Sono trascorsi diversi anni dalla scomparsa di Mario Lodi, eppure i suoi insegnamenti sono più che mai attuali: dalla democrazia in aula alla centralità dello studente nel suo percorso formativo, il celebre maestro continua a essere un punto di riferimento per ciò che riguarda il pensiero di formare anime e talenti nelle generazioni a venire.
Indubbio fautore del rinnovamento pedagogico, Mario Lodi (1922-2014) è noto per essere lo scrittore di molte storie per ragazzi. Cipì (1961) è un capolavoro della letteratura infantile, tanto da essere tradotto in molte lingue: il protagonista Cipì è un passerotto che si distingue dagli altri suoi fratelli per il suo desiderio smisurato di conoscere ed esplorare il mondo.
Non solo “Cipì”, ma anche “La mongolfiera” e “C’è speranza se questo accade al Vho” rimandano alla notorietà di Mario Lodi, nonché diverse riflessioni scritte che illustrano le sue esperienze nell’educazione dei più piccoli.
Le 10 lezioni di Mario Lodi agli insegnanti
1. La democrazia in aula: Mario Lodi è il precursore del setting in ambiente scolastico. Nel corso delle sue lezioni, il maestro invitava i suoi allievi a mettersi in cerchio, così che potessero confrontarsi l’un l’altro guardandosi negli occhi. Nessuno dava le spalle agli altri: in questa maniera, si coltivava il sentimento della democrazia anche durante le ore di studio.
2. “Mentre parlavo, uno dei bambini si alzò dal suo banco e andò a guardare cosa succedeva sui tetti di fronte. A poco a poco anche gli altri fecero lo stesso. E allora mi domandai: lasciar fare o reprimere? Così mi alzai, e insieme a loro mi misi a guardare il mondo alla finestra”, ha affermato in un’intervista. Il maestro non mira a opprimere il bambino, ma lo asseconda per farne il punto nevralgico della lezione. L’insegnante è sempre dalla parte dei suoi studenti e ne condivide le scelte in ogni circostanza.
3. Nessuna cattedra o predellino: nella sua aula, Mario Lodi sedeva su una sedia accanto agli alunni, e rivisitava gli angoli della stanza per dedicarli alla pittura, al gioco e al teatro.
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4. Il giornale di classe. Mario Lodi è il promotore dell’idea di realizzare un giornalino scolastico, che incentivi la scrittura e apra alla prospettiva di scoprire il mondo e gli altri. Incentivare la ricerca significa accompagnare il bambino tanto nell’apprendimento, quanto nella produzione di cultura in prima persona.
5. Affidando ai bambini delle responsabilità, si aiuta a farli crescere e a renderli maturi: per questa ragione, il maestro aveva creato una cooperativa che fiancheggiasse l’operatività del giornale, aperta agli alunni ma anche agli adulti. L’amministrazione permetteva la funzionalità e la sopravvivenza del progetto, come un’estensione matematica da cui fluiva la sua stessa esistenza.
6. Il suo capolavoro Cipì è frutto di conversazioni collettive, ed è stata concepito non con un’intenzione, bensì come un’evoluzione naturale di uno spunto. Sotto questa prospettiva, la scrittura collettiva acquista un ruolo fondamentale nell’ambito dei contesti formativi.
7. Tra i capisaldi del metodo Lodi figura l’assenza dei voti, poiché inducono timore e soggezione in chi li riceve. Si tratta di sentimenti che limitano la libertà altrui, pertanto la necessità di trovare un’altra strada diventa uno stimolo per l’insegnante, così che possa trovare il modo di valorizzare il contributo di ciascuno in qualsiasi attività sia prevista in aula.
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8. Il maestro è amico dei suoi studenti. Ha il ruolo di animatore del tempo scolastico, incentiva e accompagna i bambini nell’apprendimento, proponendo attività interessanti e coinvolgenti; l’autorevolezza di una figura, che deve essere distinta da quello che è un approccio autoritario, è possibile individuarla anche in una persona amica.
9. L’importanza della Costituzione nel contesto scolastico. “Non dimenticate che davanti al maestro e alla maestra passa sempre il futuro. Non solo quello della scuola, ma quello di un intero Paese: che ha alla sua base un testo fondamentale e ricchissimo, la Costituzione, che può essere il vostro primo strumento di lavoro”.
10. L’operato di Mario Lodi non è stato esente da critiche: un mestiere come quello dell’insegnante espone spesso a pericoli, soprattutto per chi lo affronta con spirito innovativo. Raccontarlo, farsi testimoni del proprio operato e senza nascondersi può portare a giudizi spiacevoli, ma si tratta di un rischio necessario.