In un contesto sociale sempre più complesso, ci sono alcune istituzioni che rischiano di perdere la propria identità. Una di queste è la scuola, al centro della lectio magistralis di Umberto Galimberti al Settembre Pedagogico di Andria . Secondo il filosofo, la scuola oggi istruisce ma non educa, e anzi ricorre troppo agli strumenti tecnologici per sopperire alle proprie mancanze. Quale può essere la soluzione?
La scuola istruisce, ma non educa
Importante momento di confronto fra insegnanti, dirigenti e operatori del settore scolastico, il Settembre Pedagogico ha visto anche una lezione tenuta da Umberto Galimberti. Il filosofo ha toccato alcuni dei temi più importanti che riguardano la scuola e il suo rapporto sia con gli studenti sia con la tecnologia. Come anche altri hanno ribadito, come Vincenzo Schettini de “La Fisica Che Ci Piace” , l’educazione va oltre la semplice trasmissione di nozioni:
Nelle sue riflessioni Galimberti richiama Platone, secondo cui è necessario trovare un equilibrio fra mente e cuore per crescere in modo completo. Al contrario, la scuola non riesce a svolgere appieno la sua funzione educativa, a maggior ragione in un’epoca di competitività e tecnologia.
uso eccessivo della tecnologia
Proprio l’uso eccessivo della tecnologia è insieme sintomo e causa della decadenza del sistema scolastico, secondo Galimberti. Strumenti come smartphone e computer dovrebbero rimanere fuori dalle aule, per via della dipendenza che creano negli studenti, ma non solo. Queste le parole del filosofo, che prende come esempio una situazione successa a tutti:
Il concetto è chiaro: a meno che non venga utilizzata in modo consapevole, la tecnologia rischia di cambiare in peggio la nostra vita. L’esempio degli smartphone è il più chiaro, soprattutto in una scuola in cui il cellulare è da anni oggetto di un dibattito che vede critici e sostenitori. Se molti vorrebbero vietarlo anche alle superiori, per altri lo smartphone è soltanto il sintomo di un problema sociale più vasto, che riguarda anche i genitori.
Un problema sociale più ampio
L’analisi di Galimberti non si limita alla critica della scuola e del suo rapporto con la tecnologia, ma delinea quindi un problema sociale più ampio. Una generazione che dipende da strumenti tecnologici è sempre meno capace di pensare in modo autonomo, e pertanto è anche più manipolabile. Allo stesso tempo, è se la scuola non riesce a comprendere i loro bisogni e i loro problemi, i giovani saranno più portati ad abusare della tecnologia.
Insomma, Umberto Galimberti parla di due facce della stessa medaglia: da un lato la scuola istruisce ma non educa; dall’altro lato, fa un uso eccessivo della tecnologia. In un contesto così delineato, è essenziale ripensare profondamente il ruolo della scuola nell’era digitale. Un buon punto di partenza sarebbe proprio la citazione di Platone ricordata dal filosofo: “La mente si apre solo se ha aperto il cuore”. Anche 2500 anni dopo.