Il professor Luca Serianni avrebbe compiuto settantacinque anni nel mese di ottobre: tanto, ancora, avrebbe potuto dare alla cultura del nostro paese. Ci è stato strappato in un modo assurdo e crudele (investito da un’auto, muore alcuni giorni dopo all’ospedale San Camillo di Roma) e i suoi studenti lo ricordano con amore e profondo dolore. Ecco i suoi messaggi più famosi e importanti.
Il custode del patrimonio della lingua italiana
Qualunque insegnante di italiano, sia che lavori con i piccoli della scuola primaria sia che, invece, insegni nelle scuole secondarie, sa quanto sia importante conoscere profondamente la lingua italiana, per poterla insegnare e insegnare le sue regole agli alunni di cui stiamo costruendo la conoscenza. È importantissimo approfondire le sue origini, l’enorme patrimonio che possediamo grazie al latino, che ha forgiato la nostra e le altre lingue romanze, i numerosi termini, suffissi e prefissi ereditati dal greco, le influenze arabe e celtiche, il contributo dei dialetti… l’indagine e la passione di Luca Serianni si muovevano in questi ambiti e ci hanno regalato questo enorme tesoro: la grammatica storica e il lungo percorso della lingua italiana nella sua costruzione, dagli albori ai giorni nostri, in cui è ancora in movimento.
Un professore umano ed empatico
Ma il professore aveva a cuore anche gli aspetti più umani e intimi della didattica, riguardanti la relazione con gli alunni, il riconoscimento dei talenti e delle eccellenze e non solo: l’inclusione degli stranieri. Alcune tra le lezioni più importanti che Luca Serianni ci ha lasciato hanno proprio a che fare con questi aspetti umani e psicologici, più che di contenuto accademico.
Valorizzare i singoli individui
Secondo lui l’insegnante ha il compito di individuare, appunto, i talenti dei propri alunni e indirizzarli verso percorsi accademici adeguati, senza cercare di deviarli o frenarli. Un buon insegnante, sosteneva, non è quello che conosce a memoria indicazioni ministeriali e ha una grande formazione, ma è anche e soprattutto qualcuno che ha “…la fiducia nella possibilità d’incidere sulla massa di adolescenti inerti o distratti, valorizzando i talenti dei singoli individui e assicurando loro la necessaria preparazione disciplinare. Ciò vuol dire che l’insegnante deve, più di quel che valga per altre professioni, credere al lavoro che fa e scommettere su sé stesso, proponendosi agli allievi come un esempio positivo, non usurato dalla routine e non rassegnato alle tante cose che non vanno”.
Gli insegnanti non possono permettersi di essere pessimisti
Nel 2017, durante una lezione tenuta a Roma, affrontò nuovamente il tema dell’insegnamento e del suo delicato e importante ruolo: “Insegnare vuol dire correre dei rischi, chi insegna all’università deve guardarsi da due concretissime difficoltà, il rischio di chi si disperde in più direzioni e quello speculare di concentrarsi su anguste preoccupazioni accademiche”. Secondo lui, chi fa l’insegnante “non può permettersi di essere pessimista”, proprio per l’obiettivo che si pone, costruire teste che sanno pensare autonomamente e sanno porsi domande, che avranno il compito di creare il futuro e, vogliamo dirlo? Migliorare il mondo.
LEGGI ANCHE: Ci sono troppi analfabeti funzionali, dobbiamo ritornare a fare riassunti e leggere articoli di giornale a scuola
L’inclusione degli stranieri attraverso la lingua
Per quanto riguarda l’inclusione dei cittadini stranieri, Serianni sosteneva che è compito dello Stato favorire l’integrazione attraverso l’insegnamento della lingua. Gli stranieri non devono apprendere tradizioni storiche o altri fatti che nemmeno i cittadini italiani stessi conoscono (come ultimamente si vuole suggerire), ma la lingua nei suoi usi più utili, colloquiali e quotidiani. Solo attraverso questa conoscenza si possono abbattere le barriere linguistiche.
Il 25 luglio a Roma è stata allestita la camera ardente per tutti coloro che hanno nel cuore il professore e i suoi insegnamenti eterni nel tempo. La sua figura, di uomo timido nella vita ma coinvolgente e magnetico in classe, sarà difficile da rimpiazzare e impossibile da dimenticare.