punizioni severe dei genitori e avevano paura di ripercussioni sulla pagella o sospensioni. Pianti e scuse erano fenomeni normalissimi che i professori spesso consideravano sinceri, perdonando i “malfattori”. Al giorno d’oggi invece, sostiene la professoressa, non solo non è possibile requisire gli smartphone perché si rischia una denuncia, ma sembra che ai ragazzi non importi più niente di essere beccati. “Nessuna reazione, i ragazzi sono talmente proiettati su loro stessi da non vedere dove sta il problema: il mondo è dei furbi e difficilmente vengono chiamati a rispondere delle loro mancanze. Mi è capitato che qualche genitore mi dicesse che, in fondo, è normale che il figlio provi a farla franca”, dichiara Carla Rosati.