Settembre è tempo di inizio della scuola e di novità. Gli insegnanti hanno già lavorato durante l’estate per progettare la didattica del nuovo anno, ma prima di metterla in campo è necessaria una importante operazione: i test di ingresso.
Le prove di ingresso sono uno strumento che serve per rilevare i prerequisiti negli studenti, le conoscenze e le competenze che già possiedono, che sono propedeutiche per i nuovi apprendimenti. Le verifiche di ingresso individuano eventuali aree problematiche o la presenza di possibili lacune da colmare.
L’obiettivo dei test di ingresso è, infatti, avere un quadro che ci indica come procedere nella didattica in base ai risultati. Si può decidere di dedicare del tempo al ripasso e al rinforzo delle aree di fragilità, le cui lacune potrebbero compromettere l’apprendimento di nuovi contenuti, o si può confermare il possesso dei prerequisiti necessari all’anno scolastico e sentire che la classe nuova può “partire”.
PER SCARICARE GRATUITAMENTE I TEST DI INGRESSO VAI IN FONDO ALL'ARTICOLO
Non è detto, però, che tutti gli alunni risultino “pronti” allo stesso modo: la classe non è un’entità omogenea ma un insieme di varietà, ognuna delle quali con esigenze, tempi e necessità differenti. La didattica è sempre da personalizzare, e da personalizzare sarà anche il ripasso dei “vecchi” argomenti.
È necessario che i bambini e i ragazzi sentano che le prove di ingresso non sono verifiche da temere: può essere un’idea positiva condividere con loro il senso e il significato delle prove d’ingresso che nelle prime settimane di scuola si troveranno ad affrontare, spiegare loro che non costituiscono giudizi penalizzanti ma sono ciò che l’insegnante “usa” per sapere su cosa lavorare. Le prove di ingresso, infatti, non servono per fare “bella figura” e vanno scollegate dalle ansie e dalle paure che caratterizzano il concetto stesso di verifica.
Si parla molto, negli ultimi anni, dell’importanza della metacognizione nell’apprendimento, della necessità, cioè, che gli studenti di ogni ordine e grado siano protagonisti attivi del loro apprendere, siano consapevoli dei processi che mettono in atto e si sappiano autovalutare per comprendere i propri punti di forza e le aree su cui lavorare un po’ di più. Per aumentare la consapevolezza dei bambini e dei ragazzi riguardo al loro percorso di apprendimento, utilizzando le prove di ingresso come “pretesto”, si possono adottare alcuni accorgimenti:
- aggiungere una domanda, in calce alle verifiche, nella quale si chiede se il compito è stato facile o difficile (per i bimbi più piccoli si possono far colorare le faccine o i semafori…);
- chiedere di provare ad autovalutarsi dandosi un voto;
- chiedere loro di indicare le parti del compito che hanno ritenuto più semplici e quali, invece, più difficili.
Queste strategie, che possono sembrare banali, in realtà possono davvero spegnere l’interruttore dell’ansia, che spesso deriva dalla valutazione percepita come qualcosa che viene “dall’alto” e sulla quale non si ha nessun potere.
In fin dei conti i test di ingresso, come tutte le altre attività scolastiche, devono avere gli alunni come centro e la loro formazione, non sono didattica ma globale, come obiettivo finale.