Imparare a comprendere e dare un nome a ciò che si prova. È questo l’obiettivo fondamentale di quella che viene definita educazione all’emotività. La vera notizia è che troverà sempre più spazio anche nella scuola italiana, grazie ad un progetto di sperimentazione, su base triennale, che vedrà coinvolti istituti ed insegnanti nel tentativo di integrare, all’interno del percorso scolastico, lo sviluppo e l’acquisizione delle life skills, ossia competenze utili all’esperienza di vita di ciascuno.
Il passato recente – per certi versi ancora attualissimo – che ha visto protagoniste la DaD e la DDI, ha fatto emergere davanti ai nostri occhi le difficoltà di molti bambini e ragazzi a confrontarsi con il proprio vissuto emotivo e, di conseguenza, a relazionarsi con compagni, genitori e con noi insegnanti. L’esperienza scolastica può allora diventare occasione di crescita anche da questo punto di vista, ma solo nel caso in cui riesca a superare il legame con la semplice dinamica istruttiva e diventi vero luogo di educazione, integrando nella didattica le competenze non cognitive.
Educazione all’emotività, dall’idea alla pratica
Oltrepassare una formazione eccessivamente legata alle singole discipline sembra dunque essere la scelta vincente. Passare dall’idea alla pratica, però, non è così facile, lo sappiamo bene. Un buon supporto può arrivare dal testo Nuovi Traguardi Letture , rivolto ai bambini della scuola primaria ed edito da La Spiga. L’intero impianto del corso, infatti, si basa sull’integrazione delle life skills all’interno del percorso formativo di ogni studente. Una cura particolare dell’educazione all’emotività emerge poi dal volume per la classe quarta dedicato alle letture.
“Viaggia con le parole, viaggia con le emozioni”, recita il sottotitolo, proprio ad evidenziare l’attenzione che l’editore ha voluto porre sulla questione. Ancora vi sembra strano? Provate a sfogliare il testo e vi accorgerete di quanto siano legati l’aspetto narrativo ed emotivo. Un esempio che ho particolarmente apprezzato è quello che potete trovare a pagina 152: il racconto di una bambina come tante può diventare a tutti gli effetti uno strumento utile per aiutare bambini e bambine a comprendere e riconoscere maggiormente il loro vissuto interiore.
Molto spesso, da insegnanti – o da genitori – chiediamo alla scuola un cambiamento. Il focus che ultimamente si sta cercando di porre sull’educazione emotiva sembra andare effettivamente in questa direzione. La speranza è quella che aumenti sempre più la consapevolezza del fatto che la scuola è luogo di educazione a trecentosessanta gradi, ambiente di crescita per bambini, ragazzi e adolescenti, e non semplice istituto che fornisce un’istruzione meramente legata alle discipline ma vuota di significato.